La proposta della lega per incentivare le nozze religiose ha provocato tante polemiche e poche adesioni. L'Unione atei: "Decreto anacronistico e ignora la trasformazione sociale in Italia"
Il bonus matrimonio da 20mila euro per chi si sposa in chiesa fa ancora discutere. Tante le polemiche e a schierarsi contro, oltre all’Unione Atei, c’è anche la Chiesa.
Cosa prevede
La proposta presentata dalla Lega alla Camera prevede un bonus matrimonio fino a 20 mila euro, solo per chi si sposa in chiesa. Ma già il giorno stesso in cui è venuta fuori la notizia, da Palazzo Chigi è stato precisato che è una iniziativa parlamentare e non è allo studio del governo. Lo stesso ministro della Difesa Guido Cosetto ha ribadito: “Il bonus nozze non fa parte della manovra, è la proposta presentata da un deputato. Non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa, non è un tema che interessa ad uno Stato laico”.
La proposta si basa tra l’altro sulla detrazione del 20 per cento delle spese collegate alla celebrazione del matrimonio (religioso): dagli ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, agli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il parrucchiere, il make-up e il servizio fotografico.
L’obiettivo del bonus
“La proposta di legge a mia prima firma, volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”, ha detto il primo firmatario, Domenico Furgiuele che ha presentato la proposta con Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli ed Erik Pretto. Obiettivo dei proponenti è risollevare la sorte dei matrimoni (religiosi) in calo. Nozze che in Italia (in chiesa o meno) sono in flessione da anni e che, durante la pandemia sono letteralmente crollati, soprattutto quelli religiosi.
Il calo dei matrimoni religiosi
I dati Istat dei primi nove mesi del 2021 mostrano che i matrimoni sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2020, ma non è sufficiente a recuperare i numeri persi con la pandemia. Nel 2020 sono stati celebrati infatti 96.841 matrimoni, 87 mila in meno rispetto al 2019, con un calo del 47,4%.
Le polemiche
La proposta, respinta dalla stessa maggioranza, è stata duramente bocciata dall’opposizione. Per Benedetto della Vedova, esponente di Più Europa, la pdl “si inserisce nel filone dei bonus per qualsiasi cosa e, di per sé, non è così originale. A qualificarla nel solco reazionario della destra sovranista è il fatto che il beneficio andrebbe riservato a italiane e italiani da almeno 10 anni e che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente rigorosamente etero: una perla di analfabetismo costituzionale”.
Secondo il senatore del Pd Enrico Borghi “chi crede in certi valori, non ha bisogno per testimoniarli della mancia corroborante: roba da mercanti del Tempio”. Critiche anche da Mara Carfagna: “Siamo ancora al Papa Re”.
Anche la Chiesa dice no
“Il Concilio Vaticano II parla del matrimonio cristiano come di una scelta d’amore per formare una famiglia. È una scelta di fede, libera”, commenta il presidente della pontificia accademia per la Vita, arcivescovo Vincenzo Paglia, in una intervista al Corriere della Sera. “Davanti alla crisi dei matrimoni, religiosi o civili – aggiunge – è opportuno pensare a un sistema per sostenere le unioni stabili. Se lo Stato vuole aiutare le famiglie ben venga, ma tutte le famiglie. Il matrimonio per la Chiesa è un sacramento e un sacramento non si compra. Il credente che sceglie la celebrazione del matrimonio in Chiesa non si fa convincere a questo passo dalle detrazioni economiche, almeno spero. Altro discorso sono tutte quelle misure che sostengano la realizzazione della vita familiare ed eliminino gli ostacoli, anche finanziari, che rendono difficile il progetto familiare. Su questo c’è da augurarsi un lavoro più robusto. Uno Stato che si impegna a sostenere le famiglie, soprattutto nei momenti più difficili – prosegue Paglia – compirebbe una grande scelta. Ma dovrebbe riguardare tutti i cittadini, ovviamente, non solo alcuni, al di là del fatto che abbiano fede o no. Del resto che ne sarebbe dei matrimoni in sinagoga, nelle moschee o altrove? Bisognerebbe piuttosto lavorare su una proposta del genere anche dal punto di vista dell’uguaglianza di ogni cittadino, senza distinzioni di religione e che sia credente o meno, come prevede la Costituzione italiana”.
Il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi è scettico. “Aiuterebbe famiglia e natalità? Beh, si sa che a volte col matrimonio non è mica detto…”.
Unione Atei all’attacco
Sul piede di guerra l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar): “Questo della Lega – dichiara Roberto Grendene, segretario Uaar – è un goffo tentativo di rilanciare il matrimonio in chiesa che ormai è in crollo, per stessa ammissione dei proponenti nelle motivazioni del ddl”. E ancora: “Il decreto legge inoltre è del tutto anacronistico se si considera che il calo dei matrimoni e l’incremento di famiglie che non si fondano su tale istituto sono in atto da oltre quarant’anni e rendono evidente la profonda trasformazione sociale e demografica avvenuta in Italia”.