Lo certifica l’Agenas nel report che coinvolge 53 strutture italiane (di cui 30 universitarie). Cannizzaro di Catania, Villa Sofia Cervello e Civico di Palermo non superano l’esame
PALERMO – Nessuna delle aziende ospedaliere e ospedaliero-universitarie pubbliche siciliane ha registrato performance alte.
Lo certifica l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al Ministero della Salute) che ha presentato un report coi dati del 2021 (ancora pesantemente influenzati dall’emergenza Covid-19).
Tra le 53 strutture italiane prese in esame (di cui 30 universitarie), solo 9 hanno raggiunto alti livelli mentre 12 hanno registrato livelli bassi. Sono sei gli indicatori presi in considerazione.
Tra questi ci sono le performance del Pronto Soccorso, valutando se questo è in grado di fornire l’assistenza necessaria entro le 8 ore; i tempi d’attesa, valutando se rispettano i termini indicati dalla legge; i tassi di ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza; i bilanci in ordine; il numero adeguato o meno di medici e infermieri per posti letto disponibili; il livello di obsolescenza di macchinari e apparecchiature.
Le aziende siciliane prese in esame sono otto: AO per l’emergenza Cannizzaro (Catania); AO Garibaldi (Catania); AOU Policlinico G. Rodolico – S. Marco (Catania); AO Papardo (Messina); AOU Gaetano Martino (Messina); AO Osp. Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo); AO Civico di Cristina Benfratelli (Palermo); AOU Giaccone (Palermo).
“Questi risultati – ha commentato il capogruppo M5s all’Ars, Antonio De Luca – non sono certo attribuibili ai medici e al personale infermieristico e parasanitario cui, anzi, va il nostro plauso perché riescono a tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti, ma al governo di centrodestra, nello specifico quello Musumeci”.
“Non credo assolutamente comunque – continua Antonio De Luca – che i numeri siano cambiati in meglio sotto la gestione Schifani, anzi. Dalle notizie che arrivano in commissione posso presumere che la situazione sia addirittura peggiorata, con i pazienti costretti sempre più spesso a pagare le prestazioni anche nelle strutture convenzionate, le liste di attesa che si allungano e con il personale medico in servizio sempre più sottodimensionato senza che all’orizzonte si intraveda uno straccio di soluzione. Ormai sono passati più di 6 mesi dall’insediamento di Schifani a Palazzo d’Orleans, il rodaggio è finito, non appena si decideranno a tornare in aula a lavorare chiederemo conto e ragione di questo sfacelo”.
In tutta Italia sono 12 gli ospedali tra universitari e non che registrano un livello basso di performance e tra questi 3 sono siciliani: si tratta di quelli di Cosenza, San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo), Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma) Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro) e Policlinico Umberto I (Roma).
Leader della classifica con livelli di performance alti sono solo 9 strutture pubbliche su 53 esaminate. Tra gli ospedali universitari sono presenti in questa categoria Pisana, Careggi (a Firenze), Senese, Padova, Integrata Verona e Policlinico Sant’Orsola (a Bologna). Tra i nosocomi non universitari invece ci sono il Santa Croce e Carle (a Cuneo), Riuniti Marche Nord e Ordine Mauriziano (a Torino). Performance medie per 32 strutture. Questi ospedali sono dislocati in diverse Regioni, dalla Lombardia alla Campania, dall’Emilia-Romagna alla Sicilia. All’interno della nostra Isola le strutture così posizionate sono 6: AO Garibaldi (Catania); AOU Policlinico G. Rodolico – S. Marco (Catania); AO Papardo (Messina); AOU Gaetano Martino (Messina); AOU Giaccone (Palermo).
I migliori ospedali in termini di apparecchiature sono il Cardarelli (Napoli), il Monaldi Dei Colli (Napoli) e il San Martino (Genova). I peggiori, invece, sono l’ospedale di Cagliari, il Mater Domini (Catanzaro) e il Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo). Analizzato anche l’Indice comparativo di Performance, che misura a parità di gravità del caso la durata del ricovero: più è lungo più vuol dire che l’ospedale ha problemi organizzativi.
E su questa specificità i tre migliori ospedali risultano essere gli Ospedali Riuniti Marche Nord, il Careggi (Firenze) e il Pisana (Pisa). I peggiori invece risultano essere il Policlinico Umberto I (Roma), il Cardarelli (Napoli) e il Civico di Cristina Benfratelli (Palermo).