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I capaci trasformano i problemi in opportunità

I capaci trasformano i problemi in opportunità

Sentiamo da tutti/e, dalle persone comuni ai comunicatori/trici radio-televisivi, una parola diventata quasi un simbolo: “problema”. Non c’è nessuno che non usi questo termine ripetutamente, che è diventato quasi un intercalare, con la conseguenza che esso assume una sorta di difesa psicologica a tutela della propria ignoranza, che è crassa e diffusa.

Chi ragiona con la propria testa e non con la testa degli altri, infatti, valuta una qualunque difficoltà, un impedimento, una contrarietà – che tutti chiamano problema – e lo pone come punto di partenza di un processo mentale costruttivo, il quale deve sempre pensare alle relative soluzioni.

Dobbiamo ricordare ancora una volta – come abbiamo fatto nel corso di questi quarantacinque anni di direzione – che un problema esiste in quanto esiste una soluzione. Se quest’ultima non c’è, non c’è neanche il primo. Basti un esempio per tutti: la morte non è un problema perché non ha soluzione.

Quanti si pongono in modo costruttivo rispetto alle avversità? Sicuramente in pochi, perché solo essi hanno una capacità di elaborazione tale che consenta di affrontare razionalmente le questioni che vanno via via capitando e mantengono l’indispensabile tranquillità mentale per cercare la o le soluzioni.
Il processo di ricerca non è facile perché bisogna spremersi le meningi e soprattutto dare fondo a quell’immenso serbatoio di dati incorporato nell’ippocampo, denominato archivio. Questo è un “recipiente” quasi inesauribile poiché, se ci pensate bene, cominciamo ad accumularvi informazioni – volontariamente o involontariamente – da quando nasciamo a quando moriamo, senza farne uscire altre, tranne quelle di minore importanza.

Detto questo, vi è da segnalare l’altra parte del cervello, che riguarda l’elaborazione delle informazioni archiviate. In questo versante gioca molto la capacità di ogni persona, la quale deve avere la consapevolezza che per aumentare la sua capacità elaborativa deve attingere ai Libri e fare tesoro degli insegnamenti dei Maestri.

Dunque, c’è un archivio, c’è un “software” capace di elaborare, ma soprattutto c’è la volontà, che secondo Arthur Schopenhauer sta al di sotto dell’intelletto. Essa deve guidare le azioni di ogni persona, che definisce un percorso, stretto o largo, per attivare le varie soluzioni delle questioni, che si presentano tutti i giorni alla nostra attenzione.

Non pensiate che questo modo di comportarsi sia facile. Anzi va subito detto che esso è complesso, ma si può percorrere, sol che lo si voglia, credendo in se stessi/e e facendo sacrifici, sia nell’apprendimento di informazioni che nella capacità di elaborarle adeguatamente.
La maggiore difficoltà sta nel rendere semplici queste elaborazioni, che sono il frutto dello snellimento e della selezione di tutte le informazioni che acquisiamo di volta in volta, sia quelle generali che quelle specifiche.
Si dirà che non tutti sono capaci di seguire questo metodo – perché di metodo si tratta – ma non bisogna dimenticare che qualunque cosa si faccia nella nostra vita è sempre “questione di metodo”, con un pizzico di creatività.

È il metodo che ci consente di trasformare i problemi in opportunità: non sembri un paradosso. Per far ciò occorre essere ottimisti, cioè vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e pensare che comunque una o più soluzioni esistono di fronte ai problemi, sol che noi non la o le vediamo. Per cui occorre molto olio di gomito e sacrificio, sottraendo il tempo ai divertimenti, per applicarsi a risolvere le questioni e trovare le soluzioni, che sempre esistono.

Vi è un modo di dire semplice, ma efficace: “Quando vuoi abbattere una porta a spallate non stancarti perché anche se per novantanove volte non riesci, alla centesima, la porta cadrà”. Quindi costanza, ottimismo, creatività, forza di volontà, spirito di sacrificio, capacità di elaborare i dati, semplicità nel processo e altri requisiti essenziali per trasformare i problemi in opportunità.
Ribadiamo questo concetto che sembra lineare, ma purtroppo è poco diffuso.