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Caporalato, vent’anni dal Gup di Catania al “boschetaro” romeno

Caporalato, vent’anni dal Gup di Catania al “boschetaro” romeno

Per riduzione in schiavitù nel reclutamento per il lavoro agricolo nell’ibleo di suoi connazionali, ma anche per sfruttamento della prostituzione. Per quest’ultimo reato diciassette anni e otto mesi e dieci anni alle sue due complici. Le violenze fisiche e verbali

Il Gup di Catania ha condannato a vent’anni di reclusione Lucian Milea, accusato di capeggiare la banda denominata dei “boschetari” (senza tetto, in romeno), contestandogli anche il reato di riduzione in schiavitù oltre all’associazione per delinquere, tratta di esseri umani, alcuni dei quali minorenni, e sfruttamento pluriaggravato della prostituzione, anche minorile.

Per quest’ultimi reati sono state condannate le sue due complici: a diciassette anni e otto mesi Monica Iordan e a dieci anni Alice Oprea.

Secondo le indagini della squadra mobile di Ragusa, coordinate dalla Procura distrettuale di Catania, la banda, curava il reclutamento di connazionali in Romania, il trasferimento in Italia e l’immissione nel settore del lavoro agricolo di numerosi connazionali, tutti scelti tra persone in stato di estremo bisogno, analfabete o appena capaci di leggere e scrivere ed in condizione di particolare vulnerabilità.

Il giudice ha disposto una provvisionale di diecimila euro per ciascuna delle parti civili costituite: cinque vittime, l’associazione Proxima e la Cgil.

Le indagini erano state avviate dalla squadra mobile della Questura di Ragusa dopo la denuncia un romeno.
Dall’inchiesta della Procura distrettuale di Catania, competente per i reati contestati, è emerso che la banda dei “boschetari” toglieva alle loro vittime documenti di identità e teneva i loro connazionali in condizione di totale isolamento.

La violenza era fisica e verbale come è emerso da alcune intercettazioni: “fate i furbi con me? Stasera senza cena…”.

Documentato anche il pagamento di una donna una partita di arance: “Oggi rimani con lei e fai quello che vuoi…”.

E il venditore: “così ho comprato una moglie…”.
Nessuna pietà neppure per una sessantenne romena considerata “improduttiva e pericolosa” perché lavorava poco per l’età e voleva andare via, quindi considerata un ‘cattivo esempio per gli altri’.

Così due romeni intercettati parlavano di lei: “la stavo ammazzando ieri sera…”.

Mentre una delle donne condannate aveva minacciato una rappresaglia ancora più violenta nei confronti della ribelle: “Eh, lascia stare – diceva al suo complice – che torno indietro e la consegno a cento vecchietti per farla prostituire…”.