Chi dice donna dice tanto

Barbara Pennisi: “È arrivato il momento di parlare di transculturalismo”

CATANIA – In un periodo in cui si parla tanto di multiculturalismo ma poco di transculturalismo, arriva il racconto “Noi”, di Barbara Pennisi, studentessa nel corso di laurea magistrale di lingue e letterature comparate dell’Università di Catania che si è classificata prima al premio “Donne Italiane” nel concorso letterario “Lingua Madre” che si è tenuto nei giorni scorsi durante il Salone Internazionale del Libro di Torino.

Barbara Pennisi

Intervistata dal Quotidiano di Sicilia, la giovane scrittrice catanese si è raccontata presentando anche il suo lavoro ed i progetti futuri.

Di cosa tratta il racconto “Noi”?
“È un racconto di amicizia tra donne di due paesi diversi. In realtà, il concetto è molto particolare poichè la protagonista è nata in Italia ma da genitori stranieri. Il suo paese, dunque, è l’Italia. Chiaramente, però, porta con sé anche dei tratti culturali della sua famiglia d’origine. La protagonista è una forma di modello transculturale. In Italia, oggi, si parla spesso di multiculturalismo ma poco di transculturalismo, ovvero la rete in cui queste culture iniziano a mescolarsi evitando di fare delle separazioni. Ritengo importante, quindi, che oggi si parli anche di transculturalismo. Nel racconto la gente percepisce la protagonista come straniera soltanto per il colore della pelle e non per le sue usanze o perché sia meno italiana di noi. Un criterio estetico, dunque, che funge anche da criterio culturale.”

Qual è l’immagine che alla fine viene fuori della donna?
“Alla fine del racconto, viene fuori un’identità composita. è chiaro che all’interno della protagonista ci sia una parte italiana ed una mauriziana. In questa condizione, a metà tra due culture, si ritrovano un po’ tutti quelli che nascono qui. Si realizza, quindi, un dialogo introspettivo in cui ci si chiede: io chi sono? Di dove sono? La risposta è semplice: Sono entrambe le cose, in un modo personale.

Come nasce l’idea di scegliere proprio questa tematica?
“Io faccio parte del Centro Interuniversitario Polyphonie che si occupa proprio di trovare un nesso tra il plurilinguismo e la scrittura creativa. Pertanto, era una cosa in cui già ci nuotavo dentro. L’idea nasce da quelle che sono le mie passioni, se da un lato, infatti, per esperienza di vita sono sempre stata a contatto anche con altre culture, dall’altro c’è anche l’esperienza di studio, in quanto sono una studentessa del corso di laurea magistrale in lingue e letterature comparate.”

Che emozione è stata essere premiata in una manifestazione così importante come quella del Salone del Libro di Torino?
“Devo ancora realizzarlo in parte. Poter partecipare, per me, era già un onore. Averlo vinto, è stato ancora più importante perché ha dato rilevanza a quello che ho scritto. Il momento della premiazione è stato veramente fantastico. Uno dei ricordi più belli che porterò dentro di me, è quello della seconda classificata che durante la premiazione mi ha detto: “Mi sono ritrovata tanto in quello che hai scritto”.

Infine, scriverai altri racconti in futuro?
“Non so se scriverò ancora delle Mauritius ma di certo continuerò a scrivere. Tra le mie esperienze di vita, vi è un incontro con due donne ucraine che mi hanno lasciato veramente tanto. In questo momento storico, credo sia veramente importante parlare di loro. E’ importante che se ne parli e che si continui a parlare di transculturalità.”