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Acireale, Comune dà in gestione bar dello stadio: in passato le segnalazioni sugli interessi dei Santapaola

Acireale, Comune dà in gestione bar dello stadio: in passato le segnalazioni sugli interessi dei Santapaola
stadio di Acireale – foto Simone Olivelli

L’affidamento dei bar ha attirato l’attenzione sia dei tifosi che degli ambiti investigativi, in considerazione delle segnalazioni del 2020 sulle presunte infiltrazioni mafiose.

Nonostante attorno alla gestione dei bar dello stadio “Aci e Galatea” – per molti ancora Tupparello, denominazione con cui fu conosciuto in tutta Italia negli anni Novanta – ballino cifre non esagerate, l’affidamento che si accinge a fare il Comune di Acireale nelle ultime settimane ha attirato l’attenzione di molti.

Non solo dei tifosi, che si apprestano a sostenere la squadra granata in un nuovo campionato di Serie D che sta per iniziare in un clima condizionato dai contrasti con la proprietà del club, ma anche degli ambienti investigativi. Se per i primi, il motivo sta nell’essere i principali fruitori, nel caso delle forze dell’ordine l’interesse nasce da ciò che è emerso negli anni scorsi.

Il riferimento è alle inchieste giudiziarie che hanno inquadrato gli interessi della famiglia Santapaola-Ercolano ad Acireale e che hanno portato a numerose condanne nel processo Odissea.

I bar dello stadio di Acireale e i soldi per i carcerati

Parte degli incassi ricavati dalla vendita di snack e bibite nei due punti ristoro che si trovano sugli spalti dello stadio sarebbe finita nelle mani dei Santapaola-Ercolano. A sostegno di questa tesi ci sono una serie di intercettazioni confluite nel fascicolo che, nel 2023, portò al coinvolgimento dell’attuale sindaco Roberto Barbagallo, poi uscito indenne sia dai sospetti di essere in rapporti equivoci con esponenti della cosca che dall’accusa di avere favorito – nelle vesti di libero professionista e non di politico – la commissione di abusi nella realizzazione di alcuni campi da padel.

“È stata sempre la nostra casa, e la nostra casa resta”. Sono le parole che, nella primavera del 2020, vennero intercettate dagli agenti del commissariato. A pronunciarle era stato Pippo Florio, anche conosciuto come Brioscia.

Condannato in primo grado a oltre dieci anni per associazione mafiosa, Florio è l’uomo a cui Barbagallo propose di partecipare a un bando pubblico per l’erogazione di fondi destinati alla mobilità sostenibile. Un contatto avvenuto nel 2020 e che finì al centro della campagna elettorale del 2023, ma che non ha portato ad alcuna contestazione dei magistrati. Nelle intercettazioni, Florio a più riprese fa riferimento agli interessi dei Santapaola-Ercolano nei chioschi dello stadio.

Nelle informative inviate in Procura si specifica che il gestore avrebbe dovuto versare 500 euro – la periodicità della consegna non è esplicitata – al clan. Su chi, però, materialmente dovesse riscuotere il denaro, nel 2020, sarebbero sorti degli attriti. “Florio ribatte che la gestione del campo sportivo gli è stata affidata e concessa direttamente da Panebianco (Rosario, detto Cattabullata, ndr) e che la somma in questione deve essere versata direttamente a lui, che avrà cura di inviarla agli uomini del clan attualmente detenuti”, annotò all’epoca la polizia.

Sfere di influenza

Per quanto rimarcasse che la cassa della cosca – “la pignata” – fosse unica, e di conseguenza a prescindere da chi prelevasse il denaro sarebbe cambiato poco, Florio teneva a ribadire la propria influenza sui chioschi. Presupposto che giustificava l’irritazione davanti a quelle che aveva percepito come ingerenze da parte di altri esponenti del gruppo.

“(Florio) riafferma la sua egemonia nell’ambito della gestione del campo sportivo. Sostiene che il chiosco lo ha ceduto solo per i problemi giudiziari che lo avversano e che, qualora volesse, potrebbe riprenderselo in qualsiasi momento”, scrivevano gli investigatori, sintetizzando una conversazione tra Florio e l’allora gestore del punto ristoro. “Non mi mettete nel mezzo – replicava quest’ultimo –. Qua sta sembrando che c’è il gioco delle tre carte. A me a chi vanno (i soldi, ndr) non interessa, dove vanno, quello che fanno, non mi interessa”.

Il prossimo affidamento

Un canone annuale di 1500 euro da versare in due rate anticipate all’inizio di ogni campionato. È questa la cifra che il Comune di Acireale ha deciso di mettere come base d’asta per la gara che dovrebbe essere indetta per affidare i due chioschi che si trovano all’interno dello stadio Aci e Galatea. Le strutture – una di 12 metri quadrati, l’altra di quasi sette – si trovano tra la tribuna centrale e una delle due curve. L’avviso, pubblicato il 21 agosto, scadeva ieri. In base a chi si sarà fatto avanti il Comune deciderà che strada seguire per individuare colui che gestirà i punti ristoro nelle stagioni 2025-2026 e 2026-2027.

Tra i requisiti richiesti c’è la stipula di una polizza assicurativa contro il rischio di incendi, furto e atti vandalici con massimale non inferiore a un milione di euro e responsabilità civile verso terzi e infortuni con massimale di 1,5 milioni. Previsto anche il divieto di cedere o trasferire a terzi la concessione.

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