Il Consiglio comunale si confronterà a breve sulla mozione presentata, ma i numeri sembrano già sfavorevoli al capo dell’Esecutivo locale. Intanto, la Giunta municipale è stata azzerata
BORGETTO (PA) – È finito sulla graticola il sindaco Luigi Garofalo, che potrebbe avere i giorni contati in Municipio. Nei suoi confronti, infatti, è stata sottoscritta una mozione di sfiducia da ben nove consiglieri comunali sui dodici ed entro trenta giorni dalla presentazione la Presidenza del Consiglio comunale dovrà convocare l’Assise per la discussione. E i numeri non sembrano essere a favore del primo cittadino. Per rendere esecutiva la decadenza del sindaco, infatti, e di conseguenza del suo esecutivo e anche del consiglio stesso, basterebbero i due terzi dei consiglieri, quindi 8 su 12.
Diverse le motivazioni che sono state riportate nell’atto di sfiducia che, come precisa la Legge regionale in materia, deve essere ovviamente motivato: dalla mancata attuazione di mozione e interrogazioni alle gravi carenze idriche mai superate; dalle “spese non rispondenti alle disposizioni di legge” ai mancati controlli di scavi di ditte private nel territorio, passando anche per le carenze di personale tecnico mai affrontate e superate.
“L’azione amministrativa della Giunta Garofalo – si legge nel documento che chiede la sfiducia – nelle sue diverse composizioni nel tempo è stata occupata a rincorrere le emergenze del momento guardando solo alla quotidianità, ai singoli interventi, quasi sempre in emergenza mai risolutivi dei reali problemi di natura economico, sociale e di sviluppo che affliggono la comunità cittadina”.
Si parla poi di mancati adempimenti di legge per la trasparenza nel sito del Comune e di un errato utilizzo delle risorse umane del Comune, che ha portato in alcuni casi a eccessivi sovraccarichi e in altri a demotivazioni: “L’attuale Amministrazione – si legge ancora nel documento e in particolare nel passaggio dedicato all’attuale situazione del servizio idrico – non ha saputo gestire tale servizio, non riuscendo a risolvere le gravi carenze strutturali sia della rete sia degli impianti di distribuzione e di raccolta delle acque. L’attuale amministrazione, finora, ha impegnato risorse economiche in meri interventi tampone che non riescono a mitigare il grave deficit strutturale della rete”. Infine, si parla anche di mancata programmazione per il reperimento di fondi sovracomunali.
Tra i nove sottoscrittori figurano non soltanto i quattro consiglieri dell’originaria opposizione del Movimento 5 stelle, ma anche altri cinque che hanno fatto parte dell’oramai sfaldata maggioranza che era stata eletta al fianco del primo cittadino.
Intanto, è arrivata la prima contromossa: si sono dimessi i due assessori rimasti in Giunta con Garofalo, Monia Jerbi e Roberto Davì, e persino il presidente del Consiglio Fabio Salamone. Questo per permettere al sindaco di poter dialogare con tutte le forze politiche e di avere le “mani libere”.
In precedenza il primo cittadino aveva già perso due componenti dell’Esecutivo, Antonio Maltese e il vice Alessandro Santoro. Quest’ultimo, esponente del Partito democratico, è oltretutto tra i sottoscrittori della mozione di sfiducia insieme al collega di gruppo Alfredo Panettino.
“Mi prendo le mie responsabilità – ha detto Santoro – ma bisogna allo stesso modo dire che nel corso dei miei due anni di mandato ho fatto il vice sindaco solo sulla carta. Di fronte a questa crisi politica che ci portiamo dietro da più di un anno le mie responsabilità direi che sono limitate. Questa situazione ha compromesso il normale svolgimento dell’attività amministrativa. Un esempio su tutti? Il Bilancio riequilibrato appena approvato dopo il dissesto finanziario è stato votato soltanto da quattro consiglieri comunali in seconda convocazione, tra i quali c’ero io che sono stato leale sino all’ultimo con il mio partito”.
Dal canto suo il primo cittadino ha sostenuto di avere lavorato su tanti fronti e superato molte emergenze, a cominciare proprio dal Bilancio che è stato recentemente approvato e riequilibrato: “Forse qualcuno si dimentica – ha detto – in che stato era questo Ente locale tre anni fa quando ci insediammo. Veniva da un dissesto finanziario, da una gestione commissariale in seguito a uno scioglimento per infiltrazioni mafiose. Ci sono state diverse emergenze che abbiamo aggredito, certamente bisogna continuare ad andare avanti per portare a compimento il lavoro già iniziato. Penso alle tantissime spese superflue e alle internalizzazioni portate avanti da questa amministrazione e che hanno portato dei benefici finanziari importanti”.