Balneari, investimenti non ammortizzati - QdS

Balneari, investimenti non ammortizzati

Balneari, investimenti non ammortizzati

sabato 17 Agosto 2024

Risarcire la differenza

L’eterna querelle sui balneari è diventata disgustante perché la lobby degli esercenti che hanno goduto di una situazione di privilegio per quasi vent’anni, cioè dalla uscita della direttiva Bolkestein (2006), sembra non avere fine, in quanto in questi due decenni tutti i governi, di tutti i colori, sono stati incapaci di prendere la giusta decisione, che è quella di mettere in concorrenza i siti.

Ricordiamo che la concorrenza tutela i cittadini perché fa migliorare i servizi e abbassare i loro prezzi.
Ma, si sa, questo è il Paese dei privilegiati, i quali hanno una forza contrattuale tale da incidere sulle decisioni dei diversi governi e del Parlamento che ne è diventato un fedele esecutore.
Per conseguenza, la messa in gara dei litorali è stata spostata fino al 2023, poi al 2024 e, in queste giornate di tranquillità politica, perché tutti sono in vacanza, si comincia a parlare di prorogare la scadenza al 2025 o addirittura 2027: pura vergogna! Ci auguriamo che chi di dovere si vergogni.

Dobbiamo ritornare per l’ennesima volta sull’oggetto della questione e cioè che mettere in gara qualunque proprietà pubblica è un dovere dello Stato e delle sue articolazioni: governo, amministrazioni regionali e comunali. E invece le concessioni, ampiamente scadute, vengono prorogate, impedendo così due eventi: da un canto, l’aumento dei canoni ai vecchi concessionari; dall’altro, l’avvento di nuovi concessionari. Insomma, una cristallizzazione della situazione che continua ad avvantaggiare i privilegiati.

Mettere in gara non significa escludere i concessionari scaduti, perché essi possono tranquillamente partecipare ad esse. Se hanno le carte in regola, aggiudicarsi ancora l’oggetto dei bandi. Il fatto che partecipino altri competitori serve per aguzzare l’ingegno di chi partecipa, offrendo servizi di qualità più elevati, previsti nelle nuove gare. E poi si aggiudica le stesse concessioni chi offre il prezzo più elevato.
Ma chi offre il prezzo più alto ha fatto bene i propri conti economici e, nonostante l’esborso maggiore, viene previsto un adeguato guadagno. Cosicché nessuno perde e nessuno guadagna e non vi è soverchieria ma equità.

La lobby dei concessionari dei litorali avanza una richiesta parzialmente legittima. Si tratta degli investimenti effettuati negli impianti, che spesse volte raggiungono cifre ragguardevoli di centinaia di migliaia di euro e che – in caso di mancata aggiudicazione – essi perderebbero con grave nocumento della loro impresa.

Perché affermiamo che la richiesta è parzialmente legittima? Per la semplice ragione che essi omettono che durante il periodo in cui sono rimasti titolari della concessione hanno effettuato i regolari ammortamenti finanziari e fiscali e quindi il loro utile ha tenuto conto della incidenza degli investimenti negli stessi conti economici.

Per cui, essi dovrebbero reclamare i risarcimenti solo sulla parte residua degli investimenti non ammortizzata e non sulla somma complessiva. E questo è giusto, e riteniamo che il Governo non si faccia illudere dalla facciata della questione e vari un provvedimento per risarcire la parte residuale e non gli investimenti nella loro totalità.

Sulla questione si sono pronunciate tutte le magistrature, dalla Cassazione al Consiglio di Stato e perfino la Corte costituzionale. Per cui non c’è alcun dubbio che queste concessioni sono ampiamente scadute e che il Governo debba metterle in gara senza più pensare a ulteriori proroghe.
Peraltro, si deve tenere presente che la Commissione europea ha il dovere, nel corso della procedura di infrazione, di deferire l’Italia alla Corte europea, con l’apertura di un procedimento giudiziario che porterebbe alla condanna del nostro Paese con una sanzione finanziaria non irrilevante e stimabile in parecchie centinaia di milioni di euro.

Ma, al di là di questo, la figuraccia che stiamo facendo è senza limiti perché è ormai del tutto palese che in questo settore prevale la lobby sugli interessi dei cittadini.
Non che in altri Paesi dell’Unione non si facciano favoritismi analoghi, seppure per altre materie, ma due torti non fanno una ragione.

C’è da augurarsi, ormai lo scriviamo in modo ripetitivamente nauseante, che sia la volta buona che il Governo imbocchi la strada dell’equità.

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