Bocciato il referendum, completare la legge - QdS

Bocciato il referendum, completare la legge

Bocciato il referendum, completare la legge

venerdì 24 Gennaio 2025

La Consulta indica sette punti da modificare

La Corte Costituzionale, in coerenza con la sua precedente sentenza n.192 del 2024, ha cassato il referendum proposto contro la legge sull’autonomia differenziata, avente lo scopo di portare il quesito – sì o no – al Popolo, così da farlo esprimere sul tema. L’esito della consultazione popolare, ovviamente, sarebbe stato “vincolante” qualora si fosse raggiunto il quorum della metà più uno degli aventi diritto.

Il pronostico era incerto, ma fino a un certo punto perché bisognava tenere conto di quanto la Corte aveva scritto nella precedente sentenza e cioè che l’impianto complessivo della legge era valido, ma che il Parlamento avrebbe dovuto modificare sette punti per renderla del tutto coerente con la Carta.
Una volta data questa indicazione, la Consulta l’ha confermata “cestinando” la richiesta referendaria. Chi sperava in un esito diverso, o era illuso/a o era incompetente perché quasi mai i nostri massimi giudici smentiscono loro stessi/e.

È anche vero che ancora mancano quattro giudici su quindici, per cui, quando si riunisce il consesso, basterebbe che uno di essi/e fosse assente perché venisse a mancare il numero legale.

Ricordiamo che questa in discussione è una legge ordinaria e quindi sarà sufficiente che il Parlamento discuta un testo, recepisca in toto le indicazioni della Corte Costituzionale e che poi lo voti alla Camera e al Senato, con la conseguenza che la legge sull’autonomia differenziata diventerà esecutiva.
Non appena ciò accadrà, si sarà verificato, non per la prima volta, un processo legislativo cominciato nel lontano 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione, che fece allora il centro-sinistra. Ora tale riforma viene completata con la legge che andrà in approvazione definitiva e che questa volta fa il centro-destra.

Dal che si dovrebbe dedurre che tutte le parti politiche dovrebbero essere soddisfatte di questo esito perché, sostanzialmente, frutto di un non voluto accordo fra conservatori e progressisti.
Ma, come accade nel nostro Paese, “nessuno è perfetto”, per cui, nonostante questa confluenza sostanziale del ceto politico, le divisioni rimangono, le critiche pure e l’insoddisfazione di parte del Parlamento si manifesta sempre più pesante.

Vogliamo testimoniare che già nel 2022 noi scrivevamo sull’opportunità della riforma costituzionale dell’anno precedente e ora, come per coerenza, stiamo testimoniando dell’utilità di questa legge ordinaria, che, ripetiamo, ha completato la riforma prima citata.

Si sa, la coerenza non è una dote comune, ma quantomeno – a parte i nostri molteplici difetti – per noi è una costante della linea editoriale, testimoniata dal nostro archivio digitale, accessibile a tutti/e.
Per un lapidario commento sul merito, ricordiamo che oggi nel nostro Paese esiste un’autonomia differenziata per quanto riguarda l’importantissimo comparto della sanità, per cui questa legge di prossima approvazione non aggiungerà nulla di nuovo. Infatti, la competenza e la responsabilità del Servizio sanitario è di presidenti e assessori regionali; il Governo non può fare nulla per migliorare i servizi regionali perché la legge del 1978 che istituì il Ssn non gli dà alcun potere.

Ricordiamo che la legge in esame è valida solo per le quindici Regioni a statuto ordinario, mentre le altre cinque a statuto speciale e le due Provincie autonome di Trento e Bolzano trattano già tante altre materie in modo autonomo, per cui non hanno bisogno di utilizzare la prossima legge sull’autonomia differenziata.

Ricordiamo, inoltre, che nel 2025 la legge di bilancio ha stanziato 136 miliardi per la sanità cui si aggiungono altre risorse finanziarie che le diverse Regioni immettono per completare il finanziamento.
Le altre materie che saranno disciplinate col completamento dei sette punti della legge in esame, dovranno essere richieste ai governi in carica, per concordare le modalità di trasferimento delle competenze e, per alcune materie, il trasferimento delle relative risorse finanziarie.

Per ultimo, vogliamo evidenziare un criterio oggettivo e cioè ricordare il principio di sussidiarietà insito nella Carta Costituzionale, secondo cui è bene che chi è più vicino ai/alle cittadini/e produca i servizi che a loro servono.

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