Che la riforma del Mes serva a salvare le banche del Nord Europa. Questa analisi comporta due riflessioni
Se fossimo stati alla conferenza stampa di fine anno della Meloni, casualmente influenzata, se non ora quando, avremo posto una domanda. Circola in una parte del centrodestra una teoria. Che la riforma del Mes serva a salvare le banche del Nord Europa. Questa analisi comporta due riflessioni. La prima è: anche se fosse? Quando l’economia italiana, a forte influenza pubblica, fu salvaguardata dallo scudo finanziario di Draghi, mentre la Grecia affondava, gli altri Paesi europei hanno bloccato la BCE?
Seconda riflessione: le Banche italiane scoppiano di salute, perché salvare le banche tedesche o francesi che sono in sofferenza?
La Meloni dovrebbe, come ha fatto il suo ministro sfuggente, Giorgetti, studiare un po’ di economia. Nella destra italiana il solo Mario Baldassarri, che sembra scomparso dal parterre, aveva cognizioni economiche, il resto di quest’area ha addirittura una ripulsa culturale e sociale, scomparsa a sinistra, alle leggi economiche. Se le banche italiane scoppiano di salute è per un solo motivo. Non finanziano più l’impresa italiana, fatta di milioni di piccole aziende e partite iva. Danno qualche euro ad alcune imprese amiche, e poi raccolgono risparmio che investono in titoli, molti di Stato, perché devono assicurare dividendi certi e crescenti agli azionisti. Da questi dipendono il potere ed i lauti stipendi degli amministratori bancari, e se il sistema imprenditoriale italiano, con tutti i suoi limiti di individualismo e nanismo va a foglio quinto pazienza. Si ricordano bene, gli attuali amministratori, della crisi finanziaria del 2008, che oltre a bruciare un botto di miliardi ha demolito carriere che sembravano intramontabili. Il caso Profumo e Mussari, oggi ineludibilmente assolti, ne è l’esempio lampante.
Un buon governante, che abbia un’idea di politica industriale, smetterebbe di profondere contributi a pioggia, incentiverebbe, con strumenti di governance fallimentare, per depenalizzare i fallimenti ed eliminare incertezze creditizie, e tributari, favorendo le fusioni aziendali per combattere il nanismo imprenditoriale individualista, favorirebbe ulteriormente la cooperazione e le piccole banche che la finanziano, e costringerebbe le banche a rimettersi a finanziare l’economia reale.
Le Banche vanno in sofferenza se finanziano sistemi economici in sofferenza, ma questa è la loro funzione sociale, quella che è scritta in Costituzione, non servono solo a dare dividendi e stipendi ai Ceo speculando finanziariamente. E se così fosse dovrebbero essere tassate sui profitti, e non defiscalizzate. E se rischiassero nell’economia reale italiana forse un Mes servirebbe no?