La settimana inizia con rincari evidenti nei distributori di tutta Italia. Che cosa accadrà, nei prossimi giorni, con la messa al bando del petrolio russo con sanzioni europee e americane?
Il presidente americano Joe Biden ha annunciato l’embargo sulle importazioni di petrolio e gas naturale dalla Russia, nell’ambito di una nuova stretta contro l’invasione dell’Ucraina.
Era nell’aria da giorni ma adesso è ufficiale: il presidente ha confermato le indiscrezioni dei media, annunciando che gli Usa con un accordo bipartisan vieteranno le importazioni dalla Russia a prescindere da quello che sarà l’atteggiamento degli alleati europei che sull’argomento sono divisi.
Biden ha detto di capire che molti alleati non sono in grado di allinearsi su questa misura. Tra questi potrebbe esserci anche l’Italia. Si perché le sanzioni sul greggio sarebbero un duro colpo per le finanze di Mosca, ma anche per le economie dell’Europa, Italia compresa, che avrebbero seri problemi a sostituire le importazioni dalla Russia. Una criticità che non avrebbero gli americani visto che, oltre alla produzione interna si sommerebbero gli acquisti da Canada e Messico.
La guerra dei divieti, Putin blocca import-export con alcuni Paesi
Il presidente russo, Vladimir Putin, intanto, ha firmato un decreto che introduce il divieto di import e export di alcuni prodotti e di materie prime. Il provvedimento resterà in vigore fino al 31 dicembre 2022 e riguarderà soltanto le importazioni e le esportazioni con alcuni Paesi, che saranno resi noti dal governo russo. Il divieto sarà “sulle esportazioni fuori dalla Federazione Russa e/o sulle importazioni nella Federazione Russa di prodotti e/o materie prime secondo le liste predisposte dal governo russo”.
Le conseguenze in Italia, prezzi record per la benzina
Una contrarietà ai prodotti di Mosca che, se attuata, potrebbe riguardare anche l’Italia: basti pensare alla raffineria in Sicilia, nel petrolchimico di Siracusa, che fa capo alla russa Lukoil si vede rifiutare i prodotti raffinati a partire dal greggio russo. Una catena di incertezze che ha portato il prezzo del greggio, scambiato a livello internazionale, a crescere e di conseguenza i carburanti a raggiungere livelli record.
Per i rialzo dei prezzi dei carburanti, è stato registrato un balzo di 8 centesimi in una settimana per il prezzo della benzina, a 1.953 euro al litro in media tra il 28 febbraio e 6 marzo scorso, secondo la rilevazione del Mite rispetto a 1,870 euro al litro della settimana precedente. Schizzato anche il costo del gasolio auto che ha subito anch’esso un rincaro di 8 centesimi e si è portato a 1,829 euro al litro rispetto a 1,740 euro della settimana tra il 21 e il 27 febbraio.
L’Italia può fare a meno del gas russo?
Dal punto di vista energetico il nostro Paese dipende da quello di Putin: il 40% del gas utilizzato lo scorso anno è arrivato dalla Russia. Vista la scarsa produzione interna, rimpiazzare Mosca sembra molto difficile, almeno in tempi brevi.
Occorre specificare che l’Italia consuma annualmente circa 70 miliardi di metri cubi di gas, stando ai dati del 2020 e del 2021.
Quanto è grande la dipendenza energetica dalla Russia
L’anno scorso sono stati 71,34 i miliardi di metri cubi di gas utilizzati dal nostro Paese, con un 40% circa proveniente dalla Russia, confermatosi primo esportatore per l’Italia. Il restante fabbisogno di questo combustibile è soddisfatto da: Algeria, Libia, Norvegia, Olanda, Qatar. Nel dettaglio, il gas algerino ha rappresentato una quota dei quasi il 30% dell’import nazionale della risorsa, seguito da quello in arrivo dalla Libia (4,3%) e dal Mare del Nord (2,4%).
Da evidenziare che nel 2021 ha assunto una certa rilevanza il corridoio Tap, che porta gas azero fino in Puglia e ha rifornito il nostro Paese per il 10% circa. C’è poi la via marittima del gas naturale liquefatto, che viene importato soprattutto da Qatar e Nigeria, ma che necessita di infrastrutture specifiche per la rigassificazione.
Infine, c’è la produzione interna. Attualmente, il nostro Paese produce poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, con l’intenzione del Governo di portarla a 5 miliardi. Risulta, quindi, assai difficile rimpiazzare la Russia nel breve-medio periodo. GNL, produzione interna di gas, ma soprattutto spinta alle rinnovabili potrebbero rafforzare il mix energetico e liberarci in parte da Mosca.