Basta Emergenze: ci vuole Normalità - QdS

Basta Emergenze: ci vuole Normalità

Basta Emergenze: ci vuole Normalità

martedì 15 Ottobre 2024

Serve lavorare con passione

Quando le cose non vanno bene, in uno Stato, in una pubblica amministrazione, in una famiglia o in un ambiente collettivo, bisognerebbe cercare di capirne le cause e quindi pensare alle soluzioni per eliminarle e per ripristinare uno stato di salute generale.

Questo processo è ovvio, però non è seguito abitualmente né dalle persone, né dai responsabili dei vari enti e strutture, mentre ci si perde in supposizioni, in chiacchiere, in ipotesi spesso prive di fondamento. Il che è dannoso per chi opera e per chi dovrebbe ricevere i servizi conseguenti.

Quanto precede è frutto di scarsa preparazione e di un modo di intendere il proprio dovere non certo cristallino, mentre si è sempre pronti a chiedere che qualche altro faccia qualche cosa o risolva i problemi. Insomma, un comportamento irresponsabile, che è appunto generale ed è una delle cause primarie del cattivo andamento di una Comunità qualsiasi.

Da quanto precede si deve evidenziare che quasi sempre una Collettività vive nella perenne Emergenza perché non riesce a fare quelle cose che servono con “Normalità”.
Di emergenza in emergenza si va avanti facendo peggiorare il quadro d’assieme e quindi aumenta il malessere fisico, psichico e materiale delle persone, con frange che subiscono molto più di altre.
Ovviamente il pesce puzza dalla testa, quindi la responsabilità del perenne stato di emergenza in una Comunità deriva dal cattivo funzionamento delle sue istituzioni, fra cui governo e parlamento.

Ma anche il cattivo funzionamento dell’organo amministrativo influisce. Questo dovrebbe attuare senza indugio le direttive politiche che riceve giorno per giorno, ma ciò non avviene e allora, per esempio, l’ultima tranche di finanziamento del Pnrr di quaranta miliardi è stata evasa per poco più di un quarto; ci si accorge che il sistema ferroviario italiano è molto fragile, per cui vi sono migliaia di interruzioni e ritardi ogni un anno; ci si accorge che le infrastrutture stradali e autostradali non sono del livello medio europeo; ci si accorge che la sanità meridionale non è autosufficiente, da cui deriva il turismo sanitario verso nord.

Dunque, viviamo nell’Emergenza, non solo italiana, ma anche mondiale e pensiamo alle soluzioni giorno, per giorno anziché avere piani a lungo termine che servono proprio a standardizzare i servizi e a farli funzionare al meglio.

Per fare l’attività politica e quella subordinata amministrativa bisogna avere passione, ma anche competenze, voglia di fare e soprattutto, come prima si scriveva, senso del dovere, senza di che le cose vanno come debbono andare, cioé male e si è tutti/e scontenti/e perché non arrivano i risultati programmati e perché i/le cittadini/e vengono serviti/e male.

Ovviamente vi sono cittadini/e e cittadini/e; la maggioranza è fatta di persone per bene e come tale paga tutte le imposte e tasse; una minoranza non piccola evade e poi reclama ugualmente i servizi pubblici, fra cui quello sanitario, sbilanciando dunque entrate e uscite e compromettendo il buon funzionamento dei servizi pubblici.

Tutto questo accade perché le istituzioni non sono occupate dai/dalle migliori cittadini/e, bensì da quelli/e che raccolgono il consenso. Di chi? Di quella parte che va a votare, cioé una persona su due. Per cui, quando vi sono le elezioni, vince il cinquantuno per cento dei/delle votanti che è pari al ventisei per cento del corpo elettorale. Di fatto – anche questo l’abbiamo scritto più volte – una minoranza governa in nome di tutto il Popolo, il che tradisce il senso stesso di Democrazia.

Il dovere non si impara per strada, ma attraverso l’imitazione di chi lo compie, che dovrebbe trovarsi ai massimi livelli non solo politico-istituzionali, ma anche culturali, professionali, imprenditoriali e altro. Solo che gli esempi sono carenti.

A peggiorare la situazione vi è la diffusione su tutti i mezzi di comunicazione (radio, televisioni, giornali e media sociali) dell’informazione parziale (di parte), superficiale e standardizzata, cioé non approfondita, ma riportata spesso senza alcun controllo preliminare, il che viola il Testo unico dei doveri del giornalista.

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