Il Pd trapanese alle prese con i “nodi” interni: Valentina Villabuona, presidente dell’assemblea provinciale dem, illustra al QdS le sue idee ispirate a regole e confronto. Sul fronte ampio: “Non credo che sia improponibile”
TRAPANI – La presidente Valentina Villabuona si schiera. Con le regole. Con la politica. Scelta spesso problematica nel Pd trapanese. L’assemblea provinciale che presiede sarebbe il parlamentino dem ma il dialogo è spesso uno strumento da conquistare in un partito che registra anche la leadership del deputato regionale Dario Safina. Nel Pd, in questo Pd, c’è tanto da discutere. Nell’agenda della presidente Villabuona nodi da sciogliere e soluzioni per evitare lo scontro.
A Roma e Palermo si discute di fronte largo, di coalizione da Renzi ai Cinque stelle. Soluzione improponibile nel territorio trapanese. È così?
“Credo che la riflessione aperta a livello nazionale sia molto interessante, perché finalmente vengono meno i veti incrociati e si prova ad avviare un percorso che possa creare un’alternativa all’attuale governo. Questa prospettiva, che si sta concretizzando in queste settimane nella raccolta di firme per promuovere il referendum contro la legge sull’autonomia differenziata, dimostra che, se si superassero i personalismi e si discutesse di temi, si potrebbe creare un progetto serio che troverebbe un importante consenso nel Paese. È chiaro che tutto ciò debba avvenire prima di tutto sui territori e probabilmente è la prima volta che insieme al Movimento cinque stelle, ai socialisti, a sinistra italiana, a Italia viva e a tutti gli altri soggetti promotori, riusciamo a creare una vera collaborazione che ci ha portato a condividere i tavoli di raccolta firme in tutta la provincia. Io non credo che sia improponibile, penso che sia l’unica possibilità per affrontare insieme gli appuntamenti elettorali, evitando di recuperare pezzi di centrodestra mascherati da liste civiche che poi non ci consentono di portare nei consigli comunali i nostri temi, ma soprattutto non rappresentano un valore aggiunto nelle altre competizioni elettorali dove sono sempre nostri avversari”.
Non c’è un po’ troppa confusione tra il Pd trapanese in versione civica – soprattutto nelle competizioni elettorali – ed il Pd ufficiale che, in qualche caso, rimane spiazzato da scelte di parte?
“Certamente la legge elettorale non ci viene incontro, perché nei Comuni con il maggioritario andare in versione civica è una necessità, ciò non significa, però, disperdersi nei movimenti civici, perché anche in quel caso il Pd deve mantenere la sua identità. La confusione tra il civismo vero e quello di facciata io la denuncio da sempre e lo faccio per un motivo molto semplice, perché non può succedere che membri delle giunte a guida Pd poi facciano campagna elettorale per la Lega alle europee. I risultati elettorali parlano chiaro e ci consegnano, in alcuni Comuni, un partito che non riesce a esprimersi al meglio nelle competizioni elettorali importanti come le politiche e le europee”.
Come nel caso di Trapani. Ma a Trapani c’è anche una novità. Il Pd torna ad avere il suo gruppo consiliare. I nuovi equilibri sono stati discussi all’interno del partito?
“Colgo l’occasione per dare il benvenuto ad Andrea Genco, tuttavia, anche questa volta la notizia l’abbiamo appresa dalla stampa, quantomeno la fotografia utilizzata è stata quella all’interno di un palazzo istituzionale e non in un negozio di fiori. La gestione del Circolo di Trapani rappresenta quanto dicevo sul modello di partito: nessun direttivo, nessuna riunione di segreteria, ma probabilmente un incontro tra l’onorevole e i consiglieri comunali. Può bastare? A mio parere no, perché il Pd ha un’impostazione diversa, celebra i congressi ed elegge gli organismi collegali. Sarebbe stato più corretto riunire il direttivo, del quale peraltro Genco sarà membro di diritto e accogliere il nuovo consigliere, così come è previsto dallo statuto”.
A proposito di congresso. Quello provinciale ha un percorso definito? Si va alla resa dei conti e delle tessere tra l’area Safina e l’area Venuti?
“Io non so se ci sia un’area Safina, certamente non c’è un’area Venuti e ci tengo a specificarlo perché questo dualismo alimentato strumentalmente da una parte per giustificare le proprie insofferenze fa male al partito, ma soprattutto tende a ignorare che Domenico Venuti non è il leader di un’area interna, ma il segretario provinciale in carica, eletto unitariamente e proposto tra gli altri proprio da Safina. Credo che fare questa doverosa precisazione sia utile per riportare la discussione sul giusto terreno. Sul congresso provinciale non c’è nulla di definito, non fosse altro perché non è stato ancora avviato il percorso congressuale, ma credo che vada aperta, da parte di chi ha buon senso, una profonda riflessione. È evidente che all’interno del Pd trapanese esistono due idee diverse, una che mette al centro della discussione i Circoli, i dirigenti e gli iscritti, l’altra che vorrebbe attribuire all’onorevole la leadership del partito e che tende a mettere alla porta storie, percorsi, esperienze per far spazio a una nuova classe dirigente non ben definita, ma evidentemente più disponibile verso questa impostazione. Sono due visioni molto diverse che non è semplice fare convergere. Tuttavia, qualora ci fosse la volontà di aprire una discussione seria per trovare un equilibrio tra le due posizioni, evitando di creare organismi paralleli e ragionando del futuro del Pd e non dei singoli posizionamenti, da parte mia e sono certa non solo mia ci sarà la disponibilità al confronto”.