Bassi i salari, mancano i controlli - QdS

Bassi i salari, mancano i controlli

Bassi i salari, mancano i controlli

venerdì 06 Maggio 2022

Inps e Ispettorato da potenziare

Con la crisi che sta arrivando dal nord-est europeo a causa della guerra russo-ucraina, si cominciano a levare voci interne da sindacati e partiti sui salari – che si ritengono bassi – sulle differenti retribuzioni fra uomini e donne, sull’inoccupazione dei giovani che non trovano lavoro. Sono allarmi di sempre; in parte dicono la verità ed in parte la falsificano.

I Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) non prevedono differenze retributive fra uomini e donne. Non si capisce perché le donne debbano percepire retribuzioni inferiori, a meno che non vi siano imbrogli quali per esempio una busta paga dimezzata, un orario fintamente ridotto o altre diavolerie che imprenditori prepotenti utilizzano per pestare i propri dipendenti.

Ma tutto ciò non è “normale” e dovrebbe venire fuori se vi fossero controlli a tappeto, sia da parte degli ispettorati del lavoro che dell’Inps.
I primi dovrebbero essere rimpolpati di personale, in quanto il numero degli ispettori è ampiamente deficitario. Inoltre, tutti gli effettivi dovrebbero essere sul campo, da mane a sera.

L’Inps dovrebbe potenziare i controlli incrociati sui datori di lavoro per fare venire fuori le anomalie retributive relativamente a salari più bassi di quelli previsti dai Ccnl ed alle differenze remunerative fra uomini e donne. Incrociando i dati, potrebbero emergere quei datori di lavoro che non risultassero in regola con i parametri medi generali e ai quali quindi inviare i propri ispettori per verificare non solo l’eventuale evasione contributiva, ma anche la differenza salariale conseguente ad irregolarità nei rapporti di lavoro.

Continuare a battere un tasto stonato è del tutto inutile oltre che illogico. Uomini e donne devono percepire le stesse remunerazioni previste dai Ccnl in relazione ai livelli contrattuali per i quali sono stati assunti.

Non importa, in questo esame, che il contratto sia a tempo determinato o indeterminato perché non vi è alcuna differenza né nelle regole e neppure negli importi.
La questione, quindi, riguarda esclusivamente i controlli che, per il momento, sono del tutto insufficienti. Dunque, è inutile lamentarsi, senza potenziarli.

Quello che non sentiamo dai sindacati e da altri che protestano è la verità nel mondo del lavoro e cioè che dietro la richiesta di 1,5 milioni di persone da assumere in tutti i campi, esse non si trovano perché non sono munite di un minimo di competenze necessarie per fare il lavoro che serve.
Né lo Stato, né le Regioni prevedono percorsi formativi all’interno delle aziende per qualificare i propri dipendenti. Formazione di professionisti qualificati.

Risultano del tutto inutili gli enti di formazione di tutti i tipi, pubblici e privati, quando non sono collegati col mondo delle imprese, con la conseguenza che rilasciano attestati di vario genere che sono pari alla carta straccia.

Neppure utili sono i Centri per l’impiego (Cpi), i quali non riescono a collegare domanda e offerta di lavoro, con la conseguenza che, quando va bene, riescono a piazzare il tre / quattro per cento di quelli che sono iscritti alle loro liste.

Questo scenario ha un antefatto e cioè la sempre più scadente preparazione dei giovani che escono da scuole e Università. Quest’ultima, per esempio nella facoltà di giurisprudenza, non riesce a formare giovani capaci di superare i concorsi per magistratura, Avvocatura dello Stato, enti pubblici e così via. Solo il cinque per cento dei partecipanti agli scritti supera l’esame per passare all’orale del concorso di magistratura.

Per cui risulta del tutto folle la proposta della presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, secondo la quale a scuola tutti i giovani dovrebbero essere promossi. Un vilipendio al merito, che è invece il requisito essenziale per selezionare i bravi.
Non si può sovvertire l’ordine naturale delle cose, come avviene nello sport e nella vita, ove i migliori arrivano primi ed i peggiori ultimi. Così è nel lavoro, nelle professioni, nelle attività imprenditoriali artigianali.
Guai a gabellare i cittadini: questo sarebbe un reato morale.

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