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Caos Asp Trapani, spuntano altri drammatici casi: “Mio padre morirà per un tumore innocuo”

Caos Asp Trapani, spuntano altri drammatici casi: “Mio padre morirà per un tumore innocuo”

Si susseguono le denunce di quei familiari che hanno visto i propri cari morire per il ritardo nella refertazione degli istologici

Non si placano le polemiche per i ritardi nella refertazione di oltre 3000 esami istologici all’Asp di Trapani. Centinaia di pazienti lasciati per mesi nell’incertezza, con ben 206 tumori accertati, alcuni dei quali ormai incurabili a causa dei ritardi. Un dramma sanitario che si è trasformato in uno scandalo nazionale, portando all’intervento del Ministero della Salute e a una serie di ispezioni che hanno sollevato interrogativi pesantissimi sulla gestione dell’azienda sanitaria. A fare esplodere il caso è stata la denuncia di una paziente, Maria Cristina Gallo, che ha ricevuto l’esito del proprio esame con otto mesi di ritardo, quando ormai il cancro aveva già sviluppato metastasi. Da lì, il vaso di Pandora: il numero reale dei test non refertati era più di dieci volte superiore a quanto dichiarato ufficialmente. A febbraio, infatti, il direttore generale dell’Asp, Ferdinando Croce, aveva parlato di appena 244 esami sospesi. Una cifra lontanissima dalla realtà.

La nuova drammatica testimonianza: “Mio padrà morira per un tumore che era guaribile”

L’ennesima drammatica testimonianza è stata raccolta dal “Fatto Quotidiano” che ha pubblicato l’intervista ad un figlio di un uomo malato di cancro divenuto terminale a causa dei ritardi: “Mio padre, 87 anni, sta morendo per un tumore che se preso in tempo sarebbe stato innocuo. Non meritava di finire così». A gennaio 2024 il sospetto: una massa al collo, un esame prelevato e spedito per l’analisi. Ma da lì, il nulla. “Non conosco nessuno all’Asp, non ho avuto corsie preferenziali”, spiega la donna. L’esito arriva solo a fine febbraio 2025, dopo lo scoppio dello scandalo. «A novembre avevo ricevuto una chiamata, ma forse era un caso di omonimia. Di certo erano nel caos». Anche Annalisa racconta la lunga odissea del padre Salvatore: «Abbiamo aspettato quattro mesi e mezzo per sapere dell’esito. Quando l’abbiamo avuto, era troppo tardi: tumore». Il pensiero corre a chi ha accesso a cure migliori: «Tanto loro, se si ammalano, hanno i soldi per curarsi al Nord. Noi no”.

L’incredibile tragedia di Paolo Robino: esito arrivato dopo la morte

A suscitare dolore e indignazione è soprattutto il caso di Paolo Robino: l’esito del suo esame istologico è arrivato incredibilmente dieci giorni dopo la morte per infarto. Nessuno ha mai potuto dirgli cosa avesse. Intanto le testimonianze si moltiplicano. Annalisa Pernisi, ancora lei, racconta: “L’esame istologico di mio padre risale al 10 giugno. Ho chiamato il 27 luglio per sapere qualcosa: mi hanno detto che non sapevano quando sarebbe arrivato l’esito. Intanto lui peggiorava, aveva la febbre alta. Al pronto soccorso non lo hanno neanche visitato, abbiamo atteso ore. Alla fine è iniziato il calvario: tre mesi di attesa”. Solo grazie alla sua insistenza, a ottobre arriva la diagnosi: adenocarcinoma. “Due giorni fa ha finito la radioterapia, e per un anno dovrà prendere la chemio in pillole. Spero che non sia troppo tardi, ma è presto per dirlo». Adesso, dopo l’ispezione ministeriale del 18 marzo, si attendono i provvedimenti promessi dal ministro della Salute Orazio Schillaci.

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