L’insofferenza del Popolo ucraino, sottoposto ai martellanti bombardamenti dell’autocrate Putin, cresce di giorno in giorno perché la guerra si avvia verso il quarto anno (22 febbraio 2026) e non accenna a concludersi.
Una parte rilevante dell’Ucraina è stata demolita dai bombardamenti. La situazione sotto questo profilo non è grave come in Palestina, ma è abbastanza grave.
La guerra deve finire perché un Popolo non può essere martoriato. E per finire bisognerà che Zelensky decida una volta per tutte quale sia il male minore: se continuare a subire quei devastanti bombardamenti o cedere una parte del territorio, per altro già sotto l’influenza russa.
A questo punto si ritiene determinante l’intervento del presidente americano, Donald Trump, il quale vuole a tutti i costi raggiungere, anche su questo versante, la pace e pertanto ha messo alle corde il presidente ucraino, il quale in questi ultimi tempi ha destituito il sindaco di Odessa, tacciandolo di essere un traditore.
Trump, dunque, ha detto a Zelensky: devi chiudere questa guerra sulla linea di confine attuale, né un metro di più, né un metro di meno. Se non lo fai, subirai le conseguenze della Russia, anche perché non ti fornirò i missili o altre armi.
Di fatto Zelensky è con le spalle al muro e riteniamo che non potrà rifiutare l’aut aut statunitense. Per cui si può ipotizzare che entro fine anno la pace sarà firmata, ripetiamo, cristallizzando la situazione attuale.
In questa vicenda, l’Unione europea è stata umiliata, non per cause esterne, ma per cause interne. Trump ha dimostrato che essa non conta nulla nella guerra russo-ucraina e che la sua posizione di sostegno all’Ucraina (a parole, ma anche con armi e sostegni finanziari) non ha risolto il problema alla radice e cioè non ha portato alla pace.
La linea guerrafondaia dell’Unione di supporto a un’improbabile vittoria dell’Ucraina si è rivelata destituita di realismo, cosicché ha contribuito a prolungare la guerra e con essa le sofferenze del Popolo ucraino, di cui quasi nessun media parla.
Noi, vecchi europeisti, profondamente convinti del necessario progresso dell’Unione per confluire in una confederazione, sul modello degli Stati Uniti, siamo quindi profondamente delusi da Merz (cancelliere tedesco), dall’inconsistente Macron (presidente francese) e dalla posizione insostenibile di Starmer (primo ministro del Regno Unito, ormai fuori dall’Unione europea). Questi ed altri personaggi minori non si sono resi conto di come sarebbero andate le cose e hanno persistito in una posizione inconcludente e irrealistica.
Ora che Trump ha dato l’ultimatum, probabilmente quello vero, a Zelensky e che, altrettanto probabilmente, si arriverà a concludere questa disgraziatissima vicenda, l’Unione europea raccoglie i rimpianti di quei pochi che fin dall’inizio hanno criticato la posizione della presidente Ursula von der Leyen, fuori da ogni possibile concretezza.
Questa vicenda dovrebbe insegnarci molte cose; speriamo che lo faccia.
L’altra umiliazione che Trump ha inflitto all’Unione è stata quella di avere scelto la capitale ungherese, Budapest, per il possibile, ma non certo, incontro con Putin. Ricordiamo infatti che in Ungheria vi è un governo che contrasta l’attuale linea di politica estera dell’Ue e cioè quello di Viktor Orban.
Dato il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Putin, il suo aereo presidenziale dovrà fare un lungo giro per evitare di sorvolare gli stati aderenti alla Cpi. Si potrebbe obiettare che anche l’Ungheria aderisce alla Cpi, dalla quale ha però chiesto di uscire proprio quest’anno. Tuttavia, è pacifico che il mandato d’arresto nei confronti di Putin resterà lettera morta, cosicché viene dimostrata l’ulteriore debolezza di questi organismi internazionali, che non hanno alcun potere effettivo se non quello di fare chiacchierare i mezzi d’informazione.
L’Ue è stata perciò doppiamente umiliata da Trump, ma non ha avuto alcuna reazione: continua a restare supina perché teme i dazi e altre ritorsioni. Chi è debole non è in condizione di trattare, neanche con uno come Trump, che è un politico per modo di dire.

