Istat: appena 11 nascite ogni mille abitanti nell’Isola. E neanche gli stranieri sono attratti dalle città meridionali. La Lombardia invece si conferma come la regione più attrattiva.
Neanche gli stranieri vogliono venire a costruire la propria vita in Sicilia. Nonostante gli sbarchi, gli arrivi legali e illegali, le immagini riportate su giornali, siti web, che vedono centri di accoglienza pieni di gente disperata, sono pochissimi quelli che scelgono la Sicilia e l’intero Sud Italia come terra in cui far crescere la propria famiglia e mettere radici. Secondo i dati relativi alla natalità e mortalità dei residenti stranieri per regione raccolti ed elaborati dall’Istat, la Sicilia è appena all’undicesimo posto per tasso di natalità, con appena 11 nascite ogni mille abitanti. In termini di tasso di mortalità, si scende al tredicesimo posto, con 2 morti ogni mille residenti.
Bassi numeri in Sicilia
Sono le regioni del Nord Italia a registrare i numeri maggiori, a partire dall’Emilia Romagna, al Veneto, alla Valle d’Aosta. Un altro indice esemplare di quanto gli stranieri preferiscano altri lidi alla Sicilia per mettere le proprie radici è quello relativo alle acquisizioni della cittadinanza italiana tra il 2019 e il 2021. La Sicilia si ritrova tra le peggiori regioni italiane, anche se in crescita nel 2021 rispetto all’ultimo triennio: nel 2019 la media era di 18 cittadinanze per mille abitanti, nel 2020 scesi a 15, nel 2021 risaliti a 21.
Numeri irrisori rispetto a quelli registrati in Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Trento, dove nel 2021 si sale oltre le 50 acquisizioni di cittadinanza per mille abitanti, o in Trentino Alto Adige, a poco più di 40. In ogni caso, seppure con numeri molto più bassi che nella quasi totalità delle regioni italiane, sul totale della popolazione residente in Sicilia, l’incidenza percentuale sul totale dei nuovi cittadini italiani è dello 0,5%, mentre quella degli stranieri sale al 5%. La regione è al terzultimo posto, quasi in pari con Puglia e Sardegna.
Nelle regioni del Nord, come la Lombardia e l’Emilia Romagna, l’incidenza degli stranieri sale a oltre il 15%. Non è un problema, insomma, che riguarda solo l’Isola: per macrocomparti territoriali, solamente il 12,5% dei nuovi cittadini risiede nel Mezzogiorno.
Mezzogiorno “porta d’ingresso”
La geografia della presenza straniera in Italia segue un modello ormai sedimentato: il Mezzogiorno rappresenta spesso una porta di ingresso nel caso di emergenze umanitarie, ma è al Centro-nord che preferibilmente gli stranieri eleggono la residenza. Nel Nord Italia si concentra il 59% della popolazione straniera. Il Nord-ovest è l’area più attrattiva, accogliendo oltre un terzo dei cittadini di origine non italiana. Un quarto della popolazione straniera risiede nel Centro (24,7%) ed è più contenuta la presenza nel Sud e nelle Isole (rispettivamente l’11,6% e il 4,6%). Addirittura, mentre soltanto in Lombardia ci sono oltre 348 mila “nuovi cittadini”, in tutto il Mezzogiorno sono meno di 185 mila. In totale, la popolazione straniera in Italia, al 31 dicembre 2021, rappresenta l’8,5% dei residenti, circa 5 milioni di individui in tutto.
Negli ultimi anni si è assistito a una sostanziale stabilizzazione della popolazione straniera residente. È, infatti, rallentata la crescita rispetto al primo decennio degli anni Duemila, sia perché i flussi di immigrazione si sono ridotti, sia perché molti stranieri hanno nel frattempo acquisito la cittadinanza italiana. Anche la crescita naturale ha subito un rallentamento, accentuato dalle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia da Covid-19, che da una parte ha portato ad un eccesso di mortalità e allo stesso tempo ha avuto effetti recessivi sulle nascite.