Cammini e cicloturismo, un altro modo di viaggiare - QdS

Cammini e cicloturismo, un altro modo di viaggiare

Cammini e cicloturismo, un altro modo di viaggiare

sabato 25 Maggio 2024

Oltre il 26% sceglie percorsi immersi nella natura mentre quasi il 23% si lascia attrarre dalle nuove ciclovie. L’ultimo rapporto di Legambiente e Isnart “Viaggiare con la bici 2024” scatta una fotografia positiva di questa forma di turismo esperienziale su due ruote. I cicloturisti hanno generato quasi 57 milioni di presenze nel 2023 con un giro d’affari di oltre 5 miliardi di euro. Sebastiano Venneri: “è una rivoluzione gentile ma disordinata”

ROMA – In uno scenario in cui la domanda turistica è sempre più caratterizzata dal desiderio di vivere esperienze a forte impatto emotivo, il cicloturismo si caratterizza come uno dei segmenti a forte trend di crescita, nell’ambito del contesto più ampio del turismo attivo e in plein air.

Questa tesi è sostenuta anche dall’ultimo rapporto di Legambiente e Isnart, l’Istituto nazionale delle ricerche turistiche, “Viaggiare con la bici 2024”. I punti salienti del report, infatti, dicono che i cicloturisti hanno generato 56,8 milioni di presenze nel 2023 e che, di conseguenza, l’impatto economico diretto è stato di oltre 5,5 miliardi di euro. Quello che nel 2019 era un fenomeno emergente, oggi è voce forte e chiara dell’offerta turistica del Paese, che sta innescando un circuito virtuoso tra una domanda sempre più attenta, caratterizzata da interessi trasversali e una capacità di spesa medio-alta, e un’offerta di servizi che vanno specializzandosi, così da rendere il cicloturismo uno dei nuovi turismi di punta in ambito esperienziale ed emozionale.

Il cicloturismo è cresciuto molto in Italia

L’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio restituisce la stima di oltre 56 milioni di presenze cicloturistiche nel 2023, il 6,7% delle presenze complessive registrate in Italia. L’elemento che appare rilevante è quello che vede le presenze direttamente associabili alla fruizione cicloturistica non solo riallinearsi al dato pre-pandemico, fenomeno che si è registrato anche per gli altri prodotti turistici; bensì, crescere di un ulteriore 4% rispetto ai 54 milioni di presenze registrati nel 2019, anno che ha rappresentato il picco del turismo italiano nell’ultimo decennio. Il cicloturismo dunque rappresenta oggi una voce importante del fatturato turistico italiano, con un impatto economico diretto stimabile in oltre 5,5 miliardi di euro al 2023, in crescita del 35% sul 2022 e del 19% sul 2019 (4,6 miliardi). Il cicloturista spende in media 95 euro al giorno per l’acquisto di beni e servizi, un importo che per gli stranieri sale a 104,5 euro: consideriamo che la spesa media giornaliera del totale dei turisti in visita nel nostro Paese è pari a 59,6 euro.

“Il cicloturismo italiano è molto cresciuto in questi ultimi anni – ha sottolineato il dirigente dell’area Ricerca di Isnart Paolo Bulleri – anche grazie agli sforzi di tanti imprenditori che hanno saputo investire per offrire esperienze e servizi di qualità, contribuendo a ‘vivificare’, anche economicamente, molte aree interne del Paese, lontane dai tradizionali flussi turistici. Credo, tuttavia, che ci siano ancora ampi spazi di mercato da cogliere e che per farlo serva una vision coerente ed integrata che sappia ancor meglio posizionare l’offerta cicloturistica del Paese, in particolare sui mercati internazionali”.

Il profilo del cicloturista

I dati dell’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio restituiscono un profilo ben definito del cicloturista: nell’estate 2023 è, in prevalenza, un millennial (47%) con un livello di istruzione medio-alto, svolge una professione (86%) e dichiara un reddito medio (52%) o addirittura medio-alto (24%), il che lo rende un target economicamente molto appetibile per i territori. Inoltre viaggia sempre in compagnia: del proprio partner (41%), della famiglia (26,7%) o degli amici (17%). Soprattutto, è un turista “trasversale” per cui l’uso della bicicletta fa da “collante” tra interessi e motivazioni turistiche variegate: dalle visite al patrimonio artistico-monumentale (37%), all’immersione in quello naturalistico (36,4%), dalle esperienze enogastronomiche (24%) a quelle orientate al wellbeing in senso lato (8%)

Di certo, assume importanza anche la community da cui il cicloturista prende informazioni. Sono 6 su 10 ad utilizzare la rete per raccogliere informazioni e pianificare la propria vacanza su due ruote e ne deriva il profilo di un turista attivo e consapevole, che predilige organizzare il tutto nei minimi dettagli prima ancora di partire, consapevole della maggiore complessità tecnico-logistica della vacanza (attrezzature, trasporti, alloggi). Un dato estremamente interessante è che il 22% dei cicloturisti stranieri siano repeater, ovvero disposti a ritornare in Italia a seguito di un’esperienza piacevole, dimostrando una propensione a lasciarsi fidelizzare su cui certamente merita puntare. Un turista su tre, sempre dai dati del rapporto di Legambiente, afferma di aver scelto una specifica ciclovia perché ben manutenuta; il 26,2% opta per percorsi immersi in un contesto ambientale suggestivo, in linea con la sensibilità verso la sostenibilità e l’interesse per il patrimonio naturale; il 22,4% dichiara di aver scelto la destinazione attratto da una nuova ciclovia, segnale di un’utenza appassionata.

La tipologia di mezzo scelto

Per quanto riguarda la tipologia di mezzo scelto, quasi la metà degli intervistati (49%) ha optato per la Mtb, il 24% ha preferito la bici da corsa, il 15,4% la bici da città/passeggio ed il 12% ha optato per l’e-bike, che consente di ampliare la quota di domanda cicloturistica, avvicinando una fascia di utenza non necessariamente attiva a livello sportivo. “Nel Rapporto – ha commentato Sebastiano Venneri, responsabile nazionale Legambiente Turismo – abbiamo volutamente parlato di una ‘rivoluzione gentile ma disordinata’ che si muove sulle due ruote dal nord al sud del Paese. Gentile, perché lenta, sostenibile e lontana dalle logiche di fruizione ‘mordi e fuggi’ delle nostre città, coste, borghi ed aree interne del Paese. Disordinata, perché molto resta da fare per costruire una ‘cultura del turismo slow’, a cominciare dal Codice della Strada”.

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