PALERMO – Poco meno di due siciliani su dieci sono preoccupati per la perdita di biodiversità. Una preoccupazione in continua crescita, nel corso degli ultimi anni, e che trova conferma negli allarmi ambientali che riguardano da vicino l’Isola e che concorrono al generale processo di impoverimento del territorio.
Cos’è la biodiversità
A dare una generale definizione di biodiversità è stata la Convenzione sulla Diversità biologica che la considera, si legge sul sito dell’Arpa Sicilia, come la “variabilità di tutti gli organismi viventi inclusi negli ecosistemi acquatici, terrestri e marini e nei complessi ecologici di cui essi sono parte”.
In particolar modo, le “interazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente fisico danno luogo a relazioni funzionali che caratterizzano i diversi ecosistemi garantendo la loro resilienza, il loro mantenimento in un buono stato di conservazione e la fornitura dei cosiddetti servizi ecosistemici” che sono i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano. Proprio dalla diversità biologica dipende anche la capacità dei “sistemi naturali di fornire quei servizi che sorreggono anche la vita del genere umano” e così danneggiando un solo elemento, di fatto, si colpisce “l’intero complesso dinamico la cui capacità di reagire, dipenderà dall’entità del danno e dalla capacità di resilienza dell’ecosistema”.
Siciliani preoccupati
L’Istat, all’interno del volume “Indagine aspetti della vita quotidiana”, ha realizzato un focus dedicato alla “preoccupazione per la perdita di biodiversità”, che si basa sulle persone che ritengono l’estinzione di specie vegetali/animali tra le 5 preoccupazioni ambientali prioritarie per 100 persone. In Sicilia questo dato risulta essere in crescita, infatti è passato da 11,4 del 2012 a 17,1 del 2017. Si tratta di poco meno di due siciliani su 10, un sentimento diffuso che trova conferme in quelli che sono considerate le principali cause della perdita di biodiversità: la devastazione degli habitat naturali, l’invadenza tecnologica ed economica, l’introduzione di specie invasive, l’inquinamento, l’aumento demografico della popolazione mondiale e l’iper-sfruttamento delle risorse.
Denunciare al ministero
Se per tante criticità sarà complicato trovare una soluzione in tempi brevi, qualcosa si prova a fare sul fronte più facilmente gestibile. Tra le cause principali di perdita di biodiversità ci sono, infatti, le cosiddette “specie esotiche invasive”. Si tratta delle “specie di animali e di piante originarie di altre regioni geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale) – si legge sul sito del ministero –, che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia”.
Occorre precisare un passaggio: è possibile “detenere specie esotiche invasive come animali da compagnia, a condizione di fare denuncia del possesso dell’esemplare, custodire l’esemplare in modo che non sia possibile la sua fuga o il rilascio nell’ambiente naturale, e di impedirne la riproduzione”. Per denunciare bisogna inviare il modulo che si trova su minambiente.it tramite Pec (all’indirizzo: pnm-II@pec.minambiente.it), raccomandata con ricevuta di ritorno (all’indirizzo: ministero dell’Ambiente, Direzione protezione natura, Divisione II, Via Cristoforo Colombo n. 44 – 00147 – Roma), oppure fax (al numero: 06-57223468). La ricevuta di Pec, fax o raccomandata accerterà l’avvenuta denuncia. C’è tempo fino al 31 agosto.