Sébastien Burel è un uomo che ha costruito la propria vita tra il rigore della Borgogna e la libertà dell’Etna. Francofono e canadese di nascita, arriva in Sicilia nel 2022 con un progetto preciso: “Avevo venduto il mio appartamento a Parigi e sono venuto per comprare una vigna, una casa e creare veramente un’azienda sul modello di una piccola realtà borgognona: cinque ettari, lavorare solo con la mia uva e far crescere la qualità del vino nel tempo”.
La nascita de “La Ripresa”
Così nasce La Ripresa, la sua azienda vitivinicola, che già dal nome racchiude l’idea di rinascita e continuità. Per vent’anni Sébastien ha vissuto a Parigi, dove ha lavorato e continua a lavorare come consulente per la banca Rothschild ed altri clienti, un ruolo particolare in cui il vino diventa strumento di cultura e relazione: “Il mio lavoro era creare una cultura del vino, non nella parte produttiva, ma nel collegare clienti e banchieri attraverso i valori della viticoltura e della famiglia”.
Dalla Borgogna alla Sicilia: una scelta consapevole
Parallelamente, continuava a vinificare in Borgogna, presso lo Château de Béru, dove aveva studiato enologia e dove per due decenni tornava ogni anno per le vendemmie. La scelta della Sicilia non è stata casuale. Dopo aver esplorato il sud della Francia, la Grecia e la Spagna alla ricerca di un luogo adatto per iniziare un progetto viticolo, Burel si è reso conto che i cambiamenti climatici stavano rendendo molte di quelle regioni sempre più ostili alla viticoltura naturale: “Quando devi investire il frutto di una vita di lavoro, devi essere prudente – racconta – Tutta la Grecia, la Spagna e il sud della Francia parlano solo di irrigazione e di cambiare le varietà per adattarsi al clima. Non era un programma che mi dava fiducia”.
L’arrivo sull’Etna
Così, ricordandosi di un viaggio sull’Etna di quindici anni prima, decide di tornare: “Mi ricordavo che l’Etna era un giardino. Ho studiato un po’ la situazione e ho visto che l’economia del vino era interessante, c’era una bella dinamica. Ho pensato: forse dobbiamo provare a venire qua”. Arriva sull’isola nell’inverno del 2021-2022 senza parlare una parola d’italiano, ma con una determinazione assoluta. “Sono stato fortunato: appena arrivato ho incontrato produttori straordinari, tutti molto accoglienti. Mi sono sentito accolto a un livello incredibile”.
I vigneti tra Contrada Tartaraci e Contrada Sorge
In pochi mesi trova due appezzamenti che lo conquistano immediatamente: il primo è in Contrada Tartaraci, a circa 950 metri di altitudine, con un suolo nero di sabbia vulcanica; il secondo in Contrada Sorge, un terreno più argilloso, al confine tra il Parco dell’Etna e i Nebrodi. “L’altitudine e la freschezza erano i punti principali. Il vento che arriva dai Nebrodi mantiene la vigna sana e il terreno sempre un paio di gradi più freddo del versante nord. È un ambiente straordinario”.
Le sfide e la filosofia produttiva
I primi anni sono stati di scoperta e di sfida. “Quando sono arrivato ho pensato di aver trovato il paradiso, e nel 2022 lo era davvero: quasi nessun trattamento, uva abbondante e di qualità stupenda. Poi nel 2023 e 2024 ho sofferto un po’ di più, ma anche nei momenti difficili le condizioni qui restano migliori di quelle della Borgogna: un po’ di gelo, un po’ di grandine, ma mai come là”. E aggiunge, con un sorriso: “La cosa più bella è che posso fare quasi tutto da solo, come avevo sognato”.
I vini di Sébastien Burel
I suoi vini rispecchiano pienamente la sua visione: vini di montagna, leggeri, con alcol contenuto e una freschezza vibrante: “Volevo fare vini leggeri, da dodici gradi, con il punto principale che fosse la freschezza. Devo dire che sono molto felice del risultato”. Dal Nerello Mascalese della contrada Tartaraci nascono vini di profondità vulcanica e tensione minerale, mentre a Sorge prende forma un vino più delicato e floreale, dove si incontrano Nerello, Grenache, Pinot Noir e Minella. Per Burel, il vino è una forma di linguaggio: parla del tempo, del suolo, dell’uomo che lo accompagna.
Un nuovo equilibrio sull’Etna
“Non sono interessato a produrre grandi quantità, ma a far crescere la qualità del mio progetto”, spiega. È un approccio quasi meditativo, che riflette il suo desiderio di radicarsi nel territorio e di ascoltarlo con pazienza. La Ripresa oggi è una piccola realtà di altitudine, dove il ritmo delle stagioni scandisce la vita e il lavoro. Tra le colate laviche e il vento dei Nebrodi, Sébastien Burel ha trovato il suo equilibrio: un nuovo inizio che unisce la precisione borgognona e l’anima vulcanica dell’Etna. “Dopo vent’anni a Parigi non volevo più essere vicino a una grande città – dice – Volevo un posto dove il mare e la montagna si incontrassero, dove il vino potesse nascere libero. L’ho trovato qui”.

