Carceri, in Sicilia emergenza sovraffollamento dietro i numeri ufficiali: 600 posti inutilizzabili - QdS

Carceri, in Sicilia emergenza sovraffollamento dietro i numeri ufficiali: 600 posti inutilizzabili

Lina Bruno

Carceri, in Sicilia emergenza sovraffollamento dietro i numeri ufficiali: 600 posti inutilizzabili

venerdì 17 Maggio 2019

Intervista a Gianfranco De Gesu, provveditore dell’amministrazione penitenziaria regionale
“Tre anni fa erano 1.350 le unità indisponibili. L’Isola era la peggiore regione, oggi non è più così”

PALERMO – Sovraffollamento ma in misura inferiore al resto d’Italia, piante organiche da rivisitare, risorse insufficienti per la manutenzione e poi c’è il disagio psichico. Gli Istituti penitenziari siciliani seguono il trend nazionale su vecchie e nuove emergenze. Il passaggio di competenze della sanità penitenziaria al sistema regionale, in Sicilia presenta qualche criticità come ad esempio la mancanza di un regolamento unico delle articolazioni per la tutela della salute mentale. E non è un elemento di poco conto se pensiamo che il 25% dei detenuti siciliani ha problemi psichici e il dato è in aumento.

“Le carceri in questo momento- dice Gianfranco De Gesu, provveditore dell’Amministrazione penitenziaria regionale, sono anche il luogo dove finisce tutto il disagio sociale, dalla povertà ai problemi di integrazione degli extracomunitari. Abbiamo un Osservatorio regionale in cui questi problemi sono stati definiti, è anche imminente la redazione di un modello unico regionale di funzionamento delle articolazioni. Oltre a Barcellona a Palermo ne avremo una terza in Sicilia.”

Ci sono reparti in cui il momento curativo deve essere prioritario rispetto a quello custodiale, ma per il momento a prevalere sembra il secondo.
“La Sicilia è stata l’ultima Regione a prendersi il carico della sanità penitenziaria. Me ne sono occupato nel 2016 al mio insediamento, nel giro di pochi mesi abbiamo scritto le linee guida; questa è forse l’unica regione dove tutti gli istituti hanno un protocollo per affrontare il rischio suicidio”.

Parliamo di sovraffollamento.
“Il sistema penitenziario regionale ha avuto negli ultimi tre anni un incremento di circa 600 posti e in questo momento abbiamo teoricamente tanti detenuti, 6481 quanti sono i posti disponibili, 6480. è fisiologico avere delle indisponibilità per motivi manutentivi, intorno al 5%: quindi dovremmo avere in questo momento 350 posti non utilizzabili, ma in realtà ne abbiamo 583, quindi c’è un sovraffollamento che però va valutato a livello locale e per singoli reparti. Tre anni fa avevamo 5.900 posti e 1.350 erano inutilizzabili per motivi manutentivi, un dato che faceva di questa regione quella messa peggio, ma non è più così”.

Gi istituti hanno problemi strutturali, recentemente al carcere di Gazzi si è dovuti intervenire.
“Abbiamo dato priorità all’incolumità di detenuti e agenti, quindi anche solo per un rischio non imminente abbiamo deciso di sfollare una sezione e fare lavori per mettere in sicurezza”.

Quanto si spende in manutenzioni?
“Il patrimonio edilizio penitenziario nazionale vale circa 5miliardi di euro e normalmente gli istituti penitenziari vengono realizzati per avere un arco di vita di circa 100 anni con una manutenzione ordinaria annua pari a circa l’1%. Ci vorrebbero 50 milioni di euro l’anno per l’intero sistema italiano, in realtà ne vengono assegnati credo intorno al 5% e alla Sicilia la decima parte”.

Altro nodo riguarda il personale.
“Ci sono sulla carta 4.266 unità. In realtà, ne manca il 15% con carenze di sovrintendenti e ispettori, ma non di agenti e assistenti. Il sistema andrà a punto entro la fine dell’anno, quando avremo circa 900 agenti che sono nelle scuole con uno slittamento in avanti e la copertura dei ruoli mancanti. Il Dipartimento sta studiando nuovi criteri per la rivisitazione delle piante organiche regionali dopo l’esame congiunto con le organizzazioni sindacali. La sicurezza negli istituti penitenziari è solo in parte legata al personale, standard internazionali parlano infatti di requisiti strutturali, procedurali e di sorveglianza dinamica legata al rapporto tra custodi e detenuti. Poi ci sono i sistemi di controllo remoto che certo non sostituiscono l’uomo, ma coadiuvano la sua azione”.

Lina Bruno

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