Il dipartimento per le Attività produttive ha varato il testo, dopo l’ok della Commissione all’Ars atteso il passaggio in Giunta. Semplificazione del sistema: dopo il flop del click day, chi ha presentato domanda dovrà solo confermare l'istanza
PALERMO – Un bando, quello del Bonus Covid alle imprese, che sta vivendo alti e bassi da diversi giorni ormai. Come risultato, sino ad oggi, ha avuto una mancata distribuzione di fondi che in questo momento sono necessari come il pane per molte aziende siciliane che stanno tentando di affrontare, senza affondare, la crisi economica aggravata dalla pandemia che sta affliggendo il mondo intero da ormai quasi un anno.
Ora però pare vedersi all’orizzonte un po’ di luce nonostante l’intera vicenda resti “macchiata”. In terza commissione parlamentare all’Ars, quella dedicata allo studio della materia delle Attività produttive, sono state approvate le disposizioni attuative che rappresentato l’ultimo atto della procedura per l’emanazione della nuova direttiva da parte dell’assessorato regionale all’Attività Produttive finalizzato alla concessione del contributo a fondo perduto in favore delle microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizi (bonus Sicilia).
“Con questo testo – afferma il componente della commissione parlamentare, Mario Caputo – sarà possibile per tutte le imprese che rientrano nella misura, di confermare le domande già presentate, e per quelle che non avevano presentato domanda di potere accedere, avendone i requisiti, all’erogazione del bonus”.
Prossimo passo sarà il passato nella giunta regionale del testo dove si applicheranno queste stesse disposizioni attuative stabilite in commissione. Ad essere stato stabilito, in seguito proprio al fallimento del click day, che potranno accedere al bonus non solo le imprese che hanno già partecipato al bando poi annullato, ma anche altre aziende a cui sarà data possibilità di inoltrare istanza. Secondo boatos il bando sarà riaperto per un’altra decina di giorni (date ancora da stabilire) proprio per permettere alle imprese che rientrano all’interno dei parametri stabiliti dalle disposizioni originarie di poter inoltrare istanza. Imprese che magari, a causa dei problemi tecnico-informatici, erano stati impossibilitati a presentare la propria candidatura durante l’incriminato click day.
Una semplificazione del sistema, insomma, dopo il completo fallimento del famigerato “click day”: arrivato finalmente il momento per l’accesso al Bonus Covid imprese, il sistema ha crashato. Sono state decine le aziende che, entrate nel proprio profilo dove è caricata la domanda della propria azienda, hanno trovato nomi di altre aziende, compresi dati sensibili, capitale sociale, riferimenti. Si tratta del cosiddetto “data breach”, cioè di una violazione di sicurezza che comporta, accidentalmente o in modo illecito, la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati. Una violazione dei dati personali che può compromettere la riservatezza, l’integrità o la disponibilità di dati personali.
Ne è seguito un aspro dibattito politico che ancora oggi non si è per nulla placato. Tra i più agguerriti gli esponenti del Movimento 5 Stelle all’Ars che hanno parlato di “fatto gravissimo che testimonia la totale inaffidabilità del bando predisposto da Musumeci e dai suoi assessori, che si sono incaponiti a voler proseguire su questa strada mentre nel resto d’Italia, l’erogazione dei bonus avviene tramite l’Agenzia delle Entrate”.
L’amministrazione regionale ha voluto ribattere alle accuse inizialmente sostenendo che non vi fosse alcuna anomalia, e successivamente scaricando sulla Tim, fornitore e gestore della piattaforma, le colpe per quanto accaduto. Non sarebbero comunque risultati tentativi esterni di porre in essere attività informatiche fraudolente che possano avere determinato un caso di data breach.
In particolare, il fornitore del servizio ha comunicato che, nonostante si sia dato riscontro a migliaia di segnalazioni e richieste di chiarimenti (oltre 3 mila) ricevute attraverso i canali ufficiali previsti per lo specifico avviso, non sia pervenuta alcuna segnalazione relativa alla tematica della presunta impropria condivisione dei dati aziendali a soggetti che non ne hanno diritto.
I deputati del M5S non si sono accontentati delle spiegazioni tecniche: “Non ci interessa sapere il perché, ma il risultato è quello dell’ennesimo disastro per le aziende che sono state messe in crisi dalla pandemia e hanno dovuto fare i salti mortali in termini di burocrazia per partecipare al bando”.