Investire risorse in innovazione per superare la crisi post-coronavirus - QdS

Investire risorse in innovazione per superare la crisi post-coronavirus

Antonella Guglielmino

Investire risorse in innovazione per superare la crisi post-coronavirus

sabato 17 Ottobre 2020

Antonello Biriaco presidente di Confindustria Catania, illustra come tante piccole realtà imprenditoriali vengano aiutate a sopravvivere, anche con il supporto sulle pratiche per la Cassa integrazione. Le sfide dello sviluppo digitale e la riqualificazione della Zona industriale

Antonello Biriaco, 56 anni, imprenditore di quarta generazione, è amministratore del Gruppo Biriaco 1895, attivo nel settore della cantieristica navale e dello ship repairment. Da settembre 2018 è presidente di Confindustria Catania, dove ha ricoperto nel corso degli anni molteplici ruoli. In seno al sistema associativo nazionale, nel 2019, ha assunto la carica di vice presidente di Assoeventi, l’associazione di Confindustria che aggrega le imprese della filiera wedding, eventi e manifestazioni. Dallo scorso settembre è componente del gruppo tecnico nazionale Logistica, Trasporti ed Economia del mare di Confindustria.

Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco, risponde alle domande del Quotidiano di Sicilia.

Qual è lo stato di salute delle aziende associate a Confindustria? In che modo stanno fronteggiando la crisi derivante dagli effetti del Covid-19?
“Le aziende catanesi stanno attraversando un periodo molto difficile. Stavano iniziando a risollevarsi dalla crisi del 2008, quando la pandemia ha travolto un po’ tutti. Per capire meglio la situazione bisogna analizzare il tessuto imprenditoriale catanese, composto anche da multinazionali con cinque–seimila dipendenti e un indotto di almeno tremila persone, aziende che rappresentano e formano il Prodotto interno lordo più importante della Sicilia orientale e sono concentrate nella zona industriale etnea. Queste hanno usufruito della Cassa integrazione, ma indubbiamente hanno risentito meno degli effetti della pandemia a dispetto delle piccole e medie imprese, che oggi sono estremamente sofferenti a causa della crisi generata dal Covid. I motivi di questa sofferenza sono molteplici: uno dei più importanti, a mio avviso, è stata la mancata erogazione degli aiuti promessi dallo Stato, che non sono arrivati o, in alcuni casi, non sono stati sufficienti o tempestivi. A nostro avviso, i prestiti avrebbero dovuto essere restituiti in trent’anni invece, in questo caso, i 25 mila euro sono stati distribuiti a macchia di leopardo e devono essere ridati in sette anni. Questo ha generato ulteriori debiti per le aziende. Quindi, il quadro che si delinea è questo: da una parte ci sono le grandi aziende, che dispongono di risorse necessarie e risentono poco dei contraccolpi economici; dall’altra ci sono le piccole aziende e quelle familiari, che hanno difficoltà a superare questo periodo. Confindustria Catania sicuramente è presente sul territorio ed è vicina ai suoi associati come sempre, devo sottolineare che è stato presentato nei giorni scorsi nella nostra sede un progetto da parte di Cassa depositi e prestiti che prevede un Fondo per l’innovazione di circa un miliardo di euro, previsto per le start-up e le piccole aziende che intendono investire nel loro futuro e soprattutto nella trasformazione digitale”.

All’interno di Confindustria vi è un servizio che aiuta le imprese a innovarsi e cogliere le sfide dello sviluppo digitale?
“Si, certo. Noi in tempi non sospetti abbiamo creato il Digital innovation hub Sicilia, su indicazione di Confindustria nazionale, per accompagnare la transizione delle imprese verso l’industria 4.0. Oggi ne fanno parte le Università isolane e il Cnr. Il Dih Sicilia, guidato dall’ingegnere Francesco Caizzone, prosegue nella complessa sfida di promuovere la digitalizzazione delle piccole e medie imprese siciliane, attraverso una qualificata attività di consulenza gratuita alle aziende in materia di valutazione della maturità digitale, nell’uso degli strumenti del Piano 4.0 e di orientamento all’innovazione. Senza un’adeguata tecnologia, non si ha sviluppo”.

Quali altre iniziative sono state avviate da Confindustria Catania per supportare i propri associati?
Nel periodo della pandemia all’interno di Confindustria Catania si è formata una vera e propria task force che ha lavorato al 99% per evadere le pratiche per la Cassa integrazione. Paradossalmente, si sono associate nel periodo del lockdown molte aziende perché avevano bisogno di un interlocutore qualificato e di un supporto specifico, riuscendo, in questo modo, a coinvolgere realtà importanti, che hanno al loro interno molti dipendenti. Un ruolo fondamentale l’abbiamo svolto anche tra le banche e le aziende, diventando un collettore tra i due soggetti. Anche se a riguardo la bancabilità oggi è dettata dallo stato di salute in cui versa l’azienda. Siamo interlocutori attivi anche con le istituzioni, dalla Regione alla Prefettura. Nel periodo della chiusura ho avuto il piacere di interfacciarmi personalmente con il prefetto, interloquendo sulla necessità per alcune imprese di rimanere aperte rispetto ad altre. Posso affermare che c’è, ed è tangibile, un rapporto di collaborazione continua con le istituzioni. Questo ci permette di capire che il lavoro che stiamo svolgendo è stato indirizzato nella giusta direzione. Oggi, come corpo intermedio, siamo capaci di dialogare sia con le aziende nostre associate che con il mondo esterno”.

forum antonello biriaco
Riqualificazione della Zona industriale
finalmente qualcosa inizia a muoversi

Già nello scorso Forum avevamo discusso dei creditori del Comune di Catania, che ancora oggi attendono il pagamento delle loro spettanze dai commissari liquidatori. Come organizzazione di categoria, state monitorando i lavori dell’Organismo straordinario di liquidazione?
“Sino a oggi la nostra collaborazione con il Comune è stata sempre ottima e costruttiva, un rapporto eccellente non soltanto con il sindaco attuale, ma anche con quelli precedenti. Come associazione vogliamo capire qual è la direzione che sta prendendo la macchina comunale, quali sono i tempi per realizzare le opere importanti per la città e quale risorse sta mettendo in campo. In merito ai pagamenti, all’interno di Confindustria non sono molte le aziende che forniscono servizi giornalieri al Comune, per cui non siamo stati impegnati in questo fronte.

Finalmente, dopo un accordo tra Irsap, Sidra e Comune di Catania sembrano in procinto di partire i lavori di riqualificazione della Zona industriale. È davvero la volta buona?
“Dopo numerosi incontri avuti con i vertici dei vari Enti, pare che qualcosa si stia attivando. Indubbiamente molto c’è da fare. Purtroppo, abbiamo una Zona industriale, abbandonata da circa vent’anni, che è carente da diversi aspetti: dall’illuminazione, alle strade, passando per la sicurezza, ma si stanno muovendo i primi passi per trovare un nuovo assetto operativo. Oggi in Confindustria abbiamo la consapevolezza che si vuole valorizzare questa Zona industriale, ricca di aziende importanti. Non dimentichiamoci che vi sono eccellenze nel campo dell’elettronica, nel campo farmaceutico, alimentare e altre realtà, anche se più piccole, non meno importanti. Nel passato, purtroppo, nessuno si è occupato di questa parte importante della città, ognuno cercava di rendere più pulita la propria area, togliendo autonomamente le erbacce o disostruendo i tombini. Invece, oggi se le aziende chiamano per un problema, ci si attiva per risolverlo”.

Secondo lei quali potrebbero essere i punti di forza della zona industriale di Catania?
“Quell’area ha molti vantaggi, due su tutti: uno è quello di avere un aereoporto a tre chilometri, vicino alla città; l’altro di godere di un porto accessibile e funzionale, a soli sei-sette chilometri. Una fortuna che vorrebbero avere tutti gli imprenditori. Un altro vantaggio è quello che ancora vi è una gran parte di essa totalmente vergine, che può essere sfruttata. Non dimentichiamoci che Amazon, colosso dell’e-commerce, aprirà nella Zona industriale etnea, scegliendo proprio questa parte della Sicilia perché riconosce i vantaggi enormi dal punto di vista strategico”.

Ma allora cosa manca alla Zona industriale per decollare definitivamente?
“È necessario attivare un Piano Marshall concentrando le attenzioni soprattutto su quelle aziende che hanno un’alta concentrazione di dipendenti, dove ogni mattina transitano 15mila persone circa. Non è un mistero che gli incidenti in questa zona sono numerosi. I problemi più pressanti riguardano le strade, la sicurezza, la viabilità, l’illuminazione. Quattro elementi basilari per far partire alla grande questa zona. Noi, purtroppo, siamo abituati a gestire le emergenze e non siamo abituati a programmare e a pianificare. Molte volte, anche se siamo ascoltati, non riusciamo a ottenere dei risultati perché, ahimé, mancano le risorse necessarie e le competenze”.

Cosa serve secondo lei per riqualificare la nostra città?
“Sicuramente serve maggiore attenzione, evitando di lasciare tutto nel degrado così com’è successo per la Zona industriale. La riqualificazione della città dal punto di vista immobiliare è importante. Mi dispiace dire che su questo fronte bisogna fare tanto e in fretta. Oggi può essere un’opportunità, con l’Ecobonus, per rendere Catania più appetibile, una vera scommessa per tutto il territorio”.

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