“Nelle giornate più torride dell’anno siamo stati a visitare il carcere minorile di Acireale. Abbiamo riscontrato diverse problematiche che erano già evidenti nei precedenti accessi presso altri istituti dell’Isola ma che oggi, in questa struttura, saltano all’occhio e meritano particolare attenzione: il 90 per cento dei minori ospitati sono stranieri, tutti provenienti da paesi differenti. Su 18, al momento, solo 2 sono italiani. Davanti a questi numeri risulta del tutto insufficiente il numero di mediatori culturali che operano all’interno dell’Istituto (solo 2 esperti esterni ex art.80) e il numero di ore che questi – nonostante gli sforzi e l’enorme disponibilità – possono svolgere, per limiti di carattere esclusivamente economico”.
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Lo dichiara il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, che oggi ha compiuto una visita ispettiva all’Istituto penale per minorenni di Acireale, in compagnia del segretario del circolo locale, Francesco Licciardello e con il consigliere comunale, Francesco Fichera.
Barbagallo: “Purtroppo il governo ha deciso di rispondere alla crisi con nuove strutture”
Più in generale nel mondo minorile, a livello nazionale, si registra la mancanza di una visione progettuale rispondente alle esigenze specifiche dell’attuale utenza minorile. E le modalità di “trattamento” sono rimaste ancorate a modelli ormai desueti che non tengono conto dei cambiamenti della popolazione minorile ospite degli Ipm.
“L’ispezione di oggi – aggiunge – conferma le profonde contraddizioni del sistema della giustizia minorile italiano, da modello europeo a contesto critico a rischio. Purtroppo il governo ha scelto di rispondere alla crisi con nuove strutture (Rovigo, L’Aquila, Lecce, Santa Maria Capua Vetere, più una sezione minorile alla Dozza), anche se in molti casi i roboanti annunci delle prossime aperture sono state di fatto smentite e rinviate a data da destinarsi. Ma l’illusione dell’edilizia e dei commissari straordinari si traduce nella costruzione di nuove celle per contenere gli stessi vecchi problemi irrisolti: investire in cemento – prosegue – invece che in intelligenza, risorse umane e formazione specialistica è una strategia miope e fallimentare. Considerata la tipologia di reati per cui i ragazzi sono detenuti e le condizioni sociali, economiche ed educative di provenienza, assai più utile sarebbe – conclude – investire sulla prevenzione primaria, destinando quel fiume di risorse sui servizi sociali territoriali ”.

