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Cantone, Johnson, Mannino e Conte

Raffaele Cantone, appena insediato, ha svolto il Forum con il QdS pubblicato il 21/4/2015. Già agli albori della sua attività ha manifestato la preoccupazione che se l’Associazione nazionale anticorruzione fosse stata caricata di troppe incombenze avrebbe perso snellezza e freschezza e si sarebbe trasformata in un pesante carrozzone.
In questi quattro anni l’Anac è stata accusata di avere burocratizzato una serie di incombenze amministrative, con la conseguenza che esse sono state rallentate.
Si tratta di una mezza verità, perché se da un canto il controllo rallenta l’iter burocratico, d’altro canto frena la voracità di corrotti e corruttori.
Per cui, la verità sta in mezzo: se i controlli sono necessari, essi dovrebbero essere effettuati tutti per via informatica, con grande celerità, per esaminare la sostanza dei provvedimenti e non la forma, cioè se i documenti hanno timbri e firme.


Boris Johnson, XIV primo ministro nominato dalla regina Elisabetta II, ha ricevuto l’incarico appena trenta minuti dopo le dimissioni di Theresa May. Non solo, ma il cambio della guardia fra i due non ha avuto iter burocratici. Infatti è stato deciso all’interno del partito di maggioranza (Tory) dopo una consultazione (dicono) dei 160 mila iscritti. Johnson non sottoporrà la sua nomina al Parlamento, né farà alcuna consultazione popolare.
Così vanno le cose nei Paesi anglosassoni, fra cui gli Stati Uniti, ove, ricordiamo, dal 1789, anno in cui fu eletto George Washington come primo presidente, in 230 anni se ne sono avvicendati appena 45.
Lo stesso accade in Australia, in Nuova Zelanda, in Sud Africa e in ognuno dei 53 Paesi del Commonwealth il cui capo, almeno in teoria, è la Regina.
La politica è una cosa seria, va esercitata con competenza, onestà e buon senso, in tempi rapidi che consentano di spiegare ai cittadini le vicende, senza però dilungarsi, come accade nel nostro Paese.
Non diciamo che nei Paesi anglosassoni vada tutto bene, ma certamente la snellezza e la velocità della politica aiutano quei popoli a crescere.

Calogero Mannino si trova da 26 anni sotto tanti processi. Ne aveva 54 e adesso ne va a compiere 80. è stato sempre assolto, per cui c’è l’amarezza di un quarto di secolo trascorso nelle aule giudiziarie e infilato nella gogna mediatica. Che risarcimento morale e finanziario dovrebbe ricevere dopo tutto questo?
In un Paese civile fatti del genere non potrebbero accadere. In un Paese civile, nel giro di uno o due anni, il cittadino dovrebbe sapere se è colpevole o innocente, almeno secondo la giustizia terrena.
È urgente, quindi, la riforma della giustizia, portata da un Ddl di 51 articoli, che abbiamo letto, e contiene elementi di contingentamento del tempo dei processi, con un calendario di udienze che stabilisca l’inizio, l’iter e l’udienza finale.
Non sappiamo se passerà, anche perché non sappiamo se questo governo durerà. Ma necessita di stabilire una volta per tutte la certezza del diritto che non è più dilazionabile.


Giuseppe Conte si sta comportando in maniera equilibrata. Non aveva mai fatto politica, non era aduso a tutti i sotterfugi, e sta dimostrando equilibrio e buonsenso. Avere risposto a gli interrogativi sul rapporto fra Lega Lombardia e Russia lo ha esposto alle critiche dell’M5s, ma lui ha assolto al proprio dovere di spiegare gli eventi dubbi.
Conte ha ulteriormente confermato una cosa ovvia, e cioè che mancandogli la fiducia il suo incarico cesserebbe. Ha anche aggiunto che non sarebbe disponibile a un ulteriore incarico.
Le notizie sulle vicende politiche nazionali si sovrappongono con irruenza, i siti sono strapieni di post, i social network traboccano di comunicati. è molto difficile raccapezzarsi, anche perché i cosiddetti social media manager non sempre trasmettono notizie vere, più spesso trasmettono fake news per creare casi e relative smentite, che rafforzano le prime secondo quanto sosteneva il non dimenticato Giulio Andreotti.
Si sa che il Governo è in bilico, ma come ci diceva Carlo Cottarelli nei Giardini del Quirinale: “Finché la barca va…”