Bilanci previsione, in Sicilia solo 32 Comuni su 390 in regola - QdS

Bilanci previsione, in Sicilia solo 32 Comuni su 390 in regola

Bilanci previsione, in Sicilia solo 32 Comuni su 390 in regola

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sabato 29 Maggio 2021

I termini per i documenti di previsione scadono il 31 maggio. Tra i comuni siciliani in regola, l'unico capoluogo è quello di Messina

A due giorni dalla scadenza fissata al 31 maggio, soltanto 32 Comuni siciliani, su 390, hanno finora approvato i bilanci di previsione 2021-23. Tra questi, l’unico capoluogo è Messina.

La stessa scadenza è prevista per i documenti contabili delle ex Province, ma solo Trapani ha dato seguito all’approvazione.

Una proroga al 31 luglio è prevista unicamente per i Comuni che hanno incassato anticipazioni di liquiditàm uno slittamento, autorizzato da un decreto del 25 maggio, così recente che ancora non è stata compilata la lista degli enti che ne potranno usufruire.

I 32 Comuni “virtuosi” (nessuno nell’Ennese e nel Nisseno) sono Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Palma di Montechiaro, Sant’Angelo Muxaro e Santa Margherita di Belice e Siculiana nell’Agrigentino; Aci Bonaccorsi, Gravina di Catania, Maletto, San Gregorio di Catania e Sant’Agata li Battiati nel Catanese; Castell’Umberto, Messina, Rometta, San Marco d’Alunzio, Santa Lucia del Mela, Ucria nel Messinese; Altavilla Milicia, Campofelice di Fitalia, Camporeale, Ciminna, Ganci, Isnello, Piana degli Albanesi, Pollina, San Mauro Castelverde nel Palermitano; Vittoria nel Ragusano; Canicattini Bagni, Cassaro, Melilli e Priolo Gargallo nel Siracusano; Santa Ninfa nel Trapanese.

In caso di mancata approvazione dei bilanci, e in assenza di proroghe, la Regione manderà dei commissari ad acta nei Comuni inadempienti.

Qualora i bilanci dei commissari fossero respinti dai Consigli comunali, la legge prevede lo scioglimento degli enti.

Intanto, l’Anci Sicilia, che ieri sera ha riunito a distanza un centinaio di sindaci, ha avviato una mobilitazione chiedendo ai governi nazionale e locale “un confronto serio e serrato”.

I primi cittadini lamentano, la rigidità legislativa che impone agli enti locali, tra l’altro, il rilevante accantonamento di fondi per i crediti di scarsa esigibilità.

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