Insegnante faceva sesso con minori, 45enne finisce ai domiciliari - QdS

Insegnante faceva sesso con minori, 45enne finisce ai domiciliari

Insegnante faceva sesso con minori, 45enne finisce ai domiciliari

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giovedì 23 Dicembre 2021

La donna è ai domiciliari, adescava le vittime sui social network. Avrebbe compiuto rapporti sessuali con un minore di 14 nel corso di una videochat

Una donna è accusata di aver adescato alcuni minorenni sul web e di aver avuto rapporti sessuali con loro in un B&B di Bari. Ruota attorno a questo impianto accusatorio l’indagine che ha portato all’arresto (ai domiciliari) di un’insegnante di una scuola elementare: la donna, 45 anni, è accusata di corruzione di minorenni e pornografia minorile.

L’adescamento sui social, il nickname dell’insegnante era “Zia Martina”

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dei carabinieri, la donna si presentava sui social netowrk con il nickname di “Zia Martina” per adescare le sue vittime online. Nel provvedimento cautelare firmato dal gip del Tribunale di Bari, le viene contestato di aver prodotto materiale pornografico, facendosi riprendere nell’atto di compiere rapporti sessuali con un minore degli anni 18, oltre di aver compiuto atti sessuali, nel corso di una video-chat intrattenuta con diversi utenti, anche con un minore di anni 14. Il provvedimento agli arresti domiciliari, è stato eseguito dai militari del Nucleo Investigativo di Bari in una località del Nord Italia dove la 45enne lavora quale insegnante di una scuola elementare.

Le indagini

Le indagini scattarono in seguito ad alcune segnalazioni di genitori che avevano notato uno strano comportamento dei figli, sorpresi spesso in anomale dirette social. Dopo le prime verifiche, i militari dell’Arma hanno svolto una serie di approfondimenti investigativi, principalmente dal punto di vista tecnico, per ricostruire la vicenda attraverso l’analisi dei filmati e le dichiarazioni testimoniali rese da alcuni genitori anche a una testata giornalistica on-line. Sono in corso altri approfondimenti investigativi, soprattutto di carattere informatico, per verificare se altri minorenni possano essere stati coinvolti nella “rete” della donna.

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