Banche, capitali e “mala gestio” - QdS

Banche, capitali e “mala gestio”

Marco Vitale

Banche, capitali e “mala gestio”

mercoledì 22 Dicembre 2021

Le grandi banche sono entità sempre più complesse che generano un potenziale di rischi sistemici ben più ampio del passato

Il confiteor di Greenspan, (a lungo osannato Governatore della Federal Bank americana e uno dei maggiori responsabili del disastro del 2008) nel 2013, scrive: “Le grandi banche sono entità sempre più complesse che generano un potenziale di rischi sistemici ben più ampio del passato…. Le ricerche condotte dal Federal Reserve. non hanno riscontrato economie di scala nelle banche, di là da quelle di modeste dimensioni. Non vedo alternative: bisogna costringere le banche a dimagrire al di sotto di una soglia tale che, se falliscono, cesseranno di costituire una minaccia per la stabilità della finanza dell’America”?

Sono tutte vecchie credenze che dobbiamo archiviare, come il voto capitario? O sono solo cose giuste che qualcuno vuole cancellare, nonostante l’impressionante conferma empirica ricevuta dal 2008? E perché vogliono cancellarle? Perché sono estranee al sistema, esattamente come il credito cooperativo, come il voto capitario.
Ma questo pensiero dominante non è esattamente lo stesso che ci ha portato diritti al disastro finanziario del 2008? 0, come molti membri del pensiero dominante hanno scritto, questo è stato solo un piccolo incidente di percorso che non cambia la direzione di fondo? Le banche devono diventare sempre più grandi, sempre più omogenee, sempre più burocratiche, sempre più rigide, sempre più patrimonializzate, sempre più anonime e staccate dal territorio e da simili sentimentalismi, senza anima, identità e cultura? L’unica cosa che conta per costoro è che siano ben patrimonializzate ma, soprattutto, contendibili, per la gioia dei raider mondiali.

Questo e solo questo, la contendibilità, è, alla fine, l’unico vero motivo del d.l. 37/2015 che ha imposto alle 10 maggiori banche popolari di trasformarsi in SPA abbandonando quella grande invenzione che è stato ed è il voto capitario.
Tutti gli altri motivi addotti peer sostenere il colpo di mano per l’abolizione delle principali banche popolari, (colpo di mano riuscito grazie ad un voto di fiducia che ha impedito ogni seria discussione pubblica o anche solo parlamentare, all’avventurismo del governo Renzi appoggiato dalla Banca d’Italia) sono manifestamente inconsistenti.

Non eravamo in pochi a sostenere questa posizione nel 2015. Basta rileggere l’analisi seria contenuta nell’appello sottoscritto allora da ben 156 economisti provenienti da un numero impressionante di Università di tutta Italia. Eppure, quest’analisi seria non è stata ritenuta neppure degna di discussione pubblica, se non altro per confutarla. Era dunque legittima la mia domanda (2016):

“Ma che paese siamo diventati se procediamo a colpi di fiducia senza accettare un serio dibattito anche su argomenti di questa importanza sistemica e di questa complessità?” E come è possibile sostenere, senza arrossite che “La stella polare è la forza patrimoniale delle banche” (lectio magistralis del Direttore Generale della Banca d’Italia al Collegio Borromeo di Pavia, marzo 2015), come se questo fosse l’unico vero criterio?
La verità è che non esiste capitale sufficientemente alto per evitare gli effetti della “mala gestio”.

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