Bruno Corda (Anbsc): “Una sempre più rapida destinazione dei beni confiscati alla mafia per fini sociali” - QdS

Bruno Corda (Anbsc): “Una sempre più rapida destinazione dei beni confiscati alla mafia per fini sociali”

Bruno Corda (Anbsc): “Una sempre più rapida destinazione dei beni confiscati alla mafia per fini sociali”

venerdì 26 Maggio 2023

Intervista esclusiva del QdS al prefetto che dirige l’Anbsc. Anche così lo Stato combatte la lotta alla criminalità

ROMA – “I provvedimenti di sequestro o confisca dei beni della criminalità organizzata sono in continuo aumento e superano costantemente i provvedimenti di riutilizzo, anche in virtù delle varie criticità rilevate”. La Corte dei conti (nella Delibera n. 34/2023/G) ha esaminato le funzioni svolte dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) e ha rilevato i nodi da sciogliere che rendono più difficile il riutilizzo sociale dei beni nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie.

Nel documento la Corte ha rilevato che: il volume delle informazioni raccolte sui beni sequestrati o confiscati non è ancora confluito in un sistema di dati affidabile, completo e pienamente consultabile; c’è una ridotta disponibilità finanziaria dei Comuni e degli enti del terzo settore, che rende difficoltoso l’avvio dei progetti; persiste una scarsa conoscenza dei beni, della loro esistenza e delle modalità di acquisizione. L’intervista che segue rilasciata in esclusiva al Quotidiano di Sicilia da Bruno Corda, direttore dell’Anbsc, consente di avere una panoramica sui lavori in corso, i risultati ottenuti e da ottenere “per restituire slancio e credibilità all’azione istituzionale”.

La Corte dei Conti nella Delibera n. 34/2023/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha segnalato delle criticità relative all’Anbsc. Come commenta il testo? Quali le soluzioni possibili?
“C’è stata una grande collaborazione tra noi e la Corte dei Conti per questo rapporto. In realtà le conclusioni discendono da un confronto che è intervenuto nell’ambito di questa attività. Il numero dei beni destinati è in continuo aumento ed è in continuo aumento il numero dei beni che vengono confiscati dalla Magistratura in seguito alle indagini della Polizia giudiziaria. Ciò rende necessario un maggiore affinamento nel sistema dei dati: col ministero della Giustizia stiamo lavorando per far sì che i dati informatici provenienti dal ministero possano essere recepiti da parte del nostro sistema. I due sistemi stanno andando a collimare l’uno con l’altro. Da lì seguirà una tempestività della comunicazione, la fruibilità della storia del bene dal momento del sequestro fino a quando passerà per tutte le attività giudiziarie fino ad arrivare all’assegnazione definitiva. Per quanto riguarda la ridotta disponibilità finanziaria dei Comuni, siamo di fronte a un tema importante e lo è altrettanto quello relativo alla mancanza di conoscenza da parte dei Comuni dei metodi di finanziamento ma anche alla ridotta capacità progettuale: i Comuni vanno sostenuti. Un grande ruolo in tal senso è in mano alle Regioni”.

Programmazione e obiettivi raggiunti e da raggiungere dall’Anbsc per l’anno in corso?
“Le iniziative per l’anno in corso sono fortemente legate alla necessità di una sempre più rapida destinazione dei beni confiscati per fini sociali per quanto attiene i beni immobili e naturalmente il mantenimento dei posti di lavoro per garantire il corso delle attività. Per quanto riguarda il primo tema, noi abbiamo avuto un grande incremento delle destinazioni che hanno portato a una crescita dal 2020 al 2022 del 131%, in particolare per gli immobili del 147%. Attraverso il sistema delle conferenze di servizio riusciamo ad avere una condivisione in una fase antecedente la conferenza attraverso l’utilizzo dei nuclei di supporto. Questi si confrontano con le parti in gioco e presentano i beni con le loro criticità ai soggetti che potrebbero essere destinatari, a partire dagli Enti locali. Il tutto per un’acquisizione consapevole: conoscere potenzialità e criticità alle quali si andrà incontro. Attraverso questo sistema di trasparenza non abbiamo maggiori rifiuti di quanti ne registravamo precedentemente ma, al contrario, abbiamo un incremento proprio perché c’è una maggiore conoscenza. Tra gli obiettivi c’è certamente il completamento dell’organico e lo completeremo entro l’anno in corso. Dal 2020 avremo dunque un incremento che è pari al 180%. Personale che è assunto in modo stabile e che fa parte della nostra organizzazione. Altro elemento importante è supportare i Comuni nella loro capacità di scelta e di individuazione delle fonti di finanziamento che possano portare alla valorizzazione dei beni: dal Pnrr ma anche dalle amministrazioni regionali ed europee. Nella nostra pagina ‘L’Agenzia supporta i Comuni’ inseriamo anche questo tipo di informazioni e ogni volta che facciamo le conferenze di servizio ribadiamo questi concetti. Altro obiettivo è la diffusione a livello internazionale della nostra attività, che è prevista dalla nostra normativa e che è una normativa di riferimento in materia di riutilizzo sociale dei beni. Solo la Francia, in misura ridotta, ha qualcosa di simile; tutti gli altri Paesi si vogliono ispirare all’esperienza italiana, naturalmente superando le criticità che riscontriamo. Questo è un fattore fondamentale a livello strategico perché trovare una linea comune a livello internazionale vuol dire avere un medesimo approccio nei confronti dei beni confiscati”.

L’Agenzia ha avviato a Trapani qualche settimana fa il ciclo 2023 di conferenze di servizi. Quali sono stati i risultati? Quali iniziative riguardano la Sicilia?
“Le iniziative per quanto riguarda la Sicilia sono sempre molto importanti; quasi un terzo del nostro patrimonio immobiliare si trova nell’Isola. Siamo partiti da Trapani con le conferenze di servizio, alla presenza del sottosegretario al ministero dell’Interno, Wanda Ferro, in ragione dell’arresto del noto latitante Messina Denaro (anche se naturalmente una cosa non deriva dall’altra, avevamo già preso la decisione della sede). La riappropriazione da parte della comunità locale dei beni appartenuti a un latitante di quell’importanza a noi è sembrata una cosa particolarmente significativa. I beni che potevano essere riconducibili a Messina Denaro erano ben 121. C’è stata una grande rispondenza da parte dei Comuni. All’esito dei lavori, sono state acquisite manifestazioni di interesse per finalità istituzionali, sociali o economiche, per 288 dei 327 beni originariamente proposti, per un valore di oltre 13 milioni di euro. Questi beni, dopo la conferenza di servizi sono stati già oggetto di assegnazione in seguito alla riunione del Consiglio direttivo tenuta tre settimane fa e sono stati fisicamente assegnati ai soggetti che ne avevano fatto richiesta, a partire dai Comuni. Rapidità, dunque, nell’analisi da parte della Prefettura e del nucleo di supporto cui è seguita la conferenza di servizi del 19 di aprile e infine la destinazione dei beni da parte del consiglio direttivo. Chi ha fatto richiesta ha avuto il bene. Stiamo firmano i decreti di assegnazione ma c’è già stato il parere favorevole del consiglio direttivo. Ciò testimonia quanto ci impegniamo per porre con grande rapidità a disposizione della comunità i beni che vengono assegnati”.

Vendere il patrimonio che proviene dalle confische (e che ammonta a circa due miliardi) attraverso la creazione di fondi d’investimento creati dalle banche è una via percorribile?
“Sarebbe uno stravolgimento della normativa attualmente presente che, invece, prevede la destinazione sociale dei beni confiscati e non un loro utilizzo economico se non per un loro investimento sempre in attività sociali. Si tratterebbe di utilizzare i beni per una finalità economica che in questo momento non è presente nel nostro ordinamento. La possibilità di vendita dei beni immobili da parte dell’Agenzia è l’ultima ratio che viene perseguita soltanto laddove quel bene non abbia le caratteristiche di poter essere utilizzato da parte dei soggetti di cui abbiamo discusso. È qualcosa su cui il legislatore molto probabilmente potrà riflettere ma che in questo momento è completamente lontano dalla filosofia informatrice del nostro ordinamento”.

AGENZIA BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

Compiti, funzioni e storia dell’Agenzia

L’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) gestisce, in collaborazione con l’Autorità giudiziaria, l’intero processo finalizzato alla destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati in via definitiva, affinché vengano restituiti alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali.

Istituita nel 2010, l’Anbsc è un ente con personalità giuridica di diritto pubblico, vigilato dal ministro dell’Interno. Ha sede a Roma, con sedi secondarie a Reggio Calabria, Palermo, Napoli e Milano. Con la sua attività favorisce la raccolta e lo scambio di informazioni sui beni e il superamento di eventuali criticità relative alla loro destinazione, dalla fase di sequestro durante la quale coadiuva gli amministratori giudiziari alla fase di gestione diretta dei beni, dopo la confisca, fino alla loro destinazione.

Tra le attività funzionali alla destinazione dei beni confiscati – che è una delle priorità della mission dell’Anbsc – c’è l’organizzazione, in collaborazione con le prefetture e gli enti locali, delle conferenze di servizi nell’ambito delle quali le amministrazioni del territorio possono manifestare l’interesse all’acquisizione dei beni, sulla cui destinazione decide poi il consiglio direttivo dell’Agenzia.

Nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, il direttore della Agenzia è scelto tra figure professionali che abbiano maturato esperienza professionale specifica, almeno quinquennale, nella gestione dei beni e delle aziende: prefetti, dirigenti dell’Agenzia del demanio, magistrati che abbiano conseguito almeno la quinta valutazione di professionalità o delle magistrature superiori, in posizione di fuori ruolo o in aspettativa secondo l’ordinamento dell’amministrazione di appartenenza. Il prefetto Bruno Corda ricopre questo incarico dal 17 agosto del 2020.

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