Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del direttore Carlo Alberto Tregua, il fondatore e segretario di Azione, Carlo Calenda. In primo piano la questione siciliana, le proposte al Governo Meloni per il futuro dell’Italia, l’analisi della Legge di stabilità 2026 e la politica estera.
“L’unico modo per cambiare è spianare chi oggi è al potere”
“La Sicilia è vittima di una classe dirigente che la amministra come feudatari. L’unico modo per cambiare è spianare questi soggetti. Lo Stato dovrebbe occuparsi direttamente della Sicilia per dieci anni. Del resto la Costituzione, all’articolo 120, stabilisce che se non ci sono i servizi fondamentali per i cittadini è previsto il commissariamento tramite Decreto. E la Corte Costituzionale ha detto che questo è valido anche per le Regioni a Statuto speciale. In Sicilia le condizioni essenziali per quello che riguarda acqua, rifiuti, sanità, non ci sono. Quindi, lo Stato deve essere garante in quanto responsabile delle condizioni di vita dei siciliani. Io sono per il commissariamento di tutte le regioni del Sud. Per questo con Azione non abbiamo preso parte alle elezioni regionali in Calabria e altrettanto stiamo facendo in Campania, perché penso che vi sia una condizione irreversibile. Se lo Stato non riprende in mano la situazione ci troveremo di fronte a una storia infinita”.
“Non si può andare avanti così. Non si può accettare che una persona muoia per i ritardi di un referto istologico. L’Ars deve essere sciolta, bisogna commissariare la Sicilia e andare avanti così per dieci anni. Mi dispiace che la premier Meloni abbia deciso di stare in mezzo a questa situazione come tutti gli altri partiti. Questa non è democrazia, è feudalesimo”.
“Per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto, io non sono contrario all’idea delle grandi opere, ma in Sicilia è assurdo parlare di Ponte. Il problema della Sicilia non è solamente quello relativo alle infrastrutture. Riguarda tutto: sanità, gestione dell’acqua, rifiuti. È per questo che la Regione va commissariata. La capacità di gestione in Sicilia c’è solo sulle nomine politiche: è l’occupazione del 90% del tempo di queste Giunte che amministrano con voto segreto. Si deve sradicare tutta la classe politica e puntare sui tantissimi ragazzi siciliani che sono andati fuori. Poi bisognerebbe garantire trasparenza e meritocrazia nelle nomine, come facevo al Ministero. Non ho mai nominato una persona che conoscessi prima di fare politica ed è questo il modo in cui si dovrebbe operare”.
Focus su Legge di bilancio e Industria 4.0
“La Legge di bilancio 2026 è molto prudente, il che è condivisibile, nel senso che la situazione è di instabilità tale per cui non ci si può avventurare nel fare deficit. Penso a quello che sta succedendo in Francia, dove su questo punto non riescono a mettersi d’accordo e probabilmente arriverà al 5%, quindi elevatissimo”.
“Il problema di questa manovra, che poi è lo stesso di tutte le manovre che sono state fatte, è che invece di puntare su uno o due punti e risolverli, si danno briciole a tutti quanti. Questo meccanismo non porta a niente. La nostra proposta è proprio quella di fare una scelta: sanità da un lato e i tre miliardi di abbassamento delle tasse concentrali sui giovani fino a 35 anni, in modo che paghino una tassazione negativa, perché quella fascia oggi deve andare all’estero perché non ha uno stipendio adeguato”.
“Ci siamo concentrati molto su Industria 4.0, l’abbiamo riscritta e abbiamo fatto un lavoro di interlocuzione forte con il Governo. Adesso credo siamo arrivati a una soluzione, che in sostanza è riprendere Industria 4.0 con l’iper e il super ammortamento. Questa cosa in passato ha funzionato benissimo, era stata anche una svolta di politica industriale. Tutto il settore automotive aveva investito in tutte le linee di montaggio nuove, a parte Marchionne. Eravamo tornati a produrre 1 milione e 350 mila veicoli, mentre quest’anno saremo sotto i 400 mila, quindi abbiamo perso il 60%. Questa mia proposta in linea di principio il Governo l’ha accettata. Il problema è come è scritta, perché i dettagli sono fondamentali. Abbiamo fatto un emendamento che abbiamo depositato nei giorni scorsi in cui ho spiegato come semplificare”.
“Riformare la sanità italiana copiando il modello francese”
“Oggi è in atto un’aggressione da parte delle lobby all’economia italiana, ma la soluzione è semplice: basterebbe non farsi dare i soldi dalle lobby. Si pensi al costo dell’energia: nonostante abbiamo molte aziende in utile continuiamo ad avere oneri di bolletta da sette miliardi in più rispetto a quello, per esempio, della Francia. Ma la questione è molto più ampia: bisognerebbe fare un patto generazionale. Le due cose su cui lo Stato investe maggiormente sono la sanità, che serve principalmente agli anziani, e i tagli alle tasse che si fanno sui giovani. Ma se i giovani non rimangono in Italia noi non riusciamo a pagare né il welfare né le pensioni, senza dimenticare l’assistenza, la cassa integrazione e altro”.
“La sanità dovrebbe essere centralizzata. Non è possibile avere modelli completamente differenti da regione a regione. Come è stato fatto in Francia, occorrerebbe dare l’obbligo al datore di lavoro di fare una polizza sanitaria. In Francia gli interventi minori come analisi, Tac e altro, vengono fatti con servizi in convenzione. E queste vengono coperte dalla polizza sanitaria citata. Gli interventi gravi, quelli seri, si fanno invece con il pubblico. Credo sia questo il modello cui l’Italia si dovrebbe occupare”.
“Mi sembra che la strategia di Meloni sia soltanto quella di occuparsi delle questioni internazionali e tenere i conti in ordine. Ma così andiamo a picco. Il prossimo anno saremo in recessione, la Fiat ha praticamente chiuso ovunque, l’automotive è in crisi nera, l’energia sta facendo chiudere il manufatturiero. Anche se sono all’opposizione ho fatto riunioni e riunioni con il Governo per dare una mano, perché penso che sia il mio dovere. Eppure non succede niente: abbiamo presentato un piano per la scuola, ma non è stato preso in considerazione. Si pensi per esempio alla formazione professionale, che è a carico delle Regioni. È un disastro inaudito. Nella formazione professionale ci mettono le persone che hanno difficoltà cognitive, gli immigrati, tutti. Non si può fare così: ci sono 250.000 ragazzi in Italia abbandonati. La formazione sembra essere diventata un ammortizzatore sociale, dove si buttano dentro i soldi senza formare nessuno”.
“La pace del 10 marzo? Soltanto una finta”
“Non credo che la guerra tra Russia e Ucraina si fermerà in tempi brevi, anzi temo che andrà avanti ancora per molto tempo. Il punto è che quando Putin ha preso nel 2014 la Crimea noi abbiamo fatto finta di niente: abbiamo messo due sanzioni finte, abbiamo continuato a comprare il gas russo e abbiamo continuato a fare affari con Putin come se nulla fosse. Così lui ha pensato di poter fare come gli pare. Quando ha invaso nel 2022, pensava di prendere Kiev nel giro di 24 ore. Peccato che gli ucraini sono tosti, per cui stanno combattendo, metro per metro, e resistendo. Chiaramente, andando avanti, è diventata una cosa più grande di loro. Putin, però, non si vuole fermare”.
“La famosa pace del 10 marzo in Turchia era una cosa finta. Non c’era la pace. Io ho letto, a differenza di quanto fatto da Marco Travaglio, in lingua originale, la proposta russa. Il foreign affairs spiega che non ci poteva essere la pace, perché la condizione della Russia era la seguente: smilitarizzazione dell’Ucraina, tutta, e garanzie di sicurezza data dalla Russia, cioè era la Russia a garantire la sicurezza militare dell’Ucraina smilitarizzata. Non aveva senso. Ci hanno provato, come del resto stanno facendo adesso”.
“A oggi i russi hanno preso l’1% del territorio ucraino, ma in un anno hanno perso 60.000 persone. Sono vincenti, ma a un prezzo gigantesco. La realtà è che, siccome la Russia è un paese difficile, perché la gente vive male, ha redditi bassi, c’è un tasso di alcolismo altissimo, così come quello dei suicidi, quello che rimane è la dimensione imperiale del Paese. Ecco perché Putin vuole riprendersi la sua influenza sulle regione contese con l’Ucraina. L’altro giorno Federico Fubini ha fatto un calcolo interessante: Putin presidente è stato in guerra ininterrottamente. La Georgia, la Siria, dove hanno fatto dei bombardamenti a tappeto, l’Ucraina. Putin è stato sempre in guerra, non c’è stato un anno con Putin presidente in cui i russi non fossero coinvolti in qualche conflitto”.

