CATANIA – La connessione tra il computer e il cervello umano migliorerà la qualità della vita dei malati, anche in presenza di patologie gravi. Durante una lezione tenuta alla Facoltà di Fisica dell’Università di Catania, Niels Birbaumer, professore emerito di Neuroscienze comportamentali presso le università di Tubingen (Germania) e di Padova, nonché membro della German national academy of science, ha condiviso i progressi compiuti dalla ricerca negli ultimi 40 anni grazie all’uso rigoroso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale.
Il tema che ha reso Birbaumer noto in tutto il mondo
A Catania, in occasione del workshop “Coping with the brain: technologies for the human wellness”, organizzato dai professori Salvo Baglio e Maide Bucolo del Dipartimento di Ingegneria elettrica, elettronica e Informatica, Birbaumer ha affrontato il tema che lo ha reso noto in tutto il mondo: le interfacce cervello-computer. Ha sviluppato tecnologie e metodologie per consentire la comunicazione a persone completamente paralizzate, comprese quelle con locked-In syndrome, che non possono più muoversi “Parliamo di pazienti affetti da Sla o che hanno subito una paralisi dopo un ictus. Per queste due malattie – ha spiegato il professore da Catania – abbiamo utilizzato un brain computer.
Niels Birbaumer ha lavorato a metodologie innovative
Nel primo caso, grazie a questi sistemi, i malati possono comunicare: trasmettono il loro pensiero al computer, possono selezionare lettere e poi esprimersi attraverso la macchina connessa al loro cervello. Esprimono desideri e problemi. In passato si diceva che, nella loro condizione, era meglio essere morti; oggi si può non dirlo”. Niels Birbaumer ha lavorato a metodologie innovative negli ultimi quarant’ anni. “Adesso molto è applicabile e anche i costi per i pazienti sono accettabili. In Germania, il paziente, paga l’assicurazione nazionale sanitaria, in Italia – invece – dipende dalla provincia. Il Servizio sanitario nazionale potrebbe coprire i costi; il problema infatti non è la macchina, che ha un costo compreso tra i 15 mila e i 50 mila euro, ma il personale sanitario. Oggi in tutta Europa manca, e questo tipo di pazienti richiede la presenza di un ingegnere, uno psicologo e un medico”.
L’impiego dell’Intelligenza artificiale potrà migliorare ulteriormente la comunicazione per i malati semi o totalmente paralizzati. “L’Ia migliora la tecnologia, ma questo non accadrà velocemente – ha spiegato il professore Birbaumer -. L’intelligenza artificiale va allenata per capire cosa fa il nostro cervello. Per questo motivo, solo nei prossimi anni si assisterà a un aumento della qualità delle macchine”.
Un monito al progetto Neuralink di Elon Musk, chiamato Telepathy
Infine, un monito al progetto Neuralink di Elon Musk, chiamato Telepathy. “Questo tipo di connessione va proibita, l’ho detto anche oggi. Siamo assolutamente contro l’applicazione di chip cerebrali in pazienti con deficit motori”. Dopo l’intervento di Niels Birbaumer sono intervenuti: la professoressa Lucia Pallottino dell’Università di Pisa, il professore Alberto Mazzoni della Sant’Ana School of Adavnced Studies, il professore Concetto Spampinato dell’Università di Catania e Luca Randazzo ceo di EmovoCare, start up svizzera. Il workshop “Coping with the brain: technologies for the Human Wellness”, organizzato nell’ambito del progetto Prin “Home 4.0: Brain signal humanoid integrated home assistant platform”, è stato uno dei primi eventi a inaugurare l’anno accademico della Facoltà di Fisica.
“Con questo appuntamento apriamo anche un periodo totalmente nuovo, in cui comprendiamo l’importanza di conoscere e saper usare la nuova tecnologia applicata al cervello – ha spiegato la professoressa Maide Bucolo -. Lanciamo un messaggio accademico, ma anche un invito all’apertura di nuovi orizzonti scientifici. L’intervento del professor Birbaumer ha fatto capire che la tecnologia fine a se stessa può impoverire, ma se risponde a una domanda crea un’evoluzione”.

