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Capitalismo finanziario

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mercoledì 19 Luglio 2023

Per l’uomo d’affari l’unico obiettivo, senza equivoci, senza incertezza, senza freni, senza limiti, senza pudore, è il denaro

L’imprenditore-costruttore non è scomparso, ma non è più solo. È affiancato da un nuovo tipo, sempre più potente. È l’uomo d’affari per il quale l’unico obiettivo, senza equivoci, senza incertezza, senza freni, senza limiti, senza pudore, è il denaro, il denaro personale e il potere che il denaro comporta, tanto denaro, tantissimo, infinito denaro. Egli parla una lingua molto diversa da quella di Cotrugli.

Parla la lingua di Rockefeller che, nelle sue memorie, dice: «Credo che sarei stato pronto a pagare uno stipendio di un milione di dollari a un uomo di fiducia purché, oltre a possedere diverse capacità positive, mancasse soprattutto di ‘ogni e qualsiasi scrupolo’ e fosse pronto a lasciar perire senza riguardo migliaia di vittime».

O la lingua di Harriman, il cui modo di agire è così ricordato da un suo biografo: Il segreto della sua vittoria stava nella sua totale mancanza di scrupoli morali. Se Harriman non si fosse liberato di ogni considerazione etica, sarebbe inciampato fin dai primi passi della sua carriera di grande speculatore.

Cominciò col torcere il collo all’uomo che gli aveva aperto la porta del paradiso ferroviario; e iniziò il secondo periodo della sua carriera con una brutale campagna contro Morgan. Il quale, certo, seppe sfruttare ai propri fini le capacità dell’avversario. Non si può dire che nell’accordo raggiunto con Hile fosse guidato dagli scrupoli; anche l’unione coi gruppi della Standard Oil fu compiuta con un atto di violenza. Ma le azioni che un severo giudice morale mette a carico di Harriman sono inalienabile patrimonio della speculazione americana. Con lei bisogna fare i conti come con una potenza riconosciuta, tenendo però presente che la sua natura è immutabile. Gli affari di Harriman con la New York Life Insurance e la National City Bank, la pioggia di alti dividenti provata semplicemente da una manipolazione dei debiti e da artificiose manovre di contabilità, sono cose davanti alle quali il severo moralista (Nota: e anche l’imprenditore tradizionale) si sente rabbrividire. Lo speculatore americano sorvola rapidamente su tali fenomeni, e il legislatore deve limitarsi a dimostrare la sua buona volontà di porvi rimedio.

La rivoluzione industriale e la creazione dei grandi trust, concentrati di ricchezza e di potere, trovano in America freni e condizionamenti nei primi dieci anni del Novecento con la legislazione antitrust e altri provvedimenti, e poi con le grandi riforme federali di Roosevelt negli anni Trenta a seguito della grave crisi economico-finanziaria. Ma a partire dagli anni Ottanta del Novecento prende corpo una nuova forte discontinuità che caratterizza il nostro tempo: un’enorme concentrazione di ricchezza finanziaria apre le porte a un capitalismo finanziario che oggi domina la scena.

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