Continua il momento di caos nel Partito Democratico siciliano. Si dimette dall’Assemblea Regionale Siciliana Salvo Altadonna che accusa il segretario regionale Anthony Barbagallo di dividere il partito. Ecco la sua nota.
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Altadonna: “Mai uno stimolo è giunto da Barbagallo per il contrasto alla povertà educativa”
“Ho messo a disposizione la mia professionalità per questa segretaria regionale ma a nulla è valso. Mai un stimolo è giunto dal Segretario Barbagallo per iniziative legate al contrasto alla povertà educativa e così il dipartimento che avrei dovuto coordinare ha svolto la sua attività solo su Palermo. Invece, di contro, ha lavorato sodo per dividere il Pd e lo scenario di ieri ne è la massima rappresentazione”. Così Salvo Altadonna, consigliere V circoscrizione e componente assemblea regionale PD.
“Speravo che la il partito nazionale si sarebbe mosso nella logica della responsabilità ma dopo l’intervento del responsabile organizzazione nazionale Igor Taruffi che, ha consentito lo svolgimento di un’assemblea dove sono state palesemente alterate le regole, ritengo che, anche nella forma, la mia faccia non possa più essere affiancata a questa dirigenza regionale. Per questo informerò immediatamente il segretario delle mie dimissioni”, ha aggiunto.
Correnti e divergenze nel Pd siciliano
Le tensioni c’erano già nel vivo della discussione generale, e non per divergenze tra due correnti del Pd siciliano. Gli attori protagonisti erano più numerosi. Tra il segretario regionale ed il gruppo parlamentare all’Ars i rapporti non sono buoni, per usare un eufemismo. Poi ci sono le componenti Schlein e Bonaccini, che a loro volta divergono con le rispettive scelte in Sicilia. Tra le due, il segretario regionale fa riferimento alla segretaria nazionale Elly Schlein, mentre il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, è nell’area di Stefano Bonaccini. Quindi anche all’interno del gruppo parlamentare ci sono idee diverse circa la segreteria regionale. Molto meno diverse se riferito alle critiche della segretaria regionale circa un appiattimento del gruppo Ars verso il governo Schifani.

