Baratto amministrativo ancora in sospeso, altra proposta dalle associazioni cittadine - QdS

Baratto amministrativo ancora in sospeso, altra proposta dalle associazioni cittadine

Baratto amministrativo ancora in sospeso, altra proposta dalle associazioni cittadine

martedì 16 Luglio 2019

Realizzazione di piccoli interventi per la città in cambio del pagamento delle imposte locali. Il regolamento proposto dalla Giunta De Luca è stato bocciato in Consiglio comunale

MESSINA – Non è stato mai regolamentato dal Comune, malgrado le continue sollecitazioni e nonostante dopo il 2014 la normativa abbia subito notevoli modifiche, anche nella terminologia. Il baratto amministrativo è tornato di nuovo al centro del dibattito con la rete di associazioni e parti sociali che si è costituita a giugno, finalizzata proprio alla promozione dei contratti di partenariato.

La Giunta guidata da Cateno De Luca a maggio ha presentato in Aula una sua proposta di regolamento, che però Consiglio comunale ha respinto per delle incongruenze rilevate da consiglieri del centrosinistra e da quelli del M5s. Tra queste, una soglia di reddito prevista troppo bassa (Isee a 2.000 euro), tanto da restringere in modo eccessivo la platea dei beneficiari.

Ora, a sottolineare come quella proposta fosse un “pasticcio amministrativo e giuridico” in contrasto con l’art. 190 del Dlgs 50/2016 (Codice degli Appalti) che regolamenta la materia, sono stati i rappresentanti di undici associazioni tra cui MessinAccomuna – di cui fa parte tra gli altri l’ex sindaco Renato Accorinti – Mille Vetrine, Confesercenti, Cgil e Uil. La rete ha a sua volta presentato una proposta di regolamento sui contratti di partenariato sociale, affinché i consiglieri comunali la facciano propria. Si sono mostrati disponibili a tenere conto delle cinque linee guida i componenti di Pd, LiberaMe e M5s.

“Non è vero – si legge nel documento – che il partenariato sociale nasce per trasformare in lavoro le tasse comunali per i cittadini meno abbienti, come emergeva dal regolamento dell’Amministrazione. Lo scopo della legge è il ‘recupero della partecipazione sociale dei cittadini alla vita della comunità’. È un incentivo alla partecipazione, non uno strumento di riduzione delle tasse e trasformazione delle stesse in ‘lavori forzati’. Le modalità di accesso allo sgravio fiscale previste dal regolamento non erano conformi alla legge; era infatti previsto che, dietro presentazione di ‘istanze di riduzione’, i beneficiari fossero inseriti dal Comune in lavori di utilità sociale. La legge, invece, stabilisce che i cittadini (singoli o associati) presentino ‘progetti’ in base a cui sottoscrivere contratti di partenariato sociale. L’istituto non può aprire ‘buchi’ nella finanza locale. Ciò significa che le prestazioni oggetto di contratto devono essere ‘sostitutive’ di attività già previste dal Comune e finanziate nel bilancio e devono dar luogo a corrispondenti riduzioni di spesa”.

Secondo la rete associativa nel regolamento occorrerà valorizzare la progettualità dei cittadini, sostenerla con un ruolo attivo della Consulta del terzo settore e delle Circoscrizioni dove è necessario attivare punti di gestione del servizio. Chiesto inoltre di garantire la compatibilità di bilancio, prevedendo il finanziamento di interventi che possano essere oggetto di sgravio tributario per importi corrispondenti.

“Importante anche ipotizzare – si evidenzia inoltre nel testo – forme di selezione dei progetti che privilegino i cittadini meno abbienti, favorire la sistematicità e la continuità dei progetti e potenziarne la ricaduta ambientale”.

Per la stesura del nuovo regolamento è stato chiesto all’attuale Amministrazione di prendere come riferimento la sperimentazione realizzata nel 2017 per piazza Cairoli. In quel caso la Giunta Accorinti approvò una delibera che prevedeva la presa in carico della manutenzione di prato e arredi attraverso l’istituzione di una sorta di baratto amministrativo, con la possibilità per i commercianti di usufruire di sconti sul canone di occupazione suolo pubblico. Un provvedimento che ha consentito agli esercenti di beneficiare di agevolazioni in cambio di iniziative utili alla collettività. In quel caso erano state alcune organizzazioni datoriali a chiedere di farsi carico della gestione della piazza e delle spese connesse e l’Amministrazione non si era fatta scappare l’occasione per alleggerire le finanze di Palazzo Zanca. A quell’iniziativa, però, non seguì nessuna proposta organica di regolamento da discutere in Consiglio.

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