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Bonus busta paga nel 2026, dal taglio dell’Irpef alle festività non godute: le novità

Bonus busta paga nel 2026, dal taglio dell’Irpef alle festività non godute: le novità
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Tutte le novità per il 2026 in busta paga per i lavoratori italiani: dal taglio dell’Irpef alle festività non godute, fino al bonus mamme

Sono attesi nel 2026 nuovi bonus in busta paga, tra cui un nuovo taglio dell’Irpef (ancora in definizione ma con grande probabilità inserito in legge di bilancio). Per i redditi appartenenti al secondo scaglione, compresi tra 28mila e 50mila euro all’anno, è previsto un taglio del 2% dell’imposta, così abbassando l’aliquota al 33%. In arrivo anche il bonus mamme, pari a 480 euro, che nel 2026 potrebbe essere incrementato ampliando i beneficiari e l’impatto economico.

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Novità per quanto riguarda le festività non godute. Nel 2026 due festività come Ognissanti (1° novembre) e San Francesco d’Assisi (4 ottobre) cadranno di domenica e questo vorrà dire che non sarà garantito un giorno di riposo aggiuntivo. Questo non riposo potrà portare un leggero aumento in busta paga, riconosciuta per la giornata lavorativa in più.

Bonus in busta paga con il taglio Irpef

Il governo Meloni punta a introdurre un nuovo taglio dell’Irpef per il 2026. Essa garantirebbe un aumento in busta paga a milioni di lavoratori. L’obiettivo? Abbassare la pressione fiscale per coloro con un reddito fino a 50mila euro annui, quindi circa 13 milioni di contribuenti (secondo le stime del viceministro Leo).

L’intervento riguarda, quindi, i redditi compresi tra i 28mila e i 50mila euro annui, con l’aliquota che si abbasserà dal 35% al 33%. In pratica, la parte di reddito che eccede i 28.000 euro sarà tassata un po’ meno. Andando nel dettaglio, chi supera la soglia minima dei 28mila euro annui noterà una minima differenza, ma il vantaggio cresce per chi cresce di reddito. Ad esempio, chi arriva ai 50mila euro, otterrebbe un beneficio di 440 euro, circa 30 euro al mese.

Il sistema Irpef

Ma come funziona il sistema Irpef? Si tratta di una modalità progressiva e ogni fascia di reddito viene tassata con la propria aliquota. Gli scaglioni sono attualmente tre:

  • 23% fino a 28.000 euro
  • 35% tra 28.000 e 50.000 euro (scenderebbe al 33%)
  • 43% oltre i 50.000 euro

Conferme sul bonus mamme 2026

Confermata tra le misure a sostegno della natalità e genitorialità dal governo Meloni il bonus mamme lavoratrici. Dopo l’avvio nel 2025, la misura è stata confermata nel 2026. L’obiettivo? Favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro e incentivare la natalità in un contesto demografico sempre più allarmante.

Il bonus prevede un’integrazione al reddito mensile di 40 euro per ogni mese in cui la donna ha lavorato e madre di almeno due figli fino ai 10 anni di età del più piccolo. Si tratta, quindi, di 480 euro complessivi erogati a fine anno dall’Inps. Il reddito dal lavoro, però, non deve superare i 40mila euro.

Misura che coinvolge le mamme con più di tre figli: la soglia anagrafica si estende fino ai figli con età massima di 18 anni del figlio più piccolo. La misura non è cumulabile con l’esonero contributivo fino a 3.000 euro l’anno per le lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato.

Le festività non godute: il bonus in busta paga

I lavoratori italiani nel 2026 rinunceranno a due festività nazionali: San Francesco d’Assisi il 4 ottobre e Ognissanti il 1° novembre. Entrambe cadranno di domenica quindi già di default sarà un giorno rosso. Ma le due giornate perse saranno conteggiate come festività non godute, dando diritto a un bonus in busta paga.

La normativa di riferimento è la legge n. 260 del 27 maggio 1949, che all’articolo 5 stabilisce che, “qualora la festività ricorra nel giorno di domenica, spetterà ai lavoratori, oltre la normale retribuzione globale di fatto giornaliera, anche una ulteriore retribuzione corrispondente all’aliquota giornaliera”.

Quindi, il lavoratore in busta paga avrà riconosciuto 1/26 di stipendio in più per ciascuna festività non goduta. Vuol dire che, verranno aggiunti, ad esempio, 92 euro lordi per chi ha uno stipendio di 2.400 euro mensili.