Saranno trenta gli artisti che si alterneranno sul grande palco allestito nella piazza principale di Perugia, per settanta brani da eseguire supportati dai quindici elementi dell’orchestra; e inoltre dodici ballerini: sono alcune cifre del Capodanno targato Rai1, che andrà in onda in prima serata con l’ormai tradizionale titolo di ‘L’anno che verrà’ e la conduzione di Amadeus.
Amadeus: “Grande piazza dopo le limitazioni per Covid”
“Finalmente una grande piazza, dopo il pubblico forzatamente limitato dello scorso anno a Terni e la trasmissione in studio da Roma dell’anno precedente, a causa della pandemia per il Covid”, esclama Amadeus sottolineando con orgoglio che “il Capodanno su Rai1 e in piazza non ne ha per nessuno!”. “Questo è il Capodanno Rai: un grande evento di intrattenimento fra i più importanti da sempre, che comprende show, divertimento, gioia, musica, giochi, risate – afferma Amadeus – e anche un riflettore puntato su una città e su una regione, in questo caso le cartoline di Perugia e dell’Umbria, ricche di storia e di bellezza, che ci hanno riservato una grande accoglienza. Regaliamo al pubblico in casa o nei locali, anche con la tv in sottofondo, bella musica con canzoni riconoscibili, orecchiabili e cantabili, belle immagini e la speranza di un 2023 che sia migliore dell’anno passato, unendo spettacolo e voglia di divertimento”. Amadeus osserva che organizzare il programma di Capodanno sulla Rai “è un lavoro complesso, che coinvolge tante persone, l’azienda e l’intera città ospite: per fornire uno spettacolo di alcune ore c’è dietro un lavoro che dura mesi. E la piazza ha un valore aggiunto che non ha paragoni con nessuno studio televisivo”.
Il direttore Coletta: “Programma di qualità”
Quanto allo share tv, che negli anni del lockdown pieno o affievolito ha superato per la trasmissione il 30%, il direttore Coletta assicura: “Non mi aspetto mai nulla, punto soltanto al fatto che i telespettatori italiani ricevano un programma di qualità. L’importante è che gli italiani ci guardino e siano contenti di farlo. Anche se una parte agonistica in noi c’è sempre, in quest’ultimo triennio c’è una contabilità meno comparativa rispetto al passato, per i fatti che hanno segnato la fruizione e il modo di guardare la televisione”.

