L’attrice napoletana al QdS: “L’ironia? Un dono che ho avuto”
CATANIA – “L’ironia? Un dono che ho avuto”. Barbara Foria è una attrice versatile, autrice e presentatrice brillante che ha fatto dell’ars comica una vocazione. Il Quotidiano di Sicilia l’ha intervistata.
Quale marcia in più offre l’ars comica rispetto a tutte le altre “voci” di cui si compone la comunicazione teatrale?
“Una sesta in discesa! quella che ti fa andare a tutto gas e ti fa sentire leggera e felice, quella che puoi inserire in ogni viaggio che fai e che ti fa arrivare dove vuoi!! L’ironia è un regalo, un dono che ho avuto, capace di salvarmi in ogni situazione, anche nella tristezza e nel dolore. L’arte di non prendersi troppo sul serio e anzi di prendersi in giro e sdrammatizzare ti permette di riconoscere i propri limiti, e anche di saper poter affrontare tutte le circostanze della vita con una lente di ingrandimento giocosa e gioiosa. Certo come diceva Oscar Wilde l’ironia è sprecata quando si usa sugli stupidi. Dal punto di vista artistico mi ha permesso di realizzare il sogno della mia vita e di fare il lavoro che ho sempre sognato fare: l’attrice comica. Poter veder ridere il pubblico che sceglie di venire a vedermi in teatro è una sensazione unica. É un po’ come fare una terapia di gruppo ogni volta che vado in scena. Liberatoria e che ti fa sentire leggera e felice”.
Intrattenere, far ridere: è più difficile per una donna? E ancora: la comicità ha i suoi stereotipi contro le donne?
“Ahimè direi ancora di si, ma fortunatamente le cose stanno cambiando. Il problema è che l’umorismo e la comicità non dovrebbero avere confini di genere. L’arte del far ridere è un dono che o si possiede o no, a prescindere dal genere. Quindi se una donna incontra più difficoltà, di certo non è per una questione di minore talento o capacità, ma forse solo per un retaggio culturale ancora non scardinato del tutto. La società ancora associa l’umorismo e la comicità agli uomini. Le donne che cercano, di intraprendere una carriera comica devono comunque superare gli stereotipi che presumono che le donne non siano divertenti o che la comicità sia un territorio prettamente maschile. Io soprattutto agli esordi, avevo la sensazione in alcuni ambienti, di non essere presa in considerazione al pari dei miei colleghi, in quanto donna. E il complimento che mi veniva fatto dai colleghi era: sei brava per essere una donna, stai sul palco al pari di un uomo. Quasi come se il termometro per far sorridere e avere successo fosse stato avere gli attributi maschili” (..che a volte facevano veramente sorridere.) Altro pregiudizio da scardinare è quello che alcuni argomenti o battute vengano giudicati in modo diverso quando provengono da una donna. Siamo soggette a critiche più severe. Una donna può scrivere solo di sesso, di peli, cerette, diete e problematiche femminili. Si può scrivere di tutto e ridere di ogni argomento, ma è normale che in quanto donna, racconti il mio punto di vista sul mondo che mi circonda e che descrive con ironia quello che vivo quotidianamente. Per me la comicità ha una sola regola: se una cosa funziona le persone ridono, se non funziona lo capisci subito. Di qualsiasi argomento si parli l’importante è che arrivi al pubblico che hai davanti. Inoltre, credo che per scrivere bisogna essere libere da ogni tipo di condizionamento: senza alcun filtro imposto dalla propria sessualità, tematiche o dal tanto temuto politically correct. La comicità deve essere libera e ognuno deve esprimere la propria forma di ars comica come meglio crede, l’importante è divertirsi e divertire.
Riusciamo ancora a divertirci?
“In questo momento storico però sembra ci sia una piccola inversione di rotta, o almeno uno spiraglio di luce per la comicità femminile. Sembra che stia guadagnando sempre più riconoscimento e apprezzamento, un ruolo sempre più rilevante nell’immaginario collettivo grazie anche ad un’ondata di giovani artiste talentuose che sperimentano e che fanno ridere … anche più di molti nostri colleghi! Forse il vero unico traguardo lo raggiungeremo quando si smetterà di distinguere in genere la comicità (e si smetterà di darci quote rosa) ma si parlerà solo di artisti comici. Per non parlare poi di una mancanza di rappresentanza: le donne sono sottorappresentate nel mondo della comicità. La mancanza di visibilità può rendere difficile il lavoro anche se credo che esista un panorama di attrici teatrali straordinarie non conosciute al grande pubblico La tv resta sempre lo strumento più popolare per farsi conoscere al grande pubblico, ma nulla toglie che si possa fare comicità ad altissimi livelli anche senza tanta notorietà”.
Sarai a Catania al Gatto blu prossimo fine settimana: quale rapporto ha con la città?
“Catania è la mia seconda città, o forse la terza… Una napoletana che vive a Roma adottata da Catania e devota a S. Agata. Mi sento mezza sicula ormai. Appena posso scappo a Catania con gioia a trovare i miei amici, e di certo non posso non esserci ogni 5 febbraio per onorare ‘la santuzza’ insieme ai miei compagni di avventura Carlo Kaneba e Giovanna d’Angi che costringo puntualmente a venire con me peri peri…già ho preso i biglietti aerei per il prossimo anno! Ho un legame strettissimo, viscerale con la Sicilia tutta. Forse in un’altra vita saro’ stata protagonista di qualche commedia greca … magari della lisistrata e delle ecclesiazuse chi può dirlo?!”