CALTAGIRONE – “Vogliamo l’acqua pubblica”. A reclamare questo diritto sono oltre un centinaio di famiglie residenti in diverse zone periferiche della città. Innumerevoli le richieste agli organi preposti e le interrogazioni in Consiglio comunale affinché potessero ottenere il preziosissimo “Oro blu”. I disagi affrontati in questi anni dalle famiglie sono stati e continuano a essere tanti, e non solo economici.
Quartieri senza rete idrica
Vie Garibaldi, Gelone e Amilcare: oltre sessanta famiglie rivendicano il diritto al servizio idrico perché sono costrette ad acquistare l’acqua dai privati: la condotta comunale termina in via Pitrelli, nel tratto in cui si interseca con la via Garibaldi, privando le altre vie della preziosa risorsa. Sono disponibili a compartecipare alle spese per la rete idrica. Il sindaco Fabio Roccuzzo si è fatto promotore di alcuni incontri tra i residenti a cui hanno partecipato anche i funzionari della Sie con l’obiettivo di fare il punto della situazione alla luce delle legittime richieste dei residenti.
Costi insostenibili per le famiglie
“Acquistare l’acqua con le autobotti è diventato un vero e proprio salasso – lamenta un residente – e ogni anno la spesa non è indifferente. È un nostro diritto fruire del pubblico servizio idrico perché non è tollerabile alcuna disparità laddove quando costruimmo abbiamo pagato anche gli oneri di urbanizzazione”. Contrada Liquirizia, via Euripide e contrada Valle: 44 tra residenti e proprietari chiedono l’erogazione del servizio idrico comunale. “Nonostante abitiamo in questa zona in media da oltre trent’anni – dichiarano alcuni residenti – non abbiamo mai potuto usufruire del servizio idrico comunale. È una situazione intollerabile se consideriamo anche la mancanza dell’illuminazione pubblica e della rete fognaria”.
Aree rurali dimenticate
Contrade San Marco e Noce: oltre trenta famiglie rivendicano il diritto all’acqua pubblica. “Viviamo in piena campagna, ma abbiamo rispettato tutte le regole: pagato tasse, oneri, permessi. Eppure, l’acqua continua a mancare”, racconta con amarezza un residente. Per sopravvivere le famiglie sono costrette a ricorrere a soluzioni costose e precarie, come l’acquisto di autobotti o la raccolta di acqua piovana, esponendosi a disagi economici e rischi igienico-sanitari. “In una terra come la Sicilia, dove l’emergenza climatica e la siccità rappresentano ormai la norma – concludono i residenti di Contrada San Marco – non è più accettabile che esistano famiglie abbandonate all’autogestione di un servizio primario”.
Le azioni politiche e le soluzioni
Più volte il consigliere comunale di Grande Sicilia-Mpa Francesco Alparone si è fatto portavoce in Consiglio delle richieste dei residenti di Piano Evoli, anche loro con lo stesso problema. “Nonostante non sia competenza del Comune – ha dichiarato il sindaco Fabio Roccuzzo – ho chiesto e ottenuto che la Sie realizzasse un progetto che prevedesse una condotta adduttrice fino a San Bartolomeo in modo da poter consentire il rifornimento di acqua ai residenti di contrada Mazzone. La Sie l’ha redatto inserendolo nel progetto Pnrr, siamo in attesa che l’Ato Idrico lo sblocchi per realizzarlo. Stiamo verificando la possibilità che anche in altre aree periferiche della città arrivi l’acqua, ma l’affidamento alla Sie del servizio nei 58 comuni della provincia ne ha rallentato l’azione”.

