Aveva acquistato quattro confezioni di salmone affumicato a sottovuoto in un supermercato di Bologna, quindi lo mangia e il giorno dopo inizia ad accusare diversi dolori. Alla fine, la protagonista di questa storia – la 63enne Roberta, una donna di Bologna – finisce addirittura in coma e ricoverata per ben due mesi, vivendo in un calvario come la terapia intensiva al Sant’Orsola per 20 giorni.
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Il tutto – dopo le analisi effettuate – fu derivato da un batterio riscontrato all’interno del salmone affumicato acquistato dalla donna. Nel prodotto in sottovuoto infatti, sono state rilevate delle ingenti presenze del batterio denominato Listeria, che fu nocivo per la 63enne. La vicenda risale allo scorso 15 luglio del 2023 e, ancora oggi, continua a far discutere per tutto ciò che è successo dopo.
Mangia salmone affumicato e finisce in coma. La storia di Roberta
“Se ci penso, non ci dormo la notte” – il racconto al “Resto del Carlino” di Roberta, la vittima di questa storia che ancora oggi è rimasta del tutto segnata da questo episodio.
Ricoverata in ospedale per due mesi, la 63enne Roberta racconta di aver passato il compleanno “festeggiando intubata”. Uscita con una carrozzina dopo tutto ciò che aveva subito a causa di quelle confezioni di salmone affumicato, la commissione medica le aveva riconosciuto una invalidità del 100%, oggi scesa al 35% per la 63enne, che spiega: “La mia vita è stata stravolta e continua a esserlo”.
La battaglia legale in corso e l’assicurazione mancata
Chiaramente sul caso è in corso una battaglia legale, con la 63enne Roberta che – come affermato a “Il Resto del Carlino” – richiede un riconoscimento per quanto subito. In questo senso, il pm Gabriella Tavano ha richiesto il rinvio a giudizio per il legale rappresentante della ditta responsabile del prodotto, con sede ad Ancona. L’accusa – che si forma sui reati di lesioni colpose gravi e commercio di alimenti nocivi – potrebbe però non portare al risarcimento sperato, ma tutt’altro. Sul caso, analizza la stessa vittima: “L’assicurazione della società importatrice non vuole risarcire. È vergognoso. Dovrebbero ricoprirmi d’oro, anche per tutte le spese che ho sostenuto, tra medicine e fisioterapia”.

