Caporalato, quei migranti senza diritti stipati nei “ghetti” - QdS

Caporalato, quei migranti senza diritti stipati nei “ghetti”

redazione

Caporalato, quei migranti senza diritti stipati nei “ghetti”

Biagio Tinghino  |
venerdì 29 Luglio 2022

Rapporto Anci-Ministero del Lavoro: in Italia ci sono almeno 10 mila lavoratori che vivono in insediamenti informali. Sfruttamento non solo al Sud: su 260 procedimenti penali, 143 nel Centro-Nord

Almeno 10mila lavoratori agricoli migranti vivono in insediamenti informali in Italia. Luoghi di privazione dei diritti e sfruttamento, in molti casi presenti da diversi anni, privi di servizi essenziali e di servizi per l’integrazione. È l’evidenza più critica del Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” pubblicato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dall’Associazione nazionale dei Comuni Italiani nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020–2022.

Nell’ultimo ventennio, come emerge dall’analisi dell’andamento dell’agricoltura italiana realizzata dal Crea, il settore agroalimentare ha subito profondi cambiamenti che possono essere sintetizzati nella diminuzione di aziende agricole, nella riduzione della superficie agricola utilizzata, nell’aumento delle dimensioni medie aziendali e nella meccanizzazione della produzione.

L’esigenza di manodopera è diminuita e cambiata

L’esigenza di manodopera è diminuita e cambiata, si fa meno ricorso alla componente lavorativa familiare mentre sono in aumento i braccianti stagionali di provenienza straniera (gli occupati italiani erano il 94% nel 2008 e l’81% nel 2020 mentre gli stranieri erano il 6% del 2008 e il 18,5% del 2020). A livello locale nelle regioni centrali il Crea ha registrato una maggiore presenza di impiego continuativo che in alcuni anni raggiunge il 50% del totale del lavoro straniero fisso e stagionale. “Questo Rapporto non è la semplice mappatura di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma restituisce in maniera più ampia il modo in cui sui nostri territori, oggi, riconosciamo o neghiamo dignità a quelle vite e a quel lavoro – scrivono nella prefazione del Rapporto il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro -. Troppo a lungo abbiamo portato il peso di luoghi che negano i nostri principi costituenti e il rispetto dovuto a ogni essere umano. Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo e non vogliamo più sostenere quel peso. Riconsegniamo ovunque alle parole ‘casa’ e ‘lavoro’ il senso che dovrebbero avere”.

I fenomeni di caporalato e sfruttamento lavorativo si riscontrano sia nelle coltivazioni che negli allevamenti e sono di uso in tutta Italia, come emerge dallo studio realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto per verificare l’efficacia della legge 199/2016. Sono stati analizzati 260 procedimenti penali trovando conferma che lo sfruttamento non si concentra esclusivamente nel Sud Italia ma è presente in modo consistente anche negli altri territori: 143 provvedimenti su 260, infatti, si riferiscono a regioni del Centro Nord. Tra le Regioni più colpite, oltre alla Sicilia, alla Calabria e alla Puglia, ci sono il Veneto e la Lombardia, con le Procure di Mantova e Brescia. Anche le Procure dell’Emilia-Romagna e quelle del Lazio (con Latina al primo posto), nonché della Toscana (con Prato) risultano essere particolarmente presenti nei procedimenti penali presi in esame.

Come specifica l’Osservatorio Placido Rizzotto, i dati rilevati vanno esaminati tenendo in considerazione anche il diverso peso che il settore agroalimentare ha nelle varie ripartizioni territoriali e dunque la diversa ampiezza del numero di lavoratori che vi sono occupati (alla data della rilevazione al Sud/Isole, tra italiani e stranieri, erano circa 600.000, mentre nel Centro-Nord quasi 400.000 su 1.060.000 complessivi).

Sono 38 i Comuni che hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali o spontanei non autorizzati, con sistemazioni varie (casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte) e presenze che vanno dalle poche unità registrate nei micro insediamenti, alle migliaia di persone nei “ghetti” più noti alle cronache. Alcune aree del Meridione guidano la classifica delle 11 Regioni coinvolte, ma il fenomeno interessa tutto il Paese. L’indagine ha consentito al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di individuare anche le amministrazioni locali destinatarie dei 200 milioni di euro del Pnrr investiti con l’obiettivo di superare questi insediamenti.

La metà dei Comuni (48,6%) che riscontrano la presenza di strutture alloggiative (temporanee o stabili) attivate da soggetti pubblici o privati nelle quali vivono migranti occupati in agricoltura è ubicata nelle Regioni del sud e nelle isole. Sono infatti 39 (il 35,1%) i Comuni del Sud coinvolti dal fenomeno e 15 si trovano nelle Isole (in prevalenza in Sicilia). I restanti Comuni si trovano rispettivamente nelle regioni del Nord Ovest (30 – 27%), del Nord Est (15 – 13,5%) e del Centro (12 – 10,8%).

La Regione con più Comuni dove si trovano strutture alloggiative è il Piemonte (20 unità), seguono poi la Sicilia (14 unità), la Puglia (11 unità) e la Basilicata (9 unità). Ad eccezione del Piemonte, le prime Regioni di questa classifica sono tutte partner del progetto “SU.PRE.ME.” (un progetto che mira a realizzare un’azione di sistema interregionale mettendo in atto delle misure indirizzate all’integrazione socio-lavorativa dei migranti come prevenzione e contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Per la sua realizzazione sono stati stanziati 19.799.680 euro) e coprono circa il 45% dei Comuni nei quali viene dichiarata la presenza di strutture alloggiative (temporanee o stabili).

La Provincia maggiormente caratterizzata dalla presenza di strutture alloggiative è quella di Cuneo, dove vi sono ben 13 Comuni al cui interno sono dichiarati alloggi formali. La seconda Provincia in ordine di importanza è Potenza con 7 Comuni interessati dal fenomeno. A seguire ci sono Trapani (5), Foggia (4) e Salerno (4).

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