Editoriale

Burocrazia è causa del caro bollette

L’aumento vertiginoso dei costi di energia elettrica e gas non può essere solo conseguenza di un aumento delle materie prime, come fatto economico, ma come manovre politiche di chi produce l’uno (il petrolio) e l’altro (il gas).
Infatti, il petrolio è aumentato all’origine di circa il venti/venticinque per cento, ma la materia prima incide sul prodotto finale per un decimo. Il gas alla produzione non ha aumentato i prezzi, mentre alla fine del percorso essi stanno gravando fortemente sulle bollette di consumatori e imprese.
La Russia è il fornitore del quaranta per cento del gas italiano; aprendo e chiudendo i rubinetti, fa oscillare il prezzo.
L’inflazione, esplosa in maniera incontrollata in tutto il mondo, è un’altra causa di questi aumenti.
Tutto ciò accade perché il nostro Paese non ha fatto una politica attiva negli ultimi venti anni di promozione delle fonti rinnovabili, anzi la sua è stata una politica passiva nell’ostacolare in qualunque modo la produzione di energia pulita attraverso impianti adeguati.


Risulta che il ministero dell’Ambiente, che deve autorizzare Via e Vas, ha impedito, nel corso della gestione da parte del ministro Costa, l’insediamento dei termocombustori per produrre energia pulita, utilizzando come materia prima i rifiuti solidi urbani.
Risulta anche che lo stesso ministero continui ad avere un iter burocratico lunghissimo e farraginoso per rilasciare le due autorizzazioni prima indicate.

Risulta che la Regione siciliana continui a far procedere le autorizzazioni di sua competenza – per l’insediamento di impianti eolici e solari – con una lentezza esasperante, la cui conseguenza è impedire i nuovi impianti.

Vi è poi tutto il capitolo degli impianti da insediare in mare aperto e l’altro capitolo delle trivellazioni da effettuare sempre in mare aperto, che abbisognano di autorizzazioni entro i limiti territoriali nazionali.
Dal breve elenco che precede si capisce perfettamente come di fatto la burocrazia abbia ostacolato i nuovi impianti e quindi la produzione di energia rinnovabile.

In atto, il fabbisogno è soddisfatto per oltre i sei decimi da petrolio e gas, che arrivano dall’estero, mentre i vari governi hanno impedito l’estrazione di petrolio e gas sul territorio nazionale, mare compreso.
Vi è un’altra questione che va evidenziata con nettezza. La stupidità dei governanti dell’epoca, unita a quella dei falsi ambientalisti dello stesso periodo, che mediante un referendum hanno fatto chiudere le industrie per la produzione di energia nucleare.

La saggia Francia, invece, ha ben cinquantasei reattori attivi, che soddisfano gli otto decimi del fabbisogno e in cui lavorano duecentomila addetti. La Finlandia è totalmente autosufficiente perché utilizza l’energia nucleare di terza generazione ed in più ha creato un deposito perenne per le scorie nucleari a Onkalo.
I due Paesi oggi non soffrono per nulla della questione energetica e colà l’inflazione conseguente è molto bassa, mentre le bollette di luce e gas continuano a mantenersi a valori costanti.


La questione energetica è fondamentale per l’economia nazionale perché gas e carburante costituiscono materie prime di tanti processi produttivi. Quando il costo delle materie prime aumenta, l’impresa si trova di fronte al dilemma, spesso non risolvibile, secondo il quale o assorbe gli aumenti di costi entro certi limiti e/o riversa tali aumenti sui prezzi finali, quindi sul mercato. Ma non sempre la prima manovra è fattibile: conseguenza diretta è la chiusura dell’impresa stessa perché non regge più l’equilibrio fra costi e ricavi.

La soluzione che il Governo deve prendere in maniera drastica è togliere tutti i ceppi e gli impedimenti affinché le autorizzazioni degli impianti rinnovabili e di quelli di estrazione vengano rilasciate ad horas, penalizzando o premiando quei dirigenti capaci o incapaci.

È necessario un balzo in avanti di produzione di energia rinnovabile e questo può avvenire solo con migliaia e migliaia di nuovi impianti. Se il Governo non porrà l’attenzione a tale problema, vi saranno conseguenze pesanti per l’economia, l’occupazione e le tasche dei cittadini.