CATANIA – Una passeggiata sul mare per ampi tratti totalmente pedonale, lunga circa quattro chilometri, che “corre” sullo Ionio dal porticciolo di Ognina fino agli Archi della Marina, ribattezzati “Ponte”, dove il percorso si concluderebbe a mezz’aria tra il Porto e le cupole barocche, tra il mare e l’Etna.
Il lungomare “liberato” (per sempre) è – insieme con il risanamento della “ferita” Corso dei Martiri, il completamento della metropolitana da Adrano a Fontanarossa, la realizzazione della Cittadella giudiziaria e il raddoppio ferroviario (con l’interramento dei binari per slegare il tessuto urbano da quella cintura di ferro che lo soffoca) – una delle grandi opere più attese nella Città dell’Elefante, l’ex Milano del Sud di cui la politica, soprattutto quella nazionale, si ricorda solo in occasione delle campagne elettorali o per fini strumentali, come quello che proprio oggi vede Matteo Salvini, leader della Lega, raccogliere un nugolo di parlamentari e fan per sostenerlo nell’udienza preliminare in cui è imputato con l’accusa di sequestro di persona per i ritardi nello sbarco di 131 migranti dalla nave Gregoretti.
Catania però è tutt’altro che una vetrina, ma una città che, negli ultimi anni, ha toccato il fondo, precipitando in un’oscurità più nera persino della pietra lavica che la circonda. Il dissesto finanziario, la decapitazione dei vertici dell’Università, gli scandali di corruzione che hanno travolto politici e imprenditori e le condanne, per fatti diversi, degli ultimi due sindaci, uno attualmente sospeso dalla carica, sono la punta dell’iceberg.
Il risorgimento della Città etnea, lo scriviamo da anni, non può che partire dalle grandi opere, alcune bloccate e altre rallentate da innumerevoli pastoie burocratiche. E, come abbiamo già fatto nell’inchiesta pubblicata il 3 giugno scorso “La Catania del futuro rinasce dal mare”, continuiamo a far luce su quella che è rimasta una delle più vaste incompiute sotto il Vulcano.
Ci riferiamo alla viabilità di scorrimento, alternativa al lungomare, dal viale Alcide De Gasperi fino a Ognina. I lavori sono divisi in due tronconi, uno più avanti dell’altro, e per lungo tempo sono rimasti nel libro dei sogni catanesi, da quando in sella a Palazzo degli Elefanti c’era Umberto Scapagnini. Ma in realtà il progetto esiste addirittura da mezzo secolo, dai tempi del Piano regolatore Piccinato (1969).
“Un’opera importante”, la definisce l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Enrico Trantino, ma quanto tempo ancora manca? Ricostruendo le vicende (o meglio le vicissitudini) dei due lotti siamo riusciti a stilare una tabella di marcia, in base alla quale entro la fine del 2023 Catania potrebbe finalmente avere, senza sperare in gentili concessioni dei sindaci di turno, un grande spazio sul mare, libero dai mezzi privati, dove passeggiare, andare in bici o fare attività fisica. Il condizionale è d’obbligo e rallentamenti potrebbero arrivare dalle espropriazioni che interesseranno viale Alcide De Gasperi e via del Rotolo.
Per fare luce sullo stato dell’arte delle due tratte, oltre che Trantino, abbiamo incontrato in Municipio anche l’ingegnere Salvatore Marra, a capo della Direzione “Lavori pubblici” del Comune.
ROTOLO-ULISSE
È il lotto in stato più avanzato, anche se (come si può vedere dalle foto in pagina) attualmente il cantiere appare come una discarica a cielo aperto. I lavori, dopo un lungo stop, dovrebbero finalmente ripartire a giorni per concludersi entro la metà del 2021 (con un ritardo di qualche mese rispetto alla scadenza di marzo, inizialmente prevista).
Sulla genesi di questo intervento si potrebbe scrivere un libro. “È una di quelle cose che si sono complicate maledettamente”, racconta l’ingegnere Marra. Il progetto in origine fu affidato all’Ufficio speciale per l’emergenza traffico, negli anni della sindacatura Scapagnini, ma poi “quell’ufficio è stato chiuso all’improvviso e così il progetto è rimasto appeso”.
Occorreva un finanziamento aggiuntivo di 1,5 milioni di euro, perché era stata redatta una perizia suppletiva, ma con la chiusura dell’ufficio si è fermato anche il finanziamento, rimasto bloccato all’interno dei fondi della legge 433/91, quella che finanziò la ricostruzione dopo il sisma di Santa Lucia.
I soldi sono stati recuperati tra il 2012 e il 2013 “quando sono stato nominato responsabile del procedimento, grazie anche alla collaborazione con alcuni dirigenti del dipartimento di Protezione civile”, spiega Marra.
Nel frattempo, però, l’appalto in corso è stato chiuso e i soldi stanziati si sono rivelati, per questo, insufficienti. “Erano stati calcolati sulla base di una perizia di variante suppletiva, con appalto in corso, e con valutazione dell’importo al netto del ribasso d’asta. Dovendo invece riappaltare l’opera, la quantificazione doveva essere fatta sull’importo lordo. Morale della favola, non bastavano più”, continua il dirigente comunale.
A questo punto il progetto è stato scorporato in due: una parte finanziato con il soldi precedenti, un’altra, per circa 1,5 milioni di euro, attraverso il “Patto per Catania”.
Ma le grane non sono finite qui. Alle difficoltà burocratiche si sono aggiunte quelle tecniche e quindi non è stato sufficiente avere i fondi per ripartire subito. “Il ponte è stato pensato come un unico pezzo, con un solo giunto tecnico alla fine. Questo comporta che le travi che tengono il viadotto sono poggiati su degli isolatori sismici che hanno specifiche caratteristiche. Cambiando la normativa, quelli che avevamo comprato con il precedente appalto non erano più compatibili, quindi abbiamo dovuto ricomprarli. I piloni su cui vanno installati invece sono rimasti ‘per evitare di demolire quanto fatto’, dice Marra, ma si sono rese necessarie delle modifiche agli attacchi.
Dopo anni, ora sembra finalmente esserci luce in fondo al tunnel, o meglio… al ponte. La ditta appaltatrice, la Rta Licciardello-Castrovinci, si è recata fino a Trento, da chi li ha prodotti, così da avere le specifiche per intervenire. “Ragionevolmente, ritengo che i lavori possano ripartire la prima settimana di ottobre”, annuncia Marra.
DE GASPERI-ULISSE
Altra storia è il primo tratto, quello che va da piazza Europa a via del Rotolo. Qui siamo ancora in fase di avvio della progettazione esecutiva e, se tutto andrà come da programma, si stima di consegnare l’opera entro il 2023. Un termine “importante”, come dice l’assessore Trantino, perché i lavori sono legati a un finanziamento che dall’Europa arriva al Comune, passando dal Ministero delle infrastrutture. Senza il rispetto delle scadenze, a pioggia, “potrebbero esserci delle ripercussioni finanziarie e dunque dobbiamo sbrigarci”, prosegue il noto penalista etneo.
La gara per la progettazione esecutiva è finalmente conclusa, “sebbene non ancora affidata definitivamente”, dice Trantino.
“L’appalto per un lavoro così, di importo complessivo di 16 milioni di euro, è chiaramente abbastanza complesso. L’aggiudicazione provvisoria è a un Rtp (Raggruppamento temporaneo di professionisti. ndr). Il capogruppo è uno studio di Perugia che ingloba anche alcune realtà locali. Prima di stipulare il contratto – spiega Salvatore Marra – abbiamo bisogno di accertare che siano rispettate le norme antimafia e verificare i casellari giudiziari per carichi pendenti”.
Un’operazione che, spiegano dal Comune, è stata rallentata anche a causa dell’emergenza Covid-19. Una volta espletato questo passaggio, in pochi mesi dovrebbe essere consegnato il progetto esecutivo. Ma è soprattutto il “dopo” la vera incognita.
Il progetto dovrà essere sottoposto a verifica da parte di un Ente certificatore, andranno avviate le procedure per avere la piena disponibilità delle aree (ovvero si dovrà procedere a una serie di espropriazioni) e infine servirà l’approvazione finale da parte del Genio civile. Solo a quel punto sarà possibile avviare le procedure per l’affidamento dei lavori. “La parte delle espropriazioni è quella che ci preoccupa di più”, concordano Trantino e Marra.
Facendo una previsione, secondo la Direzione, l’intervento potrebbe essere affidato già nella seconda metà dell’anno prossimo per concludersi, come detto, nel 2023.
Una data necessaria, lo ribadiamo, per salvaguardare le somme previste nel Fondo sviluppo e coesione. “Il programma di finanziamento, attualmente, prevede la stipula dei contratti entro il 31 dicembre 2021 e la conclusione dei lavori entro il 31 dicembre 2023. Si tratta di una proroga fatta nel periodo del Covid, la prima scadenza era per quest’anno”, conclude Marra. Insomma, siamo già in ritardo.
CATANIA – È la più grande ferita aperta nel centro cittadino ed è lì a fare brutta mostra di sé addirittura da settant’anni, da quando negli anni 50’ iniziò lo sventramento del vecchio San Berillo per costruire alloggi popolari e riqualificare l’intera zona. Un’operazione mai portata a compimento e di cui ancora oggi si continua a parlare.
Un vuoto che negli ultimi anni si è tentato di riempire, ma che adesso vede solo alcune opere di urbanizzazione primaria e null’altro. Adesso sembrerebbe a un passo il bando di gara per il parcheggio in piazza della Repubblica, una struttura multipiano, con il tetto ricoperto di verde, capace di accogliere circa 300 auto. In totale costerà poco più di 13 milioni di euro.
I lavori sarebbero dovuti iniziare la scorsa primavera, ma ad oggi ci ritroviamo a scrivere ancora della procedura di appalto. Appalto che, stando a quanto dichiarato dall’assessore Trantino al QdS nell’ambito dell’inchiesta pubblicata lo scorso 26 settembre, andrà in gara entro il 13 ottobre. “A quel punto, se non dovessero esserci ricorsi o altri intoppi burocratici si potrebbe avviare il cantiere già è entro il 2020 o al massimo entro l’inizio del 2021”, ha spiegato l’assessore. La consegna dei lavori? Si stima intorno al 2023.
Per quanto riguarda invece la definizione del grande progetto dell’architetto palermitano, Mario Cucinella, che ha previsto una moderna promenade in Corso dei Martiri – come abbiamo svelato per la prima volta nei giorni precedenti – è in corso il passaggio di proprietà da CapitalDev, società di Unicredit che ha acquisito la titolarità di quasi tutte le zone, a un imprenditore della Repubblica Ceca, Radovan Vitek.
È stato già firmato il contratto preliminare e l’imprenditore dovrebbe rilevare il 95% dalla società che, attualmente, possiede il l’83% delle aree, quelle di Istica e Cecos, per circa 230 mila metri cubi di cubatura. Si spera che con la vendita si possa finalmente accelerare anche sul fronte “privato” per completare l’opera.
In una recente intervista, rilasciata al Quotidiano di Sicilia, il direttore generale di Fce, Salvatore Fiore, ha fatto il punto sui lavori per il completamento delle nuove tratte della metropolitana.
Per la tratta Nesima-Monte Po, che comprende anche la fermata Fontana a servizio dell’ospedale Nuovo Garibaldi, mancherebbe poco. “Per quanto riguarda Fontana, siamo a buon punto, mancano solo i binari e la tecnologia, ma purtroppo siamo incappati in alcune problematiche aziendali e poi nell’emergenza covid – ha detto Fiore -. Relativamente alla fermata Monte Po, i lavori dovrebbero essere completati entro il primo semestre dell’anno prossimo e la messa in esercizio avvenire entro settembre 2021”.
Diverso il caso della tratta Monte Po – Misterbianco centro. “Qui abbiamo avviato la gara a gennaio 2018 ma non siamo ancora riusciti ad aggiudicarla per via di alcuni ricorsi al Tribunale amministrativo – afferma. Attendiamo l’esito”.
Per la tratta Stesicoro–Aeroporto – che dovrebbe portare la metropolitana attraverso alcuni quartieri popolosi, fino a Fontanarossa – “abbiamo chiuso la gara e stiamo effettuando delle verifiche per procedere con l’aggiudicazione provvisoria dei lavori. L’obiettivo – precisa – è di completare in 5 anni. Ma anche in questo caso, l’incognita restano le solite lungaggini”.
Infine, la fermata Cibali, già realizzata ma mai aperta per via di alcuni problemi tecnici. Della prossima apertura avevamo scritto in un articolo e sembra che la data sia confermata. “Abbiamo definito tutto – dice ancora il direttore generale: la riapertura potrebbe essere un regalo di Natale o al massimo per Sant’Agata sarà aperta. Ci auguriamo di potercela fare”.
Rete ferroviaria italiana ha un ruolo centrale nel disegno della nuova viabilità di Catania. Si prevedono due lotti autonomi con una nuova stazione sotterranea Duomo/Porto, il decentramento del deposito Ferroviario di Piazza Europa e, nella fermata di Catania Acquicella, la realizzazione del nodo di scambio con Metro-Circumetnea nell’area del parcheggio comunale gestito dall’Amt a Fontanarossa. Qui poi ci sarà una stazione ferroviaria come anche nel vicino ex aeroporto militare. Progetti importanti per cui sul piatto ci sono oltre 850 milioni di euro con data prevista di completamento nel 2028. Abbiamo chiesto a Rfi come procedono le cose.
Qual è lo stato dei lavori per la stazione Fontanarossa?
“Le opere civili (marciapiedi, sottopasso, pensiline) sono in fase di completamento, la Società Aeroporti di Catania ha consegnato i primi di settembre i lavori per la realizzazione della strada di collegamento e del piazzale antistante la fermata”.
È stata annunciata l’inaugurazione per questo dicembre. Ce la facciamo?
“La data è in corso di definizione, in raccordo con i diversi soggetti coinvolti”.
Dovrebbe nascere anche una nuova stazione nell’ex aeroporto militare. Qual è lo stato delle cose e quali i tempi di realizzazione?
“Questa parte del progetto è ancora in fase di studio”.
Parliamo di interramento dei binari e raddoppio ferroviario. Da dove partirà l’interramento esattamente?
“Dalla stazione di Catania Centrale”.
Quale sarà il nuovo percorso ferroviario?
“Il tracciato previsto prevede il passaggio a piazza Borsellino con una fermata Duomo/Porto e poi in sotterranea un collegamento con l’attuale stazione di Catania Acquicella”.
Qual è lo stato delle cose e quali i tempi?
“È in corso la progettazione definitiva che si prevede di completare l’anno prossimo a luglio”.
La stazione centrale continuerà ad ospitare gli uffici o saranno spostati?
“Non si prevedono spostamenti, salvo accordi con il Comune di Catania”.
E la parte in cui ci sono adesso i binari come sarà trasformata?
“Dovranno decidere la città e gli enti territoriali”.
Il presidente di Ance Catania, Giuseppe Piana, sui ritardi nei cantieri etnei: “Il 70% dei blocchi prima dell’affidamento dei lavori”
I lavori su quello che viene definito il lungomare alternativo sono d’interesse generale. Anche l’Associazione dei costruttori edili etnei ha avviato un’indagine per monitorarne andamento e problematiche burocratiche e tecniche. Abbiamo chiesto al presidente Giuseppe Piana quali sono i risultati e quali sono le idee per il dopo, per il vero lungomare alternativo. Dal Comune dicono di avere pensato a una grande zona ciclabile e pedonale che possa legare Ognina alla Playa.
Il lotto più indietro è quello relativo al tratto De Gasperi-Rotolo, per il quale è da poco stato affidato il progetto esecutivo. Secondo lei che tempi ci vogliono per completarlo?
“Come Ance Catania abbiamo avviato già dallo scorso anno un monitoraggio sugli interventi compresi nel Patto per Catania in cui figurano la viabilità di scorrimento da Rotolo a Piazza Europa e i lavori di completamento della via di fuga Tratto Ognina Rotolo – Rampe di collegamento alla viabilità esistente. Per il primo intervento, dal monitoraggio e dai dati estrapolati dalla sezione amministrazione trasparente del Comune di Catania, sappiamo che, a seguito di gara indetta a marzo del 2018, l’affidamento dei servizi di progettazione di fattibilità tecnica ed economica definitiva ed esecutiva sono stati aggiudicati a gennaio 2020. Per il secondo intervento non conosciamo lo stato dell’iter legato al superamento della problematica relativa agli isolatori sismici. Il problema dei tempi per la realizzazione di un’opera rappresenta il vero nodo; fondamentale è certo la qualità della progettazione. Dalla lettura del bando di affidamento della progettazione dell’intervento del tratto De Gasperi – Rotolo, si evince una stretta tempistica riguardo i tempi di esecuzione dalla fattibilità al progetto esecutivo. Però è a tutti noto che nella realizzazione di un’opera sono proprio le procedure a monte della fase di affidamento dei lavori in cui si concentra più del 70% delle cause di blocco delle opere. Nelle tre fasi di progettazione previste dal Codice Appalti (progetto di fattibilità tecnica ed economica, progetto definitivo e progetto esecutivo) sono molti i soggetti e gli enti che possono essere coinvolti nel processo autorizzativo. I dati elaborati dalla banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap 2012 – 2017) del Mef dal punto di vista dei tempi, forniscono un dato medio di durata della fase di redazione del progetto di oltre 1 anno (372 giorni); tempi variabili a seconda anche dell’entità dell’opera”.
Avete pensato a un concorso di idee per ripensare il lungomare una volta sgombro dalle vetture?
“Sicuramente il Lungomare di Catania costituisce un elemento qualificante per la Città, un unicum nel suo genere per le sue caratteristiche paesaggistiche, da valorizzare, rendendo gli spazi pienamente fruibili alla collettività con interventi progettuali innovativi e sostenibili in cui il concorso di idee rappresenta lo strumento ideale. Già nel luglio 2019, a dieci anni dalla prima edizione del 2009, nell’ambito del premio di Architettura Ance Catania, abbiamo infatti indetto un concorso di idee per la progettazione di un’opera di riqualificazione e recupero paesaggistico di piazza Nettuno. La scelta nasceva proprio dall’attenzione al lungomare di Catania e nella ricerca di ripristinare il rapporto tra la Città e il suo mare, riqualificandolo e riconquistandolo ad una fruizione diretta. Crediamo fortemente che il cambiamento della nostra città vada stimolato e sostenuto concretamente; in questo processo un ruolo importante è la qualità delle idee progettuali, un input per l’amministrazione nel disegno della città”.