La loro disavventura inizia a maggio dell'anno scorso quando Giuseppe Scrima, presidente dell'associazione, viene arrestato per favoreggiamento aggravato e riciclaggio
Davanti l’entrata dei cantieri navali di Palermo, da circa tre mesi, continua il presidio dei dipendenti della storica cooperativa Rinascita Picchettini della Fincantieri di Palermo, nella speranza di essere reintegrati a lavorare.
La loro disavventura inizia a maggio dell’anno scorso quando Giuseppe Scrima, presidente dell’associazione, viene arrestato per favoreggiamento aggravato e riciclaggio, nell’ambito della indagine della procura di Palermo sul clan Fontana della borgata marinara dell’Acquasanta che portò a 90 ordinanze di custodia cautelare in carcere.
In seguito la cooperativa è riuscita ad ottenere tramite ricorso al tribunale amministrativo, la sospensione dell’interdittiva antimafia che di fatto li costringeva a non mettere più piede all’interno dei cantieri per lavorare.
Nell’ordinanza del Tar sicilia che accoglie il ricorso presentato dalla cooperativa, si può leggere l’ordine di sospensione dell’interdittiva, rinviando ad ottobre 2021 l’udienza per approfondire le motivazioni del ricorso presentato che si basa sul fatto che ad essere materialmente coinvolta era in realtà un’altra cooperativa, la Spa.Ve.Sa.Na guidata da Roberto Giuffrida indicato nelle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo come il referente della famiglia mafiosa dell’acquasanta.
Il Tar ha riconosciuto quindi il periculum in mora cioè la possibilità che il ritardo nell’indagini arrechi un danno alla società, tutelando quindi la sopravvivenza dell’impresa stessa.
Nell’attesa di chiarire questo passaggio i dipendenti continuano la loro pacifica manifestazione davanti i cancelli della Fincantieri nella speranza di essere richiamati a lavorare.
Massimiliano Parisi