Progetto “Piacere sono Remigio”, una storia di inclusione socio-lavorativa - QdS

Progetto “Piacere sono Remigio”, una storia di inclusione socio-lavorativa

Progetto “Piacere sono Remigio”, una storia di inclusione socio-lavorativa

sabato 17 Febbraio 2024

Progetto “Piacere, sono Remigio”, in collaborazione con l’Asp 2: un ventunenne affetto da autismo è diventato un operatore della cooperativa Etnos. Il direttore sanitario Fiorella: “Obiettivo centrato”

CALTANISSETTA – Andare oltre, oltre le apparenze, oltre i pregiudizi. È la storia che la cooperativa sociale Etnos, assieme all’Asp 2 di Caltanissetta, al gruppo Romano e all’Assessorato alla Salute Regione Sicilia ha voluto raccontate con il progetto “Piacere sono Remigio”. Una storia dove il protagonista è il 21 enne Remigio, un ragazzo affetto dal disturbo dello spettro autistico, che ha superato le barriere che vedono la disabilità come un limite e ha confermato che l’inclusione lavorativa è il primo passo verso cui la società deve avanzare per essere più umana e accessibile.

Inclusione lavorativa per Remigio

Remigio, che sta effettuando un percorso formativo con la cooperativa sociale Etnos, ha indossato la pettorina come tutti gli altri operatori del supermercato, entrando ufficialmente all’interno della squadra. Ogni giorno, assieme alla sua assistente alla persona Marta, si reca al posto di lavoro dove svolge il suo servizio con grande impegno e capacità. “È strano a dirsi ma è così – afferma Fabio Ruvolo presidente della cooperativa Etnos – quello che stiamo facendo altro non è se non vivere la consapevolezza che normalità e disabilità iniziano davvero ad essere un binomio perfetto. Quello di oggi non è un traguardo ma l’inizio di una nuova storia e la stiamo scrivendo noi questa storia grazie alla sinergia tra enti, pubblici e privati, e alla consapevolezza di quanto siano importanti progetti come quello che abbiamo voluto celebrare per andare oltre la disabilità, per non guardarla più con gli occhi dell’inabilità ma con quelli della ricchezza della diversità”.

Presenti alla cerimonia di presentazione del progetto anche Luciano Fiorella direttore sanitario dell’Asp 2, Massimo Cacciola direttore del dipartimento di Salute mentale, Daniela Fasciana psicologa del dipartimento di Cure primarie e integrazione socio sanitaria, Fabio Cesare Romano rappresentante del gruppo Romano e amministratore di “Ciao spesa”, il sindaco Roberto Gambino, la presidente della commissione Sanità Tilde Falcone, rappresentanti di associazioni del territorio e i familiari del giovane. “Stiamo cercando – afferma Fabio Romano – di essere quanto più collaborativi possibile per sdoganare l’idea della disabilità come inabilità. La nostra azienda è stata sempre predisposta e sensibile a queste iniziative, per noi questi progetti non sono una novità, abbiamo sempre aderito e continueremo a farlo. Abbiamo voluto questa cerimonia per dare voce a iniziative di inclusione socio-lavorativa auspicando diventino un modus operandi per quante più imprese possibili”.

“Siamo contenti – ha dichiarato il direttore sanitario Luciano Fiorella – di aver centrato un altro obiettivo. Progetti che continueranno per far sì che i ragazzi esprimano al meglio le loro abilità e possano realizzare i loro sogni e le loro aspettative anche dal punto di vista della inclusione lavorativa. L’Asp sta elaborando progetti su tutto il territorio nisseno. Il nostro plauso e il nostro sentimento d’affetto profondo va ai ragazzi e alle loro famiglie”.

A sottolineare la rilevanza scientifica del progetto il direttore del dipartimento di Salute mentale Massimo Cacciola: “Considerare le abilità come delle funzioni slegate dalle capacità affettive e relazionali ha condannato le persone con disabilità a dei ritardi negli interventi necessari. Questa giornata sancisce la volontà e la determina del dipartimento di considerare le capacità relazionali e affettive di tutti noi. Questo consente, alle persone con disabilità, di acquisire quella capacità di integrarsi pienamente nel tessuto sociale della comunità. C’è una parola che comincia a diventare molto stretta: integrazione socio-sanitaria. L’individuo non va integrato, questo fa parte dell’individuo. Non può esserci processo che non sia sociale sia sanitario, quindi se stiamo rincorrendo l’integrazione vuol dire che siamo molto in ritardo. La persona va considerata nella sua totalità, affettiva e relazionale, e ciò è fondante perché le sue difficoltà diventino un arricchimento”.

I genitori di Remigio: “Una svolta epocale che arriva dopo tante battaglie”

Parole di ringraziamento per i traguardi raggiunti anche da parte dei genitori di Remigio. “È la prima volta – afferma Lella Ficarra, mamma di Remigio – che viene dato spazio a ragazzi affetti da autismo di svolgere un progetto inclusivo di avviamento al lavoro. È una svolta epocale che arriva dopo tante battaglie che abbiamo portato avanti nel corso degli anni. Spero diventi un modello culturale al quale ispirarsi. I nostri ragazzi sono una risorsa. La cooperativa Etnos e l’Asp che ha dettato le linee guida, la tutor, la giovane Marta, due analiste del comportamento, la sinergia tra gli enti hanno fatto sì che venissero fuori le abilità dei nostri figli. Hanno ridato loro dignità sociale, gli hanno permesso di esprimere le loro capacità, i loro sogni e bisogni. Remigio ha portato a compimento la sua attività lavorativa con eccellenti risultati. Mi auguro che ci siano sempre più progetti di inclusione socio-lavorativa”.

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