“Siamo alla strage generazionale”. Gaetano Armao, assessore siciliano all’Economia, ha commentato così delle proiezioni che porterebbero l’Isola nel 2030 a perdere quasi 200 mila abitanti nell’arco di dieci anni. A fronte di un lento spopolamento complessivo dell’Isola che inizia a manifestarsi con costanza dal 2014 (5.092.080 gli abitanti) e prosegue ad inizio 2019 (con 4.999.891 abitanti), i borghi siciliani in poco meno di 70 anni (dal 1951 al 2019) hanno perso fino al 96% della popolazione originariamente residente nei centri storici.
Un’emorragia dilagante che non lascia scampo nemmeno ai venti comuni isolani inseriti tra “I borghi più belli d’Italia” e da cui si salva a pieni voti soltanto Cefalù (Pa) che è riuscita nei settant’anni in esame ad accrescere la propria popolazione. Osservando la tabella, realizzata su dati dell’Assessorato Territorio e ambiente della Regione siciliana e dell’Istat e messa a punto dall’associazione “Borghi più belli d’Italia”, risulta evidente che, oltre alla citata Cefalù, solo Castelmola (Me) perde meno di un quarto degli abitanti presenti nel 1951; gli altri si attestano su percentuali che vanno dal 28% di Sambuca di Sicilia (Ag) al 96% del centro storico di Erice (Tp). Quest’ultimo Comune contava nel 1951 ben 33.610 abitanti, scesi a 27.465 nel 2019; riportiamo i dati del centro storico in quanto il borgo, come Savoca (Me) del resto (di cui non possediamo i dati del 1951 in quanto appartenente al comune di Santa Teresa di Riva), si estende a valle ma i corpi assestanti dei rispettivi centri storici si stanno spopolando in maniera preoccupante. I giovani sono i primi ad andar via a causa della crescita esponenziale della disoccupazione e gli anziani rimasti spesso soffrono a causa dei servizi carenti.
Ad un calo demografico senza precedenti si affianca un settore turistico che non riesce a spiccare il volo. La Sicilia conta 829 borghi, venti quelli inseriti tra i borghi più belli d’Italia, i riconoscimenti nazionali fioccano ma le presenze turistiche in Sicilia non decollano. Manca un’accurata programmazione degli eventi, la destagionalizzazione tarda a diventare una realtà con il “mordi e fuggi” che la fa da padrone e i problemi infrastrutturali continuano a rappresentare un grande ostacolo.
Nel 2016 un solo borgo pugliese trai più belli, Otranto, è riuscito da solo a totalizzare quasi lo stesso numero di pernottamenti degli allora 19 borghi isolani inseriti nel club.
Intanto la sesta edizione del concorso nazionale promosso dall’associazione “I Borghi Più Belli d’Italia” in collaborazione con la trasmissione di Rai3 “Alle falde del Kilimangiaro” ha incoronato Petralia Soprana (Pa) “Borgo più Bello d’Italia 2019”.
Dopo il successo nel 2014 di Gangi (Pa), nel 2015 di Montalbano Elicona (Me) e nel 2016 di Sambuca di Sicilia (Ag), il borgo delle Madonie l’ha spuntata su tutti ottenendo il quarto riconoscimento da portare in dote all’Isola nelle sei edizioni. Venzone, nel Friuli Venezia Giulia è stato premiato per il 2017 e Gradara, nelle Marche, per il 2018. Per la nuova edizione i borghi siciliani in gara sono tre: Castelmola (Me), Gangi (Pa), Palazzolo Acreide (Sr).
Il turismo rappresenta la chiave di volta per far rinascere le perle isolane; l’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina, e Salvatore Bartolotta, coordinatore regionale de “I borghi più belli d’Italia”, ci parlano (in basso) delle strategie messe in atto.
I borghi siciliani rappresentano una ricchezza anche in termini turistici per la nostra Isola, quali iniziative sta intraprendendo l’assessorato per rilanciare il turismo nei piccoli comuni?
“La valorizzazione dei borghi siciliani è già al centro della direttiva presidenziale del 2018 e nelle politiche del governo Musumeci, la valorizzazione dei borghi è certamente tra le priorità. Sono state messe in atto dall’assessorato regionale al Turismo due specifiche azioni di comunicazione. La prima è una pubblicazione dedicata ai borghi, con tutti i borghi più belli d’Italia e poi singole monografie sui borghi siciliani. Queste pubblicazioni sono state distribuite nel corso delle fiere turistiche, nelle ambasciate e nei consolati. Inoltre, abbiamo aggiornato il geoportale che contiene una specifica sezione dedicata ai borghi, non solo i borghi più belli d’Italia ma anche tanti altri piccoli comuni che hanno determinate caratteristiche per cui partecipano all’offerta del turismo cosiddetto “slow” ed “esperenziale”.
La sfida de “Il borgo dei borghi” può rappresentare una vetrina valida? Quali azioni a supporto dei borghi candidati?
“Ritengo che la sola partecipazione sia già certamente una vetrina validissima perché permette a luoghi meravigliosi, il più delle volte poco conosciuti, se non a coloro che li hanno vicini, di essere valorizzati non soltanto in chiave culturale ma soprattutto in funzione turistica. Non ci sono azioni a supporto delle candidature ma sicuramente posso dire che ogni volta che un borgo siciliano ha avuto un riconoscimento è stato ospitato nelle fiere a cui abbiamo partecipato come Regione Siciliana con una presenza attiva e non nell’ambito di un contesto generale. Tra l’altro, ricordo che si è appena chiuso un bando destinato alla mappatura delle destinazioni turistiche siciliane e tra i soggetti privilegiati rientrano a pieno titolo tutti i piccoli comuni aggregati nell’offerta turistica in un’ottica di valorizzazione territoriale attraverso la cooperazione”.
Dall’incontro col coordinatore regionale dei borghi più belli d’Italia cosa è emerso?
“Con il coordinatore regionale Salvatore Bartolotta e il vice presidente nazionale Giuseppe Simone ci siamo incontrati perché ovviamente c’è tutto l’interesse da parte dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia a condividere progetti e programmi, assieme all’Assessorato regionale al Turismo, che si svolgono nell’ambito della promozione dei territori. A noi fa piacere poter contribuire alla visibilità di questi luoghi magici che spesso non rientrano tra le tappe del turismo classico. Il nostro grande deficit è dato dal fatto che abbiamo tantissime meravigliose realtà ma manca la condivisione di tutte queste realtà, si va avanti in ordine sparso, senza un coordinamento. Noi stiamo lavorando su come rappresentare dentro un contenitore tutte le eccellenze siciliane, per questa ragione si va verso la costituzione dell’Agenzia regionale per il Turismo. Infine, i borghi saranno certamente presenti in occasione della Borsa del Turismo extralberghiero che si farà in novembre a Bagheria. Un’opportunità utile per accendere i riflettori”.
La tabella sulla demografia dei borghi fornita dalla vostra associazione è un quadro inquietante…
“Nel 2035 continuando con questo trend a Novara di Sicilia non ci sarà più nessuno. È gravissimo. Vivo giornalmente questa realtà e chi ama la propria terra natia deve lottare per un futuro migliore. Alcune volte ammetto di sentire un grande sconforto. Quest’anno nel mio comune non ci sono state nascite nemmeno da parte della piccola comunità di origine rumena che da anni si è integrata nel nostro territorio”.
Vecchi e giovani: come si divide la “torta”?
“A Novara di Sicilia il 41% della popolazione ha più di 65 anni. Sono 17 su 20 i borghi più belli d’Italia siciliani che vivono lo spopolamento e i dati sono certificati dall’assessorato territorio e ambiente dell’Isola e dall’Istat”.
Da cosa bisogna ripartire? Quali sono gli esempi virtuosi?
“Troina, il ventesimo borgo siciliano ad entrare a far parte dell’Associazione da quest’anno, ha messo in campo 47 milioni di euro di progetti per il recupero del centro storico. Si lavora senza sosta per le Zone franche montane e quindi l’attrattività fiscale delle aree interne dell’Isola. Ci stiamo attivando con convegni e incontri con gli assessori competenti. Dal punto di vista turistico lavoriamo in sinergia con l’assessore Messina e spingiamo per un maggiore coordinamento tra i borghi in tema di programmazione”.