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mercoledì 26 Gennaio 2022

Lettera aperta al prossimo Presidente della Repubblica.

Caro Presidente, non avevo onestamente contezza certa, nonostante tante chiacchere e tante quotazioni da bookmakers, della tua elezione.

Sono comunque contento che tu ci sia, che tu abbia un volto ed una storia compatibile con il nostro Paese, perché questo gratta e vinci che ha caratterizzato la fase elettiva è sinceramente indecoroso per una nazione che è costituita in maggioranza da persone serie. Che si alzano la mattina per recarsi presso l’ospedale in cui prestano servizio, per mettersi dietro ad uno sportello postale di un paese di montagna, che alzano la saracinesca del loro negozio di frutta e verdura o che fanno gli agenti di commercio delle merci prodotte dalle migliaia di imprese di cui è fatta, per fortuna, questa nostra Italia.

Onestamente io mi aspetto alcune cose dal tuo settennato ed alcune sono urgenti. Fra tutte le priorità, prima del PNRR, vi è una compiuta e sostanziale riforma elettorale. Questo Paese non è più rappresentato. Lo scollamento tra le istruzioni ed il cosiddetto Paese reale non è mai stato così evidente. Dobbiamo fare tornare la gente a votare, a fargli scegliere con consapevolezza e responsabilità i propri rappresentanti.

Abbiamo dai tempi del Mattarellum perseguito ibridi di altri modelli sociali e politici, cambiando leggi elettorali costantemente, ed avendo sempre risultati peggiorativi. Abbiamo inseguito una fantomatica governance ottenendo solo il frazionamento del quadro politico, e perdendo milioni di elettori, dissuasi dal voto in merito all’offerta politica ed alla sua forma di rappresentanza. Può esserci una Repubblica senza democrazia rappresentativa? È questo il quesito che ti pongo e che mi aspetto che tu risolva prioritariamente.

Tutto il resto, la forma di governo, i rapporti tra i poteri, le riforme sulla giustizia o sul fisco, sono conseguenza rerum. Prima il cittadino e la sua forma di partecipazione alla vita pubblica, al suo essere soggetto di una comunità definita da una Costituzione.

Vorrei, ma penso di parlare anche per altri, che tu intervenga con tutto il potere che la Costituzione ti ha dato, e non è poco, per raggiungere in un tempo congruo questo obiettivo.

La legge elettorale dovrebbe essere norma costituzionale, anche perché il pareggio di bilancio lo è, e non credo che la forma democratica abbia meno valore dei conti.

Se no tra un anno saremmo punto e a capo, e l’ultimo dei miei quattro figli deciderà anche lui di emigrare verso paesi di senso compiuto e non eternamente confusi come l’Italia.

Ti ringrazio sentitamente e ti auguro di riuscire in questo arduo compito. Se ci riuscirai avrai rimesso in carreggiata l’Italia, altrimenti il tuo settennato sarà un’altra occasione persa. Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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