C’è un’Italia che accoglie, che ascolta, che si commuove. E quella Italia è rappresentata talvolta da piccoli comuni come quello di San Marco d’Alunzio, uno dei Borghi più belli d’Italia in provincia di Messina, dove la manifestazione “Tutto il mondo in paese” ha trasformato l’antico borgo siciliano in un palcoscenico di umanità, integrazione e bellezza condivisa.
Non è stato solo un evento culturale quello organizzato dal Comune in questa circostanza: è stato un messaggio civico forte, vivo, sentito, quello che la diversità non divide, ma arricchisce, e che ogni cultura, ogni volto, ogni lingua può trovare un posto nel cuore di una comunità quando c’è apertura, rispetto e ascolto.
L’umanità prima di tutto: emozioni tra note e bandiere
Il momento più toccante? Quando la banda musicale di San Marco ha intonato gli inni delle nazioni rappresentate, dal Venezuela alla Francia, passando per Senegal, Perù, Tunisia, Svizzera, Argentina, Spagna, Giappone, Brasile, Albania e Romania, marciando tra le vie del paese. C’erano occhi lucidi, mani sul petto, sguardi rivolti al cielo. Chi vive lontano dalla propria terra ha ritrovato, anche solo per pochi minuti, una casa. E chi quella casa ha imparato a costruirla altrove, ha condiviso lacrime di nostalgia e sorrisi di coraggio, tra i vicoli in festa.
L’impegno civico dietro le quinte della bellezza
A rendere possibile tutto questo, l’impegno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Filippo Miracula, che ha creduto con forza in un’idea di paese aperto e inclusivo. Un’idea resa realtà grazie al prezioso lavoro organizzativo dei consiglieri Erika Monastra e Walter Arcodia, figure chiave di una macchina che ha saputo coordinare, valorizzare e connettere associazioni, cittadini e comunità.
Ogni persona, una storia. Oltre la cronaca, oltre i pregiudizi
In un tempo in cui la cronaca spesso impone giudizi affrettati e generalizzazioni pericolose, eventi come questo ci ricordano che nessuna cultura può essere ridotta a uno stereotipo, né in positivo né in negativo. Ogni persona ha una storia, una dignità, una complessità che merita ascolto e attenzione.
È giusto e necessario imparare a guardare oltre le semplificazioni, riconoscendo che il rispetto passa anche dal saper distinguere, dal non fare di tutta l’erba un fascio, e dal concedere a ciascuno la possibilità di essere conosciuto per ciò che è davvero. Ed è proprio in questa sensibilità che cresce una società più giusta, più umana.
Sapori, arte, e la forza di sentirsi parte di un tutto
Nel borgo riecheggiavano musiche folk, si danzava tra le vie antiche, si assaporavano piatti dal mondo e specialità locali. Non è stata solo festa ma pure identità che si racconta, storie che si incrociano, memorie che si intrecciano nel presente.
A dare ulteriore spessore all’evento, la mostra “I me cuosi” a cura dell’artista Piede Che Fuma, un percorso profondo e simbolico, che ha saputo toccare corde intime, parlando di radici, di affetti e di tutto ciò che ci tiene legati, anche quando si è lontani.
Non solo una giornata: una visione da coltivare
“Tutto il mondo in paese” può diventare per molti un modello di convivenza, un esempio di civiltà, un promemoria importante: che il futuro passa dalla capacità di accogliere e sapersi integrare, di costruire ponti e abbattere muri, e di farlo partendo da luoghi autentici, vivi, veri, come San Marco d’Alunzio.
E se ogni borgo potesse diventare, anche solo per un giorno, un piccolo mondo accogliente, forse il mondo stesso sarebbe un posto un po’ più giusto, un po’ più umano.

