Trapani

Bacino di carenaggio di Trapani, per ora solo parole

TRAPANI – Il nuovo capitolo della storia infinita del bacino di carenaggio di Trapani passa dall’interpretazione delle parole. Le ultime, soprattutto, spese dall’assessore regionale alle Attività Produttive Edy Tamajo, che ha risposto in Aula ad un’interrogazione del deputato del Pd Dario Safina. Il bacino rimane nel guado? Con l’ennesimo intervento di recupero ma senza una prospettiva perché non ci sono certezze sulla cantieristica navale trapanese? Il bacino si avvia ad una fase di rilancio? Con le opere indicate nel dettaglio dall’assessore?

“L’infrastruttura – ha sottolineato – è stata sottoposta ad un primo intervento di manutenzione riguardante il rifacimento delle opere in acciaio che si è concluso nel 2017. Per rendere l’infrastruttura fruibile agli operatori economici della cantieristica navale è necessario un intervento di completamento riguardante il rifacimento dell’impianto elettrico e degli impianti di attrezzature di servizio altamente specializzati, che permetteranno l’immersione ed emersione, caratteristica dei bacini galleggianti, per ospitare imbarcazioni fino ad una stazza lorda di 4.000 tonnellate”. Nella risposta Tamajo aggiunge che “il dipartimento si è attivato seguendo la progettazione dell’intervento di completamento della manutenzione straordinaria e richiedendo la necessaria copertura finanziaria che è stata resa disponibile nel marzo 2019 dalla Ragioneria Generale. Considerato che la manutenzione straordinaria del bacino di carenaggio attiene ad un appalto di servizi, la gara per l’affidamento risulta di competenza dell’Ufficio Speciale Centrale Unica di Committenza per l’acquisizione di beni e servizi, struttura incardinata nell’assessorato all’Economia, che ha dato disponibilità all’utilizzo della piattaforma informatica per l’espletamento della gara alla fine dell’anno successivo”.

Quando si parla di opere pubbliche tuttavia c’è sempre un ma, c’è sempre un intoppo ed il bacino trapanese ha avuto il suo. Così come ci sono nuove leggi, nuove norme da rispettare. Ed anche in questo caso il bacino ha avuto le sue. L’assessore prova a mettere le cose in ordine: “Si rappresenta che la gara per l’affidamento del servizio è stata bandita e pubblicata nel dicembre 2020 e che le relative procedure di gara si sono concluse nel luglio del 2021 con la partecipazione di un unico concorrente che è stato escluso per mancanza dei requisiti necessari. Il concorrente escluso ha presentato ricorso innanzi al Tar Sicilia che ha rigettato l’istanza e si è espresso con sentenza pubblicata in data 4 ottobre 2021. Il ricorrente non ha proposto appello avverso la sentenza del Tar”.

Ma non finisce qui. Ancora Tamajo: “Trascorsi i termini di legge per l’eventuale appello, il Dipartimento alle Attività produttive ha provveduto ad aggiornare il progetto delle opere da eseguire preso atto di sopravvenute normative in materia del nuovo prezzario regionale 2022. È stato, pertanto, richiesto il ripristino delle risorse finanziarie in misura complessiva pari a 2 milioni e centomila euro. Preso atto della recente entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici dal primo aprile 2023, le cui disposizioni acquistano efficacia dal primo luglio 2023, è opportuno procedere all’espletamento della gara per l’affidamento del servizio con riferimento alla nuova normativa”.

Dunque, burocrazia e nuove carte per il bacino, che ha poi un problema di suo, perché è, di fatto, incastrato. Da un lato le acque del porto, dall’altro l’area demaniale statale che è stata concessa ad una società, la “Marinedi”, che costruisce marine in giro per il mondo: approdi turistici che guardano alla nautica da diporto. Il bacino messo a nuovo avrebbe più di una difficoltà ad essere operativo e sarebbe quindi poco appetibile. La Regione proprietaria dell’infrastruttura – lo ricorda bene Tamajo nella sua risposta: “è stato acquisita al patrimonio della Regione siciliana attraverso una delibera di giunta del 19 maggio 2009” – avrebbe il suo da fare ad affidarla in gestione. E qui si pone con forza la domanda sul futuro del bacino galleggiante.

L’assessore prova a mediare ma non può garantire: “Per quanto attiene alla destinazione di una banchina, o di una porzione dell’ex Cantiere Navale di Trapani al servizio del bacino di carenaggio, si rappresenta che il Dipartimento nell’anno 2019 aveva formulato apposita richiesta al commissario liquidatorio del Consorzio ASI, rinnovata, nel marzo 2021, anche all’Autorità di Sistema portuale della Sicilia occidentale. Con tale ultimo soggetto competente, definite le opere di manutenzione straordinaria, si provvederà ad individuare un’area adeguata al servizio del bacino di carenaggio”.

Ma in precedenza i tentativi di trovare un accordo non hanno fatto passi avanti. “È rimasta nel vuoto la proposta dell’ex Assessore Mimmo Turano: “Troviamo un’intesa Regione-Stato e proponiamo un bando di concessione unico”. Così come la dichiarazione d’intenti di Marinedì, che aveva dato la sua disponibilità a valutare di prendere in considerazione la gestione del bacino. Tuttavia l’istantanea di chi passa in zona è al momento la seguente: il bacino in attesa della ristrutturazione con i segni del degrado e delle vandalizzazioni, l’area dell’ex Cantiere Navale – la società fallita che lo gestiva aveva in concessione anche il bacino -, demanio statale, senza un progetto di rilancio. Il resto, per il momento, sono solo parole.