Caccia, aperta la stagione, gli animalisti chiedono una stretta - QdS

Caccia, aperta la stagione, gli animalisti chiedono una stretta

redazione

Caccia, aperta la stagione, gli animalisti chiedono una stretta

domenica 15 Settembre 2019

Tra le richieste dell'Ente nazionale per la protezione degli animali maggiori controlli e limiti d'età. Nel 2018 sono stati registrati nel corso della stagione venatoria ben tredici morti e cinquanta feriti

Si è aperta oggi, in tutt’Italia, la stagione venatoria 2019/20: i cacciatori potranno impugnare le doppiette fino al trenta gennaio, ma è polemica da parte delle associazioni ambientaliste ed animaliste che chiedono una “stretta” al governo e maggiori controlli.

La caccia, solo nel 2018, ricordano, ha anche determinato un costo in termini di vite umane, con tredici morti e cinquanta feriti.

Quest’anno l’apertura della stagione era stata anticipata al primo settembre in alcune regioni per determinate specie.

Una decisione contro la quale il Wwf ha presentato ricorsi e in due casi, Abruzzo e Marche, la preapertura è stata bloccata.

In Abruzzo, in particolare, il Tar ha di fatto bloccato le doppiette sino al 25 settembre, quando si discuterà nel merito il ricorso presentato dal Wwf.

Il via ufficiale alla stagione venatoria ha accesso però la polemica: per l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) “la vera minaccia alla sicurezza, per le persone come per gli animali, è legata alla presenza di armati nelle nostre campagne e non certo a lupi e orsi”.

Per questo, l’associazione ha chiesto un forte intervento del governo per garantire una “tutela effettiva a tutti coloro i quali risiedono nelle zone di caccia”.

Servono anzitutto, è il monito dell’Enpa, “controlli serrati sul territorio, per i quali lanciamo un accorato appello ai ministri dell’Interno e della Difesa, perché negli anni passati le azioni di prevenzione sono state fortemente indebolite dallo scioglimento della Polizia Provinciale e dalla transizione del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri”.

L’Enpa ha chiesto inoltre di stabilire limiti di età alla detenzione di armi e condurre verifiche annuali sull’idoneità psico-fisica dei cacciatori, mentre oggi la normativa prevede che tali verifiche siano fatte ogni cinque anni. Necessario anche, secondo l’associazione, “un giro di vite contro i reati venatori”, che andrebbero considerati dal nostro Codice Penale come “delitti, quindi con pene più severe, tra cui la reclusione. Per questo chiediamo al ministro dell’Ambiente di farsi promotore di iniziative in tal senso”.

Anche Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente ha detto “Torna l”ignobile strage”.

Quest’anno inoltre, ha rilevato, “nonostante la commissione europea abbia chiesto di eliminare dai calendari venatori varie specie di uccelli seriamente minacciate o comunque in condizioni sfavorevoli di conservazione (pavoncella, moriglione, tortora selvatica, tordo sassello, pernice bianca), la stragrande maggioranza delle Regioni le considera ancora cacciabili. E ancora si autorizza la cattura dei piccoli uccelli migratori per farne richiami vivi, nonostante le numerosissime condanne dei giudici italiani ed europei”.

La richiesta è quindi quella di “nuove e più rigorose leggi a tutela della fauna selvatica”.

La Lega abolizione caccia (Lac) ha sottolineato poi come il numero dei cacciatori italiani “effettivamente in attività sia sceso sotto la soglia dei 470.000” e confermato il proprio impegno nei tribunali amministrativi regionali per “contrastare tutte le forzature illegittime contenute nei provvedimenti emessi annualmente dalle Regioni”.

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