Blue economy, la Sicilia trascina il Mezzogiorno: “Serve giocare ruolo importante nel settore mare” - QdS

Blue economy, la Sicilia trascina il Mezzogiorno: “Serve giocare ruolo importante nel settore mare”

redazione

Blue economy, la Sicilia trascina il Mezzogiorno: “Serve giocare ruolo importante nel settore mare”

Salvatore Rocca  |
giovedì 11 Luglio 2024

Il XII Rapporto nazionale sull’Economia di settore pone l’Isola tra le prime Regioni italiane, ma si può fare meglio. A livello provinciale Trapani, Siracusa e Messina si distinguono per la crescita della propria forza produttiva

ROMA – Il Mezzogiorno, e la Sicilia in particolare, contribuiscono in maniera significativa allo sviluppo dell’Economia del mare, la cosiddetta “Blue economy”, facendo segnare percentuali di crescita superiori rispetto ad altre aree del Paese. Si tratta della fotografia scattata dal XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare a cura di Osservatorio nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro studi Tagliacarne-Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network, presentato ieri a Roma.

Blue economy, il primato del Sud Italia

Nel dettaglio, il Sud Italia conferma il proprio primato di area a maggiore produzione di valore aggiunto con quasi 21 miliardi di euro di produzione diretta: si tratta di circa un terzo dell’intera economia nazionale del settore. La dodicesima edizione del Rapporto pone l’Isola al quinto posto nella classifica relativa all’incidenza del valore aggiunto dell’Economia del mare sul totale dell’economia territoriale: per la Sicilia a parlare è il dato del 5,7%. Meglio della nostra regione fanno, in ordine crescente, Lazio (6,0%), Sardegna (7,1%), Friuli-Venezia Giulia (7,2%) e Liguria (11,9%).

La Sicilia si distingue anche per quanto riguarda il “moltiplicatore”, ossia quanti euro si “attivano” nel resto dell’economia per ogni euro investito nei settori direttamente afferenti alla filiera del mare. Se, infatti, a livello nazionale per il 2024 si parla di 1,8 (a fronte dell’1,7 della precedente rilevazione), la Sicilia fa registrare un moltiplicatore pari a 1,9. Tale condizione permette all’Isola di collocarsi al primo posto tra le Regioni del Mezzogiorno e – ancora – in quinta posizione nella graduatoria nazionale alle spalle di Veneto (2,0), Toscana (2,0), Friuli-Venezia Giulia (2,4) e Liguria (2,7).

La Sicilia conferma la crescita della propria forza produttiva ‘blu’

A livello provinciale, il nostro territorio si distingue nella macro-ripartizione Sud e Isole con Trapani (2,8), Siracusa (2,3) e Messina (2,3). Insomma, la Sicilia conferma la crescita della propria forza produttiva ‘blu’ che va dalle filiere dell’ittica ai cantieri, passando per la movimentazione di merci e passeggeri, la ristorazione, le attività sportive e ricreative fino ad arrivare all’industria delle estrazioni marine, alla ricerca e alla tutela dell’ambiente. Ma potrebbe fare di più?

Secondo il Rapporto, immaginare un incremento maggiore delle percentuali per l’Isola – e per il Meridione in generale – è possibile e rappresenta un obiettivo da conseguire all’interno di un contesto di impresa che, a livello nazionale, va a generare un valore aggiunto diretto pari a 64,6 miliardi di euro e che, se si considera il valore attivato nel resto dell’economia, arriva a toccare quota 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil nazionale. In particolare, il Rapporto sottolinea che se il Sud avesse la stessa capacità moltiplicativa e la medesima produttività media del Nord Italia, sarebbe in grado di generare ulteriori 15 miliardi di euro di valore aggiunto.

Grandi potenzialità del Meridione in tema di “Blue economy”

Delle grandi potenzialità del Meridione in tema di “Blue economy” ne è convinto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presente all’illustrazione del rapporto. “Il Mezzogiorno, in particolare, si presenta come un’area di eccellenza in cui occupati e imprese contribuiscono alla coesione sociale e alla riduzione delle disparità territoriali. Questi risultati sono riprova della grande capacità che il settore dimostra nel saper integrare le nuove tecnologie con le tradizionali attività marittime: l’innovazione e la sostenibilità vanno di pari passo promuovendo una crescita economica orientata alla valorizzazione delle risorse naturali”, ha commentato il ministro.

Dello stesso parere anche il ministro per la Protezione civile e le Politiche per il mare, Nello Musumeci, il quale ha sottolineato pur sempre la necessità di un rinnovamento: “L’Italia ha bisogno di un Sud che giochi un ruolo importante, nel settore del mare, anche grazie alle infrastrutture che sono però rimaste molto indietro. Al Sud la governance locale e il tessuto imprenditoriale devono incontrarsi cosicché la ricchezza possa arrivare, senza ricorrere alla politica dell’assistenzialismo”, ha spiegato.

“È finita, infatti, l’epoca dell’assistenzialismo in cui il Governo manteneva solo aziende che non avevano più capacità di produrre ricchezza. In questo contesto le aziende dell’Economia blu hanno bisogno di essere guardate con la necessaria attenzione, in un contesto nazionale e internazionale che diventa sempre più difficile a livello europeo, sperando così di spostare l’asse dal Baltico al Sud”, ha spiegato ancora il ministro Musumeci.

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